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La disinformazione no vax del Nobel Montagnier sui vaccini anti Covid e le varianti

27 Maggio 2021 - 08:23 Juanne Pili
Analizziamo le ultime affermazioni del Nobel francese più amato dai no vax sui vaccini anti-Covid

Una recente intervista della Rair Foundation Usa al premio Nobel Luc Montagnier sta ispirando il riciclaggio compulsivo di diverse vecchie bufale sul nuovo Coronavirus. In particolare si fanno affermazioni gravi sui vaccini anti-Covid, citando un documento pubblicato dall’associazione Doctors for Covid Ethics, in cui si parlerebbe di morti da vaccino. Inoltre si sostiene che i piani vaccinali porterebbero all’emergere di varianti. A Montagnier vengono attribuite anche affermazioni riguardo al pericolo di morte entro due anni dalla vaccinazione. Dal momento che ci sono stati segnalati diversi messaggi WhatsApp e post complottisti che ne rilanciano il contenuto, cogliamo l’occasione per fare un ripasso.

Per chi ha fretta:

  • Tutte le affermazioni rilevanti dell’intervista trovano già spiegazione negli articoli del progetto Open Fact checking, reperibili mediante ricerca cliccando sul Database delle verifiche;
  • Si cita in particolare il fenomeno ADE, un evento avverso teoricamente possibile, ma che non c’entra coi vaccini anti-Covid approvati in Usa e in Ue;
  • Qualcuno attribuisce a Montagnier affermazioni riguardo al pericolo di morte entro due anni dalla vaccinazione, cosa che non risulta abbia detto;
  • Montagnier sostiene più vagamente che alcune morti si siano verificate a causa dei vaccini, ma come fonte cita una lettera aperta basata su quanto riportato dai media;
  • I virus si evolvono a causa di qualsiasi pressione selettiva, questo non significa che la soluzione sia lasciarli fare, anzi: tutte le ricerche di qualità evidenziano l’esigenza di studiare piani vaccinali rapidi.

Analisi

Luc Montagnier è un virologo francese, noto per essere riuscito negli anni ’80 a isolare l’HIV col suo team di ricerca, parallelamente ai colleghi americani guidati da Robert Gallo. Gli iniziali comportamenti poco trasparenti di entrambi nel tentativo di attribuirsi la scoperta, hanno dato indirettamente sostegno alle bufale sull’origine dell’AIDS e sul negazionismo dell’HIV.

Alcune affermazioni controverse del virologo in favore dell’omeopatia e della capacità dell’acqua di avere memoria, ne hanno compromesso sensibilmente l’autorevolezza. Del resto non è l’unico premio Nobel a essere uscito dal seminato, con affermazioni pseudoscientifiche.

Cos’è la Rair foundation Usa

L’associazione Rair Foundation Usa si definisce come un insieme di attivisti in difesa dei valori giudaico-cristiani, i quali sarebbero minacciati dentro e fuori i confini degli Stati Uniti:

«RAIR Foundation USA (Rise Align Ignite Reclaim) è un’organizzazione di attivisti di base composta da americani di tutti i giorni che guidano un movimento per rivendicare la nostra Repubblica dalla rete di individui e organizzazioni che fanno guerra agli americani, alla nostra Costituzione, ai nostri confini e ai nostri valori giudaico-cristiani».

Parliamo quindi di un movimento che persegue interessi politici, non proprio di una rivista scientifica. Dall’intervista si passa ai messaggi su WhatsApp, dove viene distorto persino quanto dice Montagnier e che non risulta aver detto realmente (come se ci fosse bisogno di aggiungere qualcosa), come mostrano i colleghi di India Today in un recente fact checking:

«Un messaggio virale di WhatsApp afferma che il premio Nobel Luc Montagnier ha detto che tutti coloro che sono stati vaccinati per Covid-19 moriranno entro due anni. La India Today Anti Fake News War Room (AFWA) ha scoperto che sebbene Luc avesse definito l’idea di vaccinare le masse durante la pandemia un errore medico inaccettabile e sollevato preoccupazione per il potenziamento dipendente da anticorpi (ADE), non ha [affermato che] tutte le persone che si sono vaccinate per la Covid-19 moriranno entro due anni».

