«Covid: le cure proibite», il documentario complottista di Massimo Mazzucco che disinforma
L’ultimo video prodotto da Massimo Mazzucco, noto fotografo vicino agli ambienti complottisti (dai negazionisti degli allunaggi a chi vorrebbe curare il cancro col bicarbonato) è riassumibile con la seguente massima: «Le cure per la Covid-19 esistono, ma non vengono riconosciute perché le case farmaceutiche non le vogliono». Tante le richieste di verifica. Una verifica che va condotta in modo dettagliato di fronte a circa un’ora e un quarto di riprese. Mazzucco comincia rivolgendosi a un pubblico che conosce bene. Sa come suggestionarlo, sa quali corde premere. Fa una lista dei diversi presunti rimedi contro la Covid-19 ed elenca tutti gli studi che li bocciano come prove di un complotto delle case farmaceutiche a scopo di lucro. Ignora tutti gli eventuali interessi economici di chi si ostina a promuovere tali rimedi e non approfondisce mai il contesto delle ricerche citate. Ma gli studi non si analizzano sulla base degli abstract o di come vengono presentati negli articoli pubblicati sui quotidiani.
Per chi ha fretta:
- Il video fraintende totalmente il concetto di “vigile attesa” per i pazienti assistiti da casa;
- Nel video vengono elencate diverse cure alternative per la Covid-19 che non hanno provato reali benefici;
- Vengono selezionate accuratamente alcune notizie e ignorate quelle che smentiscono la narrativa proposta (cherry picking);
- Viene ignorata l’importanza dei controlli nel metodo scientifico e bollata come censura ogni loro manifestazione;
- Vengono citati alcuni passaggi di studi non conclusivi e deboli, come quelli effettuati in vitro e osservazionali, e allo stesso tempo vengono ignorati quelli più solidi.
Analisi
Il video riporta una serie di congetture che distorcono il senso delle fonti parziali citate. Il risultato non è diverso dal classico «discorso da bar», ma è condotto da una persona distinta, che discorre con un certo aplomb. La chiave per decifrare il suo gioco si può notare fin dai primi minuti, quando parla di «vigile attesa» e cure domiciliari. Secondo Mazzucco, il protocollo di assistenza in casa dei pazienti potenzialmente a rischio sarebbe una perdita di tempo, mentre se trattati con le cure da lui elencate si scongiurerebbe l’intasamento dei reparti di terapia intensiva.
Cosa significa davvero «vigile attesa»
Il trattamento domiciliare dei casi non gravi non è affatto quello che viene raccontato da alcuni personaggi nel video. Non si tratta di un modello paragonabile a una sorta di anziana suora che vigila sul paziente in attesa che il Signore lo guarisca miracolosamente. La gestione domiciliare sui pazienti con infezione da Sars-Cov-2 è ben spiegata in una circolare del ministero della Salute pubblicata sul sito della FNOMCe0:
In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni e dei dati attualmente disponibili, si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica:
– vigile attesa;
– misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;
– trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);
– appropriate idratazione e nutrizione;
[…CONTINUA…]
La lista è lunga e facilmente consultabile. La malattia viene gestita sotto supervisione medica secondo questo specifico protocollo, tenendo conto del decorso e valutando l’eventuale necessità di ricovero, ma in nessun caso si prevede un assurdo abbandono del paziente.
Il vaccino è l’unica soluzione possibile?
Nella narrazione proposta da Mazzucco, determinate cure sarebbero state bocciate con lo scopo preciso di vendere i vaccini, presentati come l’unica soluzione al problema. Nel nostro mondo invece (quello reale) sappiamo già che da soli non bastano. Alle terapie più sicure ed efficaci – che oggi abbiamo, contrariamente a quanto l’autore vorrebbe lasciar credere – si uniscono gli interventi non farmaceutici. Perché SARS-CoV-2 è altamente trasmissibile, anche attraverso gli asintomatici, e non sappiamo con certezza quanto durerà l’immunità indotta dai vaccini. Si tratta di una sinergia complessa, che Mazzucco – se non omette – ignora palesemente.
