M5s, il comitato di garanzia revoca l’espulsione di Cuccu. I legali: «Adesso il risarcimento dei danni»
Altra grana per i 5 stelle, già a corto di risorse economiche per il debito accumulato nei confronti dell’associazione Rousseau – Davide Casaleggio lo stima superiore ai 400 mila euro – e per la fuoriuscita di diversi parlamentari che non versano più la propria parte di retribuzione al Movimento. Il comitato di garanzia ha notificato il provvedimento di revoca dell’espulsione di Carla Cuccu, la consigliera regionale sarda allontanata dal reggente Vito Crimi per generiche «condotte contrarie al Movimento». Impugnato l’atto, il tribunale di Cagliari aveva deciso per la sospensione cautelare del provvedimento. Ora è il Movimento stesso, attraverso il suo comitato di garanzia, a revocare «in via definitiva» l’espulsione, decisa dai vertici nazionali dei 5 stelle.
I commenti dei legali
I legali di Cuccu affilano le armi per ottenere «i dovuti risarcimenti, morali e patrimoniali». «Un primo successo importante in una battaglia giudiziaria che comunque va avanti per far accertare anche l’illegittimità del provvedimento di sospensione adottato nell’estate 2020, nell’ambito dello stesso procedimento disciplinare, dal collegio dei probiviri e per ottenere il risarcimento dei gravissimi danni arrecati ai diritti politici della nostra assistita e per mettere in luce le esatte tre ed articolate dinamiche che hanno portato ad adottare un provvedimento riconosciuto come illegittimo», commentano gli avvocati di Cuccu, Patrizio Rovelli e Lorenzo Borrè.
«Perché – si domandano i legali – prima di adottare il provvedimento non fu constatata l’illegittimità della proposta di espulsione e, soprattutto, da chi partì questa proposta, e perché? Confidiamo che la via giudiziaria sia quella corretta per ottenere le dovute risposte. E i dovuti risarcimenti, morali e patrimoniali». L’avvocato Borrè, ex grillino e per questo profondo conoscitore degli ingranaggi che regolano la vita del Movimento, ha scritto poi sul suo account Facebook che la decisione del comitato di garanzia è «un passo in avanti nella difesa dell’art. 49 della Costituzione», il quale recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
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