Morte Dupasquier, Bagnaia accusa: «Se fosse successo in MotoGp non avremmo corso». Rossi: «Cosa sarebbe cambiato?»
«La Moto3 è una categoria dove si sta andando troppo forte. Io lo so che è molto bello per lo spettacolo, però diventa tutti giorni più difficile per i piloti non avere paura in pista. Fare questa bagarre in gara e in prova diventa pericoloso». Il pilota della MotoGP Miguel Oliveira, arrivato secondo al Mugello, ha commentato così la morte del giovane Jason Dupasquier, che dopo essere caduto in curva è stato investito prima dalla propria moto e poi dagli accorrenti Ayumu Sasaki e Jeremi Alcoba. «Concentrarsi era difficile per tutti», ha detto ancora Oliveira, «prima di andare in moto a 300 km orari devi rispettare un minuto di silenzio per un pilota che è morto, bisogna avere grande capacità di rimozione e concentrazione su quello che devi fare». Il portoghese ha quindi detto che avrebbe voluto salire sul podio in circostanze diverse: «Oggi non possiamo essere felici, non completamente quantomeno. I nostri pensieri sono sicuramente con la famiglia di Jason. Vorrei che questo sport non fosse così crudele, ma è quello che amiamo, è la nostra passione. Auguro tutto il meglio alla sua famiglia».
Per Francesco Bagnaia, pilota della Ducati, oggi sarebbe stato meglio non correre affatto: «La gestione della notizia non è stata delle migliori, il minuto di silenzio ci ha scosso e non ci siamo potuti concentrare abbastanza. Essere caduto non mi interessa, abbiamo perso un ragazzo di 19 anni ed è difficile da accettare. Se fosse accaduto a un pilota della MotoGP non avremmo corso». Sulla stessa linea anche il pilota dell’Aprilia Aleix Espargaro: «Oggi è stata una giornata molto dura, quando è arrivata la notizia sono rimasto coinvolto. Non riesco a capire come cazzo possiamo fare noi piloti a fare un minuto di silenzio in griglia e poi resettare tutto e gareggiare». Di diverso avviso Valentino Rossi: «Sapendo che un pilota è morto, ti chiedi se abbia senso continuare a fare la gara. Io penso che da una parte non abbia senso fare la gara, ma allo stesso tempo penso che abbia comunque senso correre, perché evitare di gareggiare non avrebbe cambiato le cose».
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