Spieghiamo il controllo negli studi scientifici
L’autore insiste sul concetto di curare tempestivamente fin dai primi sintomi. È un passaggio chiave, attraverso il quale potrà dare un boost alle presunte “cure censurate dai Poteri forti”. Proviamo a ragionarci un attimo. Se una presunta terapia viene somministrata fin dai primi sintomi – considerato il fatto che buona parte dei pazienti naturalmente non svilupperà forme gravi e che far parte di una categoria a rischio non significa finire sempre in terapia intensiva – come facciamo ad accertare che il potenziale farmaco funzioni davvero?
Se prendiamo 100 pazienti sopra i 60 anni con lievi sintomi e a tutti diamo delle caramelle zuccherate è molto probabile che la maggior parte di loro risulterà guarito senza aver bisogno del ricovero. Ma le caramelle non hanno proprietà antivirali, semplicemente quelle guarigioni rientreranno nella normale casistica. Quindi occorre fare una cosa che Mazzucco omette sistematicamente nel suo video: ci vuole un controllo.
Possiamo trovare tanti studi che promuovono un certo farmaco, rivelatosi efficace somministrato precocemente, ma il loro numero si ridurrà tantissimo se diamo un’occhiata ai controlli: c’è un doppio cieco? È previsto un gruppo di controllo a cui sono state date solo cure standard? In questo modo possiamo capire se un determinato principio attivo funzioni davvero.
Un altro punto che Mazzucco liquida nel video, come se fosse una macchinazione burocratica, è il rapporto rischio/benefici. Nei primi mesi di pandemia (buona parte degli studi citati si collocano in questa fase) non esistevano trattamenti accertati e abbiamo sperimentato tantissimo, per esempio col plasma iperimmune e l’idrossiclorochina. Poi, pian piano, sono emersi trattamenti più sicuri ed efficaci .
Purtroppo Mazzucco dimentica di fare queste premesse (o le ignora). Altrimenti il suo video non sarebbe durato più di cinque minuti.
I Vip dimessi dopo pochi giorni
Donald Trump viene citato, insieme a Berlusconi, come esempio di Vip che viene ricoverato pochi giorni per poi scamparla perché per lui la “cura” c’è, al contrario che per i “comuni mortali”. La colpa di chi è? A suo dire, è delle case farmaceutiche che non vogliono le “cure” per i comuni mortali preferendo puntare sui vaccini. Un ragionamento fuori da ogni logica.
«Se per Trump era un’influenza, perché non ha preso l’aspirina?»: è il titolo di un articolo che avevamo pubblicato lo scorso 7 ottobre 2020 a seguito dei farmaci forniti durante il periodo di degenza a Donald Trump positivo alla Covid-19. Non è stato trattato con l’idrossiclorochina, tanto sostenuta dai critici di «Big Pharma» in quanto «costano poco», e la terapia aveva un costo di gran lunga superiore a quella di un vaccino. Non è detto che sarebbe andato tutto a buon fine essendo state utilizzate delle sostanze ancora sperimentali, ossia gli anticorpi monoclonali.
Facciamo un rapido confronto:
- 10 euro circa (12 dollari) è il prezzo di una dose del vaccino anti Covid più “costoso”;
- oltre 700 euro al giorno per i ricoveri, a salire a seconda dei casi (ne abbiamo parlato qui).
- dai mille ai duemila dollari (negli Stati Uniti) per la terapia a base di anticorpi monoclonali.
Curare un paziente a casa? Come ben sappiamo, la “vigile attesa” come raccontata da Mazzucco nel video risulta del tutto scorretta, poiché non viene somministrato ai pazienti un trattamento basato sulla vitamina C o da fantomatici rimedi da “medicina tradizionale cinese”: il medico somministra, se necessario e a seconda dei casi, farmaci come fans, eparina e corticosteroidi che hanno comunque un prezzo da dover pagare alle case farmaceutiche.
Se c’è un problema di soldi, i vaccini in questo caso ci aiuterebbero a gravare meno anche sul sistema sanitario nazionale. Questo non viene compreso, purtroppo, da molti personaggi che hanno sostenuto per anni pericolose terapie come quella del bicarbonato contro i tumori del ciarlatano Tullio Simoncini (un ragazzo è morto per questo).