Fenomeno ADE e vaccini anti-Covid

Nell’intervista, Montagnier afferma che il fenomeno del potenziamento dipendente da anticorpi (ADE) verrebbe taciuto degli epidemiologi, nonostante questi lo conoscano bene. Sì, è effettivamente noto, non di meno se n’è tenuto conto fin dagli inizi delle prime sperimentazioni sui vaccini di nuova generazione, come spiegavamo già in tempi non sospetti nella nostra guida a questo proposito:

Con la sigla ADE (Antibody Dependent Enhancement), si indica il «potenziamento anticorpale», ovvero la condizione paradossale in cui gli stessi anticorpi si piegano a vantaggio del virus, migliorandone l’infettività. In alcuni casi può accedere che le stesse cellule del Sistema immunitario finiscano per diventare bersagli del virus, che si moltiplica al loro interno.

Il fenomeno è stato osservato sia in vitro che in vivo, per esempio nella dengue in pazienti gravi, e coinvolgeva gli anticorpi non neutralizzanti. Oggi il vaccino contro la dengue è registrato – per la FDA – solo per pazienti che hanno già avuto la malattia almeno una volta.

Comprensibilmente si tratta di un genere di inconvenienti di cui occorre tener conto. I meccanismi dell’ADE sono ancora oggetto di studio, e gli approcci messi in atto per trovare un vaccino contro il SARS-CoV2 ne tengono conto, onde minimizzare o annullare del tutto il rischio che si verifichi.

L’ADE è assente nei risultati delle sperimentazioni più avanzate, che hanno portato all’approvazione da parte delle agenzie competenti, come Ema in Europa e Fda negli Stati Uniti.

Doctors for Covid ethics

Montagnier prosegue citanto una lettera aperta della associazione di medici Doctors for Covid ethics, in cui si parla dei presunti pericoli a lungo termine dovuti ai vaccini. L’associazione afferma di aver inviato già tre lettere all’Ema, in cui avvisa l’agenzia dei «pericoli a breve e lungo termine dei vaccini COVID-19». Abbiamo evidenziato in grassetto i punti salienti della presentazione pubblicata sul proprio portale online:

«Abbiamo iniziato ad avvertire dei rischi legati al sangue prima che i resoconti dei media sulla coagulazione portassero alla sospensione dei vaccini in tutto il mondo – continua l’Associazione – In assenza di dati cruciali sulla sicurezza, chiediamo il ritiro immediato di tutti i vaccini COVID-19 basati su geni sperimentali. Ci opponiamo ai passaporti vaccinali, che minacciano la salute pubblica e violano Norimberga e altre protezioni».

«Stiamo avvertendo che i “pass sanitari” esercitano una pressione coercitiva sui cittadini affinché si sottopongano a pericolose sperimentazioni mediche, in cambio di libertà che una volta erano diritti umani».

Rischio e pericolo non sono sinonimi

I membri dell’Associazione sembrano confondere rischio e pericolo (lo fa anche Montagnier nell’intervista). Un tratto che abbiamo visto spesso nelle tesi no vax. Il rischio è la probabilità di subire o incorrere in un danno, che va confrontato con la probabilità di ricevere dei benefici. Il pericolo è un rischio concreto.

Anche se attraversiamo sulle strisce pedonali, il rischio di venire investiti persiste, ma se lo facciamo mentre sta passando un camion ad alta velocità siamo proprio in pericolo. Tutti i vaccini comportano rischi a lungo termine che non si possono verificare, così come qualsiasi farmaco. Anche le compagnie aeree conoscono il rischio di disastri. Generalmente le agenzie del farmaco e il sistema di radar rendono il pericolo estremamente ridotto rispetto ai benefici di una vaccinazione o al far arrivare cibo e medicinali su distanze e luoghi altrimenti proibitivi.

