Il discorso di Mattarella per il 2 giugno: «L’Italia di oggi come quella del 1946». E cita De Gregori
Diritti, uguaglianza e pari opportunità. Sono i capisaldi della Repubblica citati dal capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni del 2 giugno. Nel suo discorso il presidente della Repubblica ha parlato di alcune delle tappe più dolorose della storia repubblicana del Paese, come la lotta alle Brigate Rosse e il Dopoguerra, sottolineando i problemi che contraddistinguono ancora oggi la vita civile e politica del Paese, per certi versi «come quella del 1946». E rivolgendosi ai giovani: «Preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro».
La ripartenza dopo la crisi
«Sono passati 75 anni da quando, con il voto nel referendum del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia», afferma Mattarella dopo aver esordito citando il cantautore romano Francesco De Gregori: «Un suo bel brano dice “la storia siamo noi, nessuno si senta escluso“». «Anche oggi», continua il presidente, «siamo a un tornante del nostro cammino dopo le due grandi crisi globali, quella economico finanziaria e quella provocata dalla pandemia. Come lo fu allora, questo è tempo di costruire il futuro». Mattarella ha sottolineato l’importanza delle leggi contenute nella Costituzione, che proprio a ridosso del voto a favore della Repubblica nacque dall’impegno della Costituente per fornire gli strumenti necessari alla ripartenza post bellica.
«C’è un articolo, in particolare, della nostra Costituzione, quello sull’uguaglianza, che suggerisce una riflessione su quanto sia lungo, faticoso e contrastato il cammino per tradurre nella realtà un diritto pur solennemente sancito. Questo principio», continua, «è un vero pilastro della nostra Carta, ha rappresentato e continua a rappresentare una meta da conquistare. Con difficoltà, talvolta al prezzo di dure battaglie e per molti aspetti un cammino ancora incompiuto».
La rinascita dal buio
Il capo dello Stato ha ripercorso le tappe più buie della storia recente repubblicana. Mattarella ha rimarcato il sacrificio delle donne e degli uomini che hanno combattuto e lavorato per un Paese migliore. «Con la scelta repubblicana si apriva una storia di libertà, dopo il Ventennio della dittatura fascista. Storia di democrazia. Storia di pace, dopo la tragedia, i lutti e le devastazioni della guerra e dell’occupazione nazista. La nuova stagione era stata preparata negli anni più bui, dalle donne e dagli uomini che avevano avuto il coraggio di resistere e di lottare. E che avevano iniziato, nello stesso tempo, a pensare come dar forma all’Italia libera».
Con il Dopoguerra e il Paese che usciva da anni complessi e conflittuali, l’Italia «ricominciava a rimettersi in piedi seppure dilaniato, ferito, isolato agli occhi della comunità internazionale». «Non fu un inizio facile, 75 anni fa», sottolinea Mattarella, «L’Italia era divisa, ma attraverso la laboriosità degli italiani, vero e proprio motore della trasformazione del nostro Paese, è avvenuta la ricostruzione. Fatiche, sacrifici e spesso sofferenze, di tanti che si trasferirono da sud a nord, dalle campagne alle città, animando uno straordinario periodo di sviluppo».
Il contrasto all’illegalità e alle disparità
Il discorso di Mattarella ha toccato anche la dolorosa battaglia contro le mafie. «Fin dal rapimento di Aldo Moro, la risposta degli apparati dello Stato per molti aspetti apparve incerta di fronte all’attacco terroristico», ha detto Mattarella. «A salvare la democrazia in quel passaggio drammatico, stringendosi intorno alle istituzioni democratiche, fu prima di tutto la straordinaria mobilitazione popolare – ha detto Mattarella -. Il no alla violenza netto, forte, determinato dei partiti, dei sindacati. Le piazze piene di persone di ogni età e di differente orientamento culturale e politico. Il coraggio di chi, come l’operaio e sindacalista Guido Rossa, scelse di denunciare i terroristi e per questo pagò con la vita. Il senso del dovere di magistrati e forze di polizia. Una risposta di popolo che spazzò via le ambiguità di chi teorizzava assurde e intollerabili equidistanze tra lo Stato e i terroristi. Il terrorismo è stato sconfitto e lo Stato ha prevalso con gli strumenti del diritto. Anche per questo possiamo dire: la Repubblica è libertà e democrazia».
Mattarella ha poi posto l’accento sulla questione della parità delle donne nel contesto del Paese. Lavoro, diritti e opportunità sono «il traguardo», secondo il capo dello Stato. «La condizione delle donne nel mondo del lavoro, il loro numero, il trattamento economico, le prospettive di carriera, la tutela della maternità, la conciliazione dei tempi, sono ancora incompiuti. Permangono disparità e cresce l’inaccettabile violenza contro di loro», ha quindi concluso Mattarella, «occorre l’impegno per una piena, concreta affermazione del diritto all’uguaglianza».
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