Il complotto dei virologi in televisione
Mazzucco sostiene che i media sarebbero controllati dai soldi delle case farmaceutiche e dalla presenza dei virologi durante le trasmissioni, e cita Bassetti, Pregliasco, Crisanti, Galli, Burioni, Lopalco e via dicendo. In realtà, ogni programma televisivo contatta l’esperto che preferisce e a volte abbiamo assistito agli interventi di personaggi controversi come Tarro, tanto per fare un esempio, così come lo stesso Mazzucco cita chi e come gli conviene di più.
Infatti, secondo Mazzucco se «per caso» qualcuno degli esperti «esce dal seminato» viene ricattato e «ricondotto all’ovile» e porta l’esempio di Crisanti:
In autunno aveva detto che non si fidava dei nuovi vaccini ed è stato subito massacrato mediaticamente e poi obbligato a vaccinarsi sotto l’occhio delle telecamere. Sembrava un agnellino condotto al macello.
Mazzucco non la racconta giusta, omette molto per condurre lo spettatore attraverso una narrativa tossica. Crisanti aveva semplicemente dichiarato che non si sarebbe vaccinato con un prodotto senza che questo fosse stato testato e senza averne letto i dati. Ecco il video e la trascrizione delle sue parole ospite di Focus Live:
Focus: «Lei se lo farebbe un vaccino.. il primo vaccino che arriva a gennaio?»
Crisanti: «Senza dati, no».
Focus: «Perché?»
Crisanti: «Perché voglio essere rassicurato che sia un vaccino che è stato testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia»
I dati sono poi arrivati, l’Ema non si è lasciata condizionare da media, politici e opinione pubblica nell’approvare l’autorizzazione all’utilizzo dei vaccini attualmente in uso. Questo Mazzucco non lo racconta, non gli conviene.
Le vitamine sono farmaci antivirali?
I primi rimedi che secondo Mazzucco sarebbero stati bocciati, perché altrimenti le case farmaceutiche non avrebbero potuto vendere i vaccini, sono le vitamine C e D. Mazzucco cita come prove un articolo del tabloid americano New York Post (da non confondere col ben più autorevole New York Times), in cui si parla di una sperimentazione con somministrazioni di vitamina C condotta da Andrew G. Weber; infine Mazzucco mostra anche lo screen di una sperimentazione condotta in Cina: Vitamin C Infusion for the Treatment of Severe 2019-nCoV Infected Pneumia. Riporta gli screen, ma non spiega perché sarebbero delle prove ignorate dai media.
Mostra quindi l’immagine di un nostro articolo sulla vitamina C. Allude poi al fatto che Enrico Mentana (nostro editore) faccia parte di un complotto volto a ignorare le prove. Ma se Mazzucco lo avesse letto, si sarebbe accorto che trattavamo proprio le sue fonti. Dalla narrazione di Mazzocco sembra invece che screditiamo a priori la vitamina C, senza considerare gli studi che lui presenta.
In quell’articolo parlavamo del trial di Weber e della sperimentazione in Cina, a partire dal medesimo articolo del tabloid americano. E lo facevamo non limitandoci a degli screen, ma mostrando – per esempio – che nulla di rilevante emergeva dal lavoro di Weber:
Secondo il dottor Andrew G. Weber della Northwell Health di Long Island, i suoi pazienti in terapia intensiva sono stati trattati con 1500 milligrammi – dalle tre alle quattro volte al giorno – della suddetta Vitamina. Tali dosi superano 16 volte i limiti delle normali quantità giornaliere (90 milligrammi), secondo quanto riporta il quotidiano. […]
Nel sito dell’Azienda sanitaria non troviamo particolari riferimenti ad un effetto benefico della vitamina C nei pazienti gravi di Covid-19. Non ci risultano al momento case report firmati dal medico sul tema. […]
La news del Nyp ci interessa particolarmente, perché viene anche ripreso e distorto altrove, un trial clinico citato nell’articolo: per altro non è nemmeno concluso, ma viene comunque spacciato per studio scientifico vero e proprio, in diversi siti e blog di dubbia attendibilità. […]
Il trial cinese non dimostrava proprio niente, perché era un progetto di ricerca in cui si ipotizzava una utilità della vitamina C a priori:
Come spiegavamo già nella nostra Guida utile, il trial clinico di di ZhiYong Peng sbandierato ai quattro venti come fosse uno studio peer review, è in realtà un progetto di ricerca ancora in cantiere, in attesa di raggiungere 140 volontari entro il 30 settembre. […] Del resto esiste già una ampia letteratura e diverse revisioni sistematiche, le quali escludono una efficacia significativa della vitamina C in malattie paragonabili a Covid-19.