Lo spauracchio dei coaguli

Il rischio di coaguli, peraltro associato maggiormente ai vaccini adenovirali come AstraZeneca e Johnson & Johnson, è stato preso sul serio dall’Ema e sottoposto ad analisi, confermando che i benefici superano i rischi, mentre si indaga ancora su rari e presunti eventi trombotici, la cui causalità non è stata affatto accertata.

Piani vaccinali e crimini di guerra

Nella lettera aperta vi è poi una parte destinata a far breccia più sulla pancia dei non addetti ai lavori, che non sulle competenze scientifiche dei colleghi, con richiami a presunte violazioni di quelli che sono i principi emersi dopo il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti, dando luogo al Codice di Norimberga. Si parla addirittura di «esperimenti» a cui le persone accetterebbero di sottoporsi in cambio della loro libertà. Come se i piani vaccinali fossero paragonabili ai genocidi o agli esperimenti di Mengele sugli internati dei lager.

Le morti da vaccino nelle case di cura

La lettera citata da Montagnier non è stata pubblicata su una rivista scientifica, per quanto riporti riferimenti alla letteratura di settore. Eppure sui presunti decessi da vaccino, che affermano essere avvenuti soprattutto nelle case di cura, si accenna solo a ciò che gli autori hanno potuto apprendere dai media:

«Ci sono stati numerosi resoconti dei media da tutto il mondo di case di cura colpite da COVID-19 entro pochi giorni dalla vaccinazione dei residenti».

Avevamo trattato un episodio analogo registrato in Norvegia a gennaio. Riguardava 23 casi sospetti vaccinati con Pfizer. Il problema è che queste persone erano «pazienti con malattia instabile o acuta» e in buona parte «con età superiore agli 85 anni». Effettivamente nella lettera è assente il concetto di controllo, alla base del metodo scientifico, che dovrebbe emendare tutti i fattori che potrebbero compromettere una ricerca, per esempio l’età avanzata e le patologie pregresse dei pazienti che hanno ricevuto la vaccinazione.

I vaccini causano le varianti?

Montagnier non disdegna qualche affermazione sulle varianti-Covid e la possibilità che a crearle siano gli stessi vaccini:

«È la vaccinazione che sta creando le varianti». Quando gli chiedono se è opportuno vaccinare in pandemia risponde che «è improbabile […] Sono gli anticorpi prodotti dal virus che consentono a un’infezione di diventare più forte […] È chiaro che le nuove varianti sono create dalla selezione mediata da anticorpi dovuta alla vaccinazione. ok?».

No, non è per niente «ok». I virus a RNA sono più suscettibili di mutare, quel che ci interessa è come questo avviene. Buona parte delle mutazioni non riguardano gli antigeni, quindi la capacità del patogeno di infettare e/o eludere le difese immunitarie. Dobbiamo poi distinguere tra un migliaio di varianti di interesse (le VOI, che non dimostrano significativamente di essere pericolose) e quelle di maggiore preoccupazione (le VOC: inglese, sudafricana e brasiliana), che mostrano qualche indizio di potenziale pericolosità.

Le ragioni per cui emergono le varianti sono molteplici. Si ipotizza che quelle più preoccupanti possano derivare da trattamenti con plasma iperimmune in pazienti immuno-compromessi. In generale il fattore più importante è il tempo. Più tempo passa maggiore è la probabilità che emergano mutanti. Ragione per cui anche gli studi più pessimisti auspicano campagne vaccinali rapide su ampie fasce di popolazione. Anche l’eventuale ingresso in una fase endemica non rende affatto pericoloso vaccinare in pandemia.

Conclusioni

Montagnier da anni si è contraddistinto con affermazioni forti e pseudoscientifiche, diffuse prevalentemente per mezzo di interviste e articoli di dubbia qualità, in cui la revisione da parte di esperti risulta carente. Non risulta sorprenderci nemmeno per originalità, dal momento che tutte le affermazioni analizzate avevano già trovato risposta da tempo.

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