Nuove regole sui colori, le Regioni al governo: «Dobbiamo ridefinire i parametri». L’ipotesi di un nuovo sistema sulle zone
«Il modello adottato in questi mesi ha funzionato e ci ha consentito di affrontare la seconda e terza ondata di Coronavirus senza un lockdown generalizzato, ma con specifiche misure territoriali. Ora, nella nuova fase, caratterizzata dal forte avanzamento della campagna di vaccinazione e dai miglioramenti dovuto alle misure adottate, lavoriamo con l’Iss e con le regioni per adeguare il modello immaginando una maggiore centralità di indicatori quali l’incidenza e il sovraccarico dei servizi ospedalieri». A dirlo è il ministro della Salute Roberto Speranza durante il confronto con le Regioni per definire la rotta da seguire per le nuove riaperture, a cui si aggiunge la revisione dei parametri che definiscono il livello di rischio di contagio nelle diverse aree della penisola.
Le richieste delle Regioni
Il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, ha illustrato le richieste che le Regioni rivolgeranno al governo. In cima alla lista c’è l’archiviazione del sistema di ripartizione a colori delle regioni, a favore invece di una suddivisione in tre fasce di rischio: alta, media e bassa, da applicarsi presumibilmente a livello locale e non sull’intero territorio regionale. Per far ciò, i governatori hanno richiesto «la revisione degli indicatori decisionali, con l’obiettivo è quello di avere parametri chiari, fortemente semplificati, e in grado di generare automatismi per quel che riguarda gli scenari che coinvolgono le attività sociali ed economiche».
Più peso all’incidenza e alla pressione ospedaliera
In sostanza, al fine di «superare l’attuale incidenza dell’Rt sintomatici come parametro guida per determinare lo scenario nei diversi territori» è stato richiesto di dare maggior peso «al tasso di incidenza e al tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica». Cosa comportano queste richiesta? Anzitutto verrebbe diminuito il “peso” dell’indice Rt nell’elaborazione complessiva dei 21 parametri che definiscono il rischio contagio nelle diverse aree. La richiesta di dare maggior peso al tasso di incidenza si tradurrebbe invece in una nuova definizione dei livelli di rischio, ripartendola in 3 fasce:
- Area a basso rischio: 50 casi ogni 100.000 abitanti;
- Area a medio rischio: tra 50 e 150 casi ogni 100.000 abitanti;
- Area ad alto rischio: oltre i 150 casi ogni 100.000 abitanti.
In tal senso, si inserirebbe anche la richiesta di garantire un «numero minimo di tamponi», la cui quantità dovrebbe essere «proporzionale al livello di incidenza del contagio all’interno di una regione o provincia autonoma». Parlando invece di «tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica», le percentuali d’allerta per cui un’area finirebbe in fascia ad alto rischio, si abbasserebbero rispetto ai livelli attuali. Se attualmente le due percentuali corrispondenti al “rischio alto” sono fissate al 30% per le terapie intensive e al 40% per i reparti di degenza per sintomatici, queste si ridurrebbero rispettivamente al 30% e 20%.
Foto in copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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