Una revisione degli studi a supporto di una tesi non si fa sommando a casaccio qualsiasi articolo capiti a tiro, ma attraverso il vaglio attento degli studi che presentano dati davvero rilevanti e controllati. Una somma di zeri come risultato darà sempre zero.
Lo stesso discorso possiamo farlo per la vitamina D. Dell’argomento ci siamo occupati in diversi articoli. Per quanto le vitamine in generale possano essere importanti per la salute, non vi sono evidenze di una funzione antivirale. Quando emerge qualche presunta evidenza è sempre correlativa e priva di controlli che possano escludere altri fattori.
Nel nostro ultimo articolo sul tema, abbiamo trattato uno studio condotto per conto dell’Istituto superiore di sanità all’ospedale Sant’Andrea di Roma su 52 pazienti:
Il problema, ancora una volta, è la mancanza di prove che dimostrino – a distanza di ormai un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria a livello mondiale – un’efficacia della vitamina D nei malati Covid19, tranne nel caso più che ovvio delle persone che ne soffrono la carenza. Nulla di nuovo e anche la ricerca italiana svolta e citata in questi giorni parla di questa condizione.
Non di meno, Mazzucco mostra una circolare dei carabinieri in cui questi rimedi vengono consigliati. Visto che Mazzucco non sembra avvezzo al metodo scientifico, la prende per una evidenza.
Mazzucco prende termini come «consigliabile» e «mitiga» da articoli di quotidiani, guide ufficiali e circolari, e li usa come se significassero «tale sostanza è certamente un farmaco antivirale». Va benissimo consigliare a tutti di soddisfare sempre il proprio fabbisogno vitaminico, integrando quando serve. Questo però non aiuterà le cellule immunitarie a riconoscere preventivamente gli antigeni del virus, cosa che invece permettono di fare i vaccini.
De Donno e il plasma iperimmune
Mazzucco parla del plasma iperimmune e del dottor Giuseppe De Donno, il tutto per sostenere che il governo ha tentato di farlo “zittire” ricevendo «una visitina dei Nas, che vengono a sfrugugliare nel suo ospedale per vedere se è tutto a posto». Ciò che dice Mazzucco risulta falso, e lo smentisce lo stesso De Donno:
I Nas hanno fatto una semplice telefonata in ospedale per raccogliere sommarie informazioni su quello che stavamo facendo. Dopo quella telefonata non ho più sentito nulla e sono trascorsi alcuni giorni.
Il motivo riguardava l’uso del plasma iperimmune in una donna incinta, come spiegato dal direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni:
Non so perché i Nas si siano interessati della vicenda della donna incinta. Il protocollo sperimentale è rigido e consente il trattamento solo su alcuni pazienti con determinate caratteristiche.
Il protocollo non prevedeva l’uso del plasma nelle donne in gravidanza, anche su questo Stradoni aveva risposto così: «Ma quel caso rischiava di finire male e, quindi, abbiamo proceduto, salvando due vite».
