Nel Lazio le linee guida per prof e presidi sull’identità di genere a scuola: dai bagni dedicati, alla “carriera alias”. Il documento fa infuriare Lega e associazioni pro-vita
«Gli studenti non possono apprendere quando non si sentono al sicuro». È questa la premessa delle linee guida inviate a tutte le scuole del Lazio, su input dell’Ufficio scolastico regionale, per affrontare i casi di varianza di genere. Il documento è stato redatto dal «Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica» (SAIFIP) dell’ospedale San Camillo di Roma ed è indirizzato a insegnanti e operatori scolastici. Nel pratico, alle scuole viene suggerito di fare una formazione aggiornata del personale per renderli sensibili al tema della varianza di genere. Gli istituti, come spiega a La Stampa la psicologa Maddalena Mosconi, responsabile dell’“area minori” del SAIFIP, dovranno, nell’ottica di tutelare gli studenti, garantire per esempio un percorso di transizione sociale anche a scuola.
Ad esempio, va concessa agli studenti la possibilità di scegliere «il proprio nome di elezione, declinato al femminile o al maschile, ottenendo di farsi chiamare così da professori e compagni, al momento dell’appello o sul registro elettronico della classe, adattando la modulistica ufficiale dell’istituto, con la consapevolezza che «non tutti gli studenti rientrano nel costrutto di genere binario». Si tratta insomma di una carriera alias con l’assegnazione di «un’identità provvisoria e non consolidabile, per garantire la privacy circa la loro storia».
Il documento
Nel documento si legge inoltre come è opportuno che ogni scuola «individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere, quale può essere, per esempio, il bagno dei professori». Ma le linee guida hanno già fatto insorgere diversi gruppi e partiti. «Giù le mani dai bambini e dagli adolescenti del Lazio», ha dichiarato la Lega puntando il dito anche contro «il Miur che in modo grave e ingiustificabile, ha inviato nei giorni scorsi ai dirigenti del Lazio le linee guida sulle strategie da applicare a scuola nei casi di varianza di genere».
Per il Carroccio si tratta di un fatto gravissimo, «che vede complice la Regione Lazio e il suo Presidente Nicola Zingaretti che si è fatto promotore di un’iniziativa che interessa i minori senza un preventivo confronto con le famiglie – aggiunge la Lega- Sarebbe stato auspicabile, vista la sensibilità del tema, aprire un tavolo di confronto con tutte le associazioni che si interessano di scuola e formazione».
May 17, 2021
La polemica
Pro Vita & Famiglia Onlus, un’associazione anti abortista, ha chiesto al Miur di sospendere l’iniziativa. «Per una supposta inclusione di allievi con “varianza di genere” riteniamo che – sostengono in una nota – in questo modo si legittimi un approccio ideologico ai gender studies nella scuola pubblica. Il documento oltre a proporre soluzioni relazionali e organizzative invasive e dannose – dai bagni ‘neutri’ all’abolizione dei pronomi maschili e femminili – impone di fatto a livello formativo e culturale “la teoria gender”, un approccio non pienamente condiviso, e contestato a anche a livello scientifico e sociale».
«Per includere – aggiunge l’associazione – non serve necessariamente la condivisione di certe idee sessuali, ma basta la reciproca accettazione tra individui senza dover conformare totalmente la cultura di una scuola e di una società. Queste linee guida impongono in modo totalitario una visione antropologica azzerando tutte le altre. Sono queste le iniziative contro l’omofobia che il Ddl Zan, se approvato, imporrebbe in tutta Italia?».
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