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No, lo studio sui criceti non dimostra che i vaccini anti Covid provochino trombosi

18 Maggio 2021 - 19:21 Juanne Pili
La ricerca citata nelle ultime settimane da diverse fonti No Vax in realtà suggerisce che i vaccini possano inibire i danni provocati dalle Spike (S)

Le agenzie di stampa hanno rilanciato recentemente i risultati di una ricerca del marzo scorso riguardante l’ipotesi che i soli antigeni del nuovo Coronavirus (le glicoproteine Spike S), siano sufficienti a provocare la malattia nota come Covid-19. I teorici più apprezzati da negazionisti e No vax si erano già cimentati sui presunti effetti nocivi dei vaccini di nuova generazione che portano le nostre cellule a produrre la glicoproteina Spike per stimolare il Sistema immunitario, producendo anticorpi. 

E così, proprio questi teorici, hanno così usato il paper rilanciato dalle agenzie per sostenere che i vaccini provocherebbero la malattia. Se volete recuperare gli articoli in cui dimostravamo l’infondatezza di queste tesi potete recuperare le interviste al microbiologo Luca Fanasca e all’esperto di genomica comparata Marco Gerdol.

Un tweet in cui si contestano i vaccini sulla base di un articolo di Ansa.

Comprensibilmente, uno studio dove si suggerisce che la Spike sia autosufficiente nel provocare la malattia ha riacceso diverse narrazioni riguardo i legami non dimostrati tra vaccini e disturbi tipici delle forme gravi di Covid-19 o dei suoi effetti post-malattia, come per esempio la trombosi. Oltre a questo, gli autori dello studio in questione non attribuiscono niente ai vaccini, anzi ne rafforzano la funzione protettiva.

Per chi ha fretta

  • Ad oggi sappiamo di una correlazione tra i vaccini adenovirali di AstraZeneca e Johnson & Johnson con una forma rara di trombosi, di cui non è stato dimostrato un collegamento causale
  • Lo studio in questione rafforza l’importanza dei vaccini perché potrebbero inibire anche il danno alla base del problema osservato
  • Sono molto più probabili i rischi cardiovascolari dovuti alla Covid-19, rispetto ai remoti rischi – tutti da dimostrare – dei vaccini

Analisi

I team di ricerca delle Università di San Diego (USA) e Xi’an Jiaotong (Cina) hanno condotto alcuni esperimenti su dei criceti con dei virus inattivati aventi le Spike (S). Queste avrebbero provocato danni alle cellule dell’endotelio, che rivestono i vasi sanguigni, preservando la buona circolazione del sangue.

Come è stata riportata la notizia

Leggiamo come viene presentato lo studio dalle Agenzie di stampa:

Gli effetti negativi del Covid sulla circolazione, come ictus e trombosi, non sono dovuti solo all’infiammazione indotta dall’infezione ma sono una diretta conseguenza dell’azione della proteina Spike. Questa la conclusione di uno studio, pubblicato sulla rivista Circulation Research, che suggerisce come Covid-19 non sia solo una malattia respiratoria ma anche, e forse soprattutto, una malattia vascolare. 

Secondo uno degli autori dello studio, Uri Manor, la Covid-19 non sarebbe quindi solo una malattia respiratoria, ma anche vascolare. Il problema, dal nostro punto di vista, è che la notizia è stata riportata enfatizzando il presunto ruolo delle Spike (S) come suggerito dagli autori, mentre passa di secondo piano quanto da loro riportato a proposito dei vaccini.

https://www.youtube.com/watch?v=suN2mlB3_rk
Un video di Aureliano Stingi

Limiti dello studio

Lo studio ha i suoi limiti. Non viene studiato direttamente SARS-CoV-2, ed è stato condotto su un modello animale meno rappresentativo rispetto ai primati non umani. Stando a quanto riportano i ricercatori, l’esperimento riguarda le cellule dei tessuti epiteliari nella trachea delle cavie. I vaccini non vengono somministrati per via intratracheale. Portano alla sola produzione di una certa quantità di Spike (S), che vengono subito intercettate dalle cellule del Sistema immunitario.

Limiti delle tesi No vax

La mancanza di specifici enzimi, come RdRp (RNA polimerasi RNA dipendente) – con buona pace di chi sostiene il contrario – impedisce una produzione continua di Spike (S) tale da avere lo stesso effetto che si avrebbe con la reale presenza di SARS-CoV-2, in grado di moltiplicarsi e far arrivare i suoi antigeni anche a contatto dei tessuti interessati.

Simili meccaniche non riguarderebbero il lungo periodo. L’allusione a eventi avversi futuri che sfuggirebbero alle sperimentazioni cliniche, è una carta che non può essere giocata, parliamo di meccaniche osservate dagli autori dello studio in tempi immediati. Per tanto è fondamentale ricordare che tutti i vaccini approvati nell’Unione europea e negli Stati Uniti di certo non presentano questo genere di meccaniche.

La funzione dei vaccini secondo i ricercatori

Effettivamente i ricercatori non si sognano minimamente di sminuire il ruolo dei vaccini, anzi le loro conclusioni ne rafforzano l’importanza. Gli autori notano, per esempio, una riduzione nella espressione dei recettori cellulari che permettono al virus di infettare. 

«Le nostre conclusioni suggeriscono che l’anticorpo generato dalla vaccinazione e/o l’anticorpo esogeno contro la proteina S non solo protegge l’ospite dall’infezione di SARS-CoV-2, ma inibisce anche il danno endoteliale imposto dalla proteina S».

Conclusioni

Al solito ci chiediamo se i No vax leggano le fonti che usano. È chiaro che le conclusioni dello studio ribadiscono la funzione dei vaccini contro l’infezione.

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