Mazzucco racconta delle difficoltà dello studio Tsunami sulla terapia basata sul plasma iperimmune, facendo intendere che questa sia stata affossata. Per farlo cita articoli di giornale, l’ultimo sul progetto Tsunami datato 23 settembre 2020 («Plasma anti-Covid: non decolla il progetto Tsunami. L’appello del responsabile ad istituzioni e associazioni») e quello del 15 aprile 2021 in cui si riporta che l’Aifa bocciava definitivamente la terapia, ma evita di riportare che lo studio Tsunami era proseguito con una conclusione che avevamo riportato a Open il 10 aprile 2021: i risultati sono stati deludenti e non sono stati riscontrati benefici concreti rispetto ai pazienti trattati con terapie standard. Qualche beneficio per i pazienti meno gravi e nelle primissime fasi della malattia, non una pratica miracolosa come dipinta inizialmente:
Hanno partecipato allo studio 487 volontari (324 ricoverati in Toscana, 77 in Umbria, 66 in Lombardia e 20 in altre regioni). Sono stati coinvolti in totale 27 centri clinici in tutto il territorio nazionale.
Mazzucco sembra scandalizzato del fatto che i principali enti sanitari abbiano preferito loro a De Donno. Non è chiaro il motivo. Quante persone sarebbero state coinvolte in questo complotto tra volontari, medici e personale ospedaliero? Gli unici dati rilevanti riguardano il potenziale ruolo terapeutico in pazienti con Covid lieve. Inoltre, proprio tra chi riceve il plasma sono stati riscontrati nello studio più frequentemente eventi avversi. Secondo la logica del bilancio rischi/benefici e vista la priorità che dobbiamo avere per i pazienti gravi, la terapia aveva una sua logica nelle fasi iniziali, quando non sapevamo niente del SARS-CoV-2, oggi decisamente meno.
Lattoferrina, quercitina, adenosina e ivermectina
Supplementi vitaminici o integratori alimentari, quali la lattoferrina, non sono antivirali. Quest’ultima compare anche tra quelle menzionate da Giuseppe Di Bella (figlio del professor Luigi Di Bella) come anti-Covid. L’assunzione di retinoidi, vitamine, lisozima, lattoferrina e resveratrolo farebbero parte infatti del cosiddetto “metodo di Bella” (MDB).
Il servizio del TG3 che evidenziava le proprietà della lattoferrina per potenziare il sistema immunitario si basa su uno studio in cui si avanzano solo ipotesi e si auspica un futuro studio clinico, in cui si somministri la proteina agli «asintomatici o lievemente sintomatici per prevenire il peggioramento della SARS-CoV2». Peccato che la grande maggioranza di questa tipologia di pazienti non finirebbe comunque in terapia intensiva.
Lo studio australiano citato da Mazzucco su Ivermectina – come visibile anche nello screen che presenta – è stato condotto meramente in vitro (particolare che Mazzucco omette di chiarire), come abbiamo spiegato invece nel nostro articolo sul tema:
Al momento quello che si può visionare è un pre-proof, ossia un articolo in attesa di pubblicazione di uno studio svolto «in vitro». […] In questo caso, attraverso la sperimentazione «in vitro» si cerca di simulare quello che potrebbe avvenire nell’organismo. Il passo successivo è lo studio «in vivo» e cioè direttamente in un organismo animale, per poi arrivare all’uomo. I risultati potrebbero essere quindi diversi.
Per la quercetina Mazzucco cita lo studio Structural stability of SARS-CoV-2 3CLpro and identification of quercetin as an inhibitor by experimental screening. Anche in questo caso parliamo di un paper in cui si avanzano solo ipotesi e si progetta una sperimentazione in vitro:
Riportiamo una caratterizzazione biofisica della stabilità strutturale e dell’attività catalitica di 3CLpro da SARS-CoV-2, da cui è stata progettata un’adeguata procedura di screening molecolare sperimentale in vitro.
Per quanto riguarda il blocco della sperimentazione sulla adenosina da parte di Aifa, dovrebbero essere sufficienti le spiegazioni date dall’Agenzia, visto che ormai dovrebbero essere chiari i concetti sul rapporto rischi/benefici e sulla presenza di altre terapie già approvate ed efficaci:
«In considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile; si ritiene che a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato».
Se l’interesse è la salute dei pazienti e non lucrare su nuovi brevetti, ottimizzando le risorse per cure più valide – non basate su studi osservazionali che riguardano un numero limitato di pazienti – dove sarebbe il problema?
