Draghi al Global Health Summit: «Via la mascherina? Troppo presto, fra un paio di mesi»
«Ancora no, ancora un paio di mesi». Con questa battuta il premier Mario Draghi ha replicato ai fotografi che, al termine della conferenza stampa congiunta con Ursula von der Leyen, chiedevano a entrambi di togliere i dispositivi di protezione individuale per le foto di rito al termine del Global Health Summit. Nel corso del summit che si è tenuto a Roma, Draghi ha parlato del ruolo dell’Italia nel contrasto alla pandemia di Coronavirus e della cooperazione a livello europeo che «aiuterà i Paesi a basso e medio reddito a produrre vaccini e farmaci». L’Italia, ha aggiunto il premier, «è favorevole alla sospensione dei brevetti», ma «in modo mirato e limitato nel tempo», per non mettere «a repentaglio l’incentivo a innovare per le aziende farmaceutiche». La proposta, tuttavia, da sola «non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini, dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate».
Il programma Covax e il ruolo italiano
«Vogliamo coinvolgere le nostre aziende farmaceutiche e i nostri centri di ricerca per sostenere la produzione, in particolare in Africa», ha detto Draghi, «lo faremo insieme ad altri paesi partner, tra cui Francia e Germania». Al momento l’Italia ha donato 86 milioni di euro al programma Covax e «altri 30 milioni a progetti multilaterali collegati» come dichiarato da Draghi durante il suo discorso. «Oggi sono molto lieto di annunciare che questa settimana intendiamo aumentare in modo significativo questo contributo e incrementarlo almeno di 300 milioni di euro», come sottolineato dal premier, che ribadisce la centralità europea nell’Act Accelerator, il programma volto a garantire l’accesso alle cure contro il Covid, annunciato a ridosso del G-20 dell’aprile 2020 e dov’è inserito anche il progetto Covax. «L’anno scorso – ha detto Draghi -, l’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno sono andati persi a livello globale, pari a circa quattro volte quelli persi durante la crisi finanziaria. Almeno 1,5 miliardi di studenti non hanno frequentato la scuola nel marzo dello scorso anno. Circa 700 milioni di studenti, ancora oggi, non ricevono un’istruzione in presenza».
Video: Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev
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