Di Battista: «Conte scalzato dai poteri forti. Un mio ritorno? Solo se il M5s esce dal governo Draghi»
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Doveva essere un addio definitivo quello di Alessandro Di Battista. Ma l’ex deputato pentastellato ha lasciato aperto uno spiraglio per un suo ritorno nel M5s: «La condizione è che il Movimento esca dal governo Draghi». Ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, su La7, Di Battista parla delle sue ormai divergenze con l’amico Luigi Di Maio: «Le nostre distanze politiche non ci permettono più una frequenza continua: lui ad esempio è diventato atlantista, io no. Fare qualcosa di nuovo? C’ho pensato ma aspetto qualche mese, e vedrò dopo l’estate cosa fare».
Per ora, dichiara l’ex grillino, continuerà a fare quello che ha sempre fatto negli ultimi mesi: «Reportage, libri e attività politica al di fuori del parlamento, perché la libertà conquistata rinunciando a ruoli prestigiosi, è molto importante per me». Guardando invece alla composizione dell’esecutivo, Di Battista parla di una opposizione inesistente: «La Meloni non la vedi mai attaccare Draghi e prendere posizioni nette come faccio io».
Sulla fine del governo Conte, Di Battista sembra avere le idee chiare: «Io penso che sia stato scalzato dai poteri forti: il gruppo GEDI, Confindustria e anche dei poteri esteri: non a caso il cambio di governo negli Stati Uniti ha coinciso con il cambio di governo in Italia». Per Di Battista i media sono appiattiti su Draghi e «un grande errore del M5S non è stato nominare Fabrizio Salini in Rai, che evidentemente si è scontrato con una situazione complessa, ma è stato quello di non portare avanti una riforma che togliesse il potere di nomina dei vertici Rai ai partiti».
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