Violenza sessuale, il manager Di Fazio non risponde al Gip. Il suo legale: «È confuso e provato». Le altre presunte vittime sentite dal pm
Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere al giudice per le indagini preliminari. Antonio Di Fazio, l’imprenditore farmaceutico in carcere da tre giorni con l’accusa di violenza sessuale, ha deciso di rimanere in silenzio davanti alla Gip di Milano Chiara Valori. Il manager è accusato di aver violentato una studentessa di 21 anni, nel suo appartamento in centro a Milano, dopo averla resa incosciente mediante una dose massiccia di tranquillanti. Uno stato che ha concesso a Di Fazio di fotografare la vittima della violenza. «È molto confuso e provato, non sta bene – sono le parole dell’avvocato difensore Rocco Romellano ai giornalisti -. Io l’ho sempre conosciuto come una persona cordiale, onesta e tranquilla, poi non posso sapere se avesse una doppia vita, non è mai trapelato nulla a riguardo».
Il legale ha poi motivato ai cronisti la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere in questo modo: «Si tratta di un caso particolareggiato e per la difesa servono approfondimenti per vedere come scardinare gli elementi posti a base delle accuse». E ancora: «Ho letto da poco gli atti e cercherò di fare chiarezza, comprendo che le accuse mosse sono molto gravi». L’avvocato ha poi chiarito di non essere ancora risucito a incontrare il suo assistito in carcere per via delle restrizioni imposte dall’emergenza Covid. «Più avanti – ha precisato – quando riusciremo a parlarci in carcere, decideremo se chiedere l’interrogatorio ai pm».
Le altre presunte vittime di violenza sessuale
Intanto sono state ascoltate in procura a Milano le altre presunte vittime di Di Fazio. Sono tre le giovani in totale, per ora, che sarebbero pronte a denunciare, mettendo a verbale presunte violenze sessuali subite con lo stesso “schema” da parte di Di Fazio. Sabato scorso gli inquirenti e i carabinieri hanno lanciato un appello a denunciare a chiunque conoscesse l’uomo e avesse subìto violenza.
Lo “schema”
La dinamica dello “schema” seguito all’imprenditore è stata ricostruita nell’ordinanza cautelare firmata dalla Gip. Tutto ha inizio con l’invito in azienda, poi a casa con l’offerta di uno stage formativo e il riferimento a un incontro con altri «fantomatici» imprenditori. Segue l’uso di tranquillanti sciolti in dosi altissime nelle bevande, tanto da rendere incoscienti le giovani, e infine gli abusi e le fotografie scattate alle vittime e tenute come dei «trofei». Attraverso le analisi dei dispositivi informatici, da cui sono venute a galla molte altre immagini oltre alle 54 di cui già parlava il gip, gli investigatori stanno lavorando per identificare altre vittime.
La versione dell’imprenditore
Gli scorsi giorni l’imprenditore ha dato la sua versione dei fatti, raccontando di essere stato vittima di un’estorsione che avrebbe subito dalla 21enne e dai suoi familiari, per la quale aveva addirittura sporto denuncia. Estorsione che, stando agli accertamenti, non si è mai verificata. Avrebbe poi indotto il figlio minorenne «a rendere dichiarazioni compiacenti», così come la madre e la sorella, pur di «stravolgere» quanto era accaduto.
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