Ozonoterapia
Mazzucco cita anche l’ozonoterapia. Recentemente avevamo trattato in un articolo di una prova in corso che coinvolge 15 ospedali italiani. Nessuna chiusura quindi, ma stando alle fonti da noi analizzate non risulta dimostrata l’efficacia dell’ozonoterapia nei pazienti Covid-19:
Abbiamo trovato effettivamente uno studio interessante, pubblicato nell’agosto 2020. Il paper parla però di un gruppo di 50 pazienti. Inoltre i ricercatori trattano di una efficacia «potenziale» della terapia. […]
Il gruppo studiato è troppo piccolo per poter dedurre differenze significative, rispetto a quanto ci si aspetterebbe coi soli trattamenti standard. […]
Secondo i colleghi americani di Snopes, si tratterebbe di una «cura» piuttosto dubbia. L’ente regolatore dei farmaci americano (FDA) aveva già bocciato la terapia. L’ozono, oltre a essere tossico, non ha mai dimostrato efficacia contro la Covid, né come cura a se stante, né come supporto ad altre terapie. […]
Alla luce di quanto risulta ai principali enti regolatori, per quanto sia legittimo permettere la sperimentazione – in sicurezza – di terapie alternative, nell’ottica di ridurre i casi ospedalizzati di Covid-19, non possiamo ancora affermare con certezza che l’ozonoterapia sia una cura potenziale e sicura contro la malattia.
Idrossiclorochina e il caso Didier Raoult
Mazzucco prosegue quindi con l’idrossiclorochina, presentando il medico francese Didier Raoult come una sorta ribelle, perseguitato dalle autorità, perché si batte per difendere le proprietà terapeutiche del farmaco contro la Covid-19. Innanzitutto rimandiamo al nostro ultimo articolo, sull’idrossicolorochina, mettendo in chiaro alcuni punti fondamentali:
Facciamo notare che Aifa non ostacola affatto l’utilizzo dell’idrossiclorochina, al fine di agevolare il progredire degli studi clinici riguardo a sicurezza ed efficacia. […]
Ha concesso quindi – su responsabilità del medico – la prescrizione del farmaco ai pazienti che non necessitano l’ospedalizzazione.
Non di meno, Nature ha pubblicato recentemente una meta-analisi che non sembra lasciare spazio a dubbi, confermando quanto già sapevamo: non solo non funziona, ma si associa anche a una mortalità più alta.
Sul caso Raoult, poco noto nei media italiani, consigliamo la lettura di due analisi, rispettivamente del New York Times Magazine e del Guardian, in cui il personaggio viene praticamente messo a nudo. In sostanza avrebbe promosso la somministrazione del farmaco ai suoi pazienti, vantando effetti benefici mai dimostrati, se non attraverso studi limitati, in cui emergono anche effetti collaterali considerevoli, secondo quanto riportano i colleghi di Snopes. Il giornalista scientifico Leonid Schneider allude anche a presunte «manipolazioni dei dati» nei suoi studi.
Conclusioni
Il video miscela sapientemente uno schema retorico complottista, volto a distorcere il senso reale delle fonti presentate: «Visto che deve esserci una cospirazione delle case farmaceutiche per imporre i vaccini, se un farmaco alternativo viene bocciato dalle istituzioni competenti questa è la prova di oscure macchinazioni».
In questo modo Mazzucco può collezionare screen di studi vari eventuali, senza preoccuparsi di analizzarli e confrontarli con quanto risulta nel resto della letteratura. Ma non è sommando documenti che appagano i propri pregiudizi che si dimostra qualcosa.
Proprio perché «intanto la gente muore», come Mazzucco ripete nel video, sono necessari controlli rigorosi, che tengano conto dei trattamenti la cui efficacia è stata già accertata, e del bilancio rischi/benefici. Lasciare che a dei pazienti venga somministrata qualsiasi cosa che riveli efficacia solo in vitro o in piccoli studi osservazionali nel pieno di una pandemia non sembra quindi essere una buona idea.
Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English).