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Covid, l’accusa di Crisanti: «Le Regioni sottostimano i dati sul contagio, i conti non tornano. Riaperture? Rischio inutile»

31 Maggio 2021 - 09:02 Giada Giorgi
Il professore ordinario di Microbiologia all'Università di Padova parla di ritorno da Londra, dove la variante indiana ha fatto risalire la curva di casi e ricoveri: «Vaccinare tutti gli under 15 prima che sia tardi»

Secondo Andrea Crisanti i dati incoraggianti sulla pandemia di Covid-19 alla base delle prime zone bianche e delle riaperture anticipate sono sottostimati. «La settimana scorsa abbiamo avuto una media di 150 morti al giorno per poco meno di 5 mila casi», spiega , «anche se i decessi si riferissero a contagiati di venti giorni prima i conti non tornerebbero». Un’accusa forte che mette in dubbio l’impegno delle Regioni nell’elaborare i numeri esatti sulla circolazione del virus.

«Non lo stanno più cercando, è sotto gli occhi di tutti», continua Crisanti, «nel momento in cui si rimuovono le misure di sicurezza bisognerebbe aumentare tamponi e tracciamento, e invece succede il contrario». Una situazione delicata quella disegnata dallo scienziato, che teme per le riaperture in atto. «Per fortuna la vaccinazione sta facendo da scudo», spiega, «ma se finisse l’immunità o arrivasse la variante sbagliata torneremmo nei guai. E metà degli italiani deve ancora ricevere la prima dose».

«Riaperture, avete visto il Regno Unito?»

Lo sa bene il professore appena di ritorno da Londra. Le varianti sono un pericolo costante da cui difendersi, come sta succedendo nello stesso Regno Unito, nuovamente in crisi per la mutazione “indiana”, attualmente la più diffusa nel Paese. «E’ molto più contagiosa di quella “inglese” e destinata a spostare ancora più in alto l’asticella dell’immunità di gregge» racconta Crisanti. «La pandemia non è finita e dobbiamo saperlo tutti. In Inghilterra dove si pensava alle riaperture, con il doppio dei vaccinati rispetto all’Italia, c’è una battuta d’arresto».

Il timore è che presto la variante “indiana” possa diventare anche in Italia la mutazione dominante: «Se dovesse succedere questo come minimo, essendo molto contagiosa, ci costringerebbe a vaccinare tutti i ragazzi da 15 anni in su, ma ci sono notizie allarmanti come quelle che arrivano dal Cdc», spiega il professore, «l’agenzia federale americana per la salute, che segnala casi di miocardite nei giovani vaccinati con Pfizer e Moderna». Casi rari e lievi che secondo Crisanti non sarebbero da sottovalutare soprattutto per le conseguenze che avrebbero nelle decisioni dei governi. «Abbiamo già assistito a un balletto simile per le autorizzazioni di AstraZeneca. Con la differenza che i bambini non si ammalano e dunque convincere loro e i loro genitori non sarà scontato».

«Rischio ragionato? No, rischio inutile»

Il rischio ragionato che il 26 aprile spinse il governo Draghi a decidere per le prime riaperture anticipate sembrerebbe essere lo stesso che negli ultimi giorni ha portato a una ripartenza anticipata per attività che avrebbero dovuto riaprire più in là. «Penso che ancora una volta abbiamo corso un rischio inutile. Se vado in ospedale per un problema vitale e il medico mi propone due strade, un trattamento sicuro per cui bisogna aspettare qualche settimana e uno mai sperimentato ma vantaggioso per motivi economici, scelgo il primo. Dopo 126 mila morti non esiste il rischio calcolato o ragionato, ma solo il rischio inutile».

Il commento del professore alle decisioni politiche, espresso negli stessi termini già ad aprile, è lo stesso anche in riferimento alle ultime direttive. «La vaccinazione sta funzionando», aggiunge, «ma non sapremo mai quanti morti in meno ci sarebbero stati in queste settimane. E per me, come scienziato, è ciò che conta».

«Senza vaccinare tutti il circolo vizioso non finirà»

Senza il coinvolgimento della fascia di popolazione più giovane l’immunità di gregge sarà soltanto un miraggio. L’obiettivo urgente per il professore dell’Università di Padova è garantire la massima copertura vaccinale di tutta la popolazione, «in alternativa continueremo con un livello sostenuto di contagi più o meno accertati». Il pericolo di uno scenario simile è che si permetta al virus ancora di replicarsi nonostante l’azzeramento di ricoveri e decessi. «Una situazione che andrà bene finché durerà l’immunità e non arriverà qualche variante pericolosa, che senza raggiungere l’immunità di gregge diventerà più probabile. Insomma, si finirebbe in un circolo vizioso», spiega ancora Crisanti.

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