I numeri in chiaro. Laurenti: «Ora bisogna intercettare ovunque gli over 60 rimasti fuori» – Il video
Tutti gli indici dell’epidemia sono in decremento. Il virus però rappresenta ancora un pericolo per tutti i soggetti non immunizzati e per le nuove possibili varianti, una minaccia costante per l’efficacia dei vaccini. La professoressa di Igiene presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Patrizia Laurenti, commenta il bollettino nazionale diffuso da Protezione Civile e Ministero della Salute sull’epidemia da Covid-19 in Italia. «I 2.436 nuovi casi ci dicono in modo chiaro che il virus circola eccome. E in questo momento lo sta facendo soprattutto attraverso i giovani, dai 40 anni a scendere». Il senso di responsabilità allora si fa ancora una volta fondamentale per arginare ulteriormente i numeri: «In questo periodo dell’anno la responsabilità passa anche dalla scelta di come organizzare le nostre vacanze in base alle date della prima o della seconda dose da ricevere» aggiunge Laurenti, impegnata da settimane nelle vaccinazioni presso l’hub del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma.
«600mila vaccini al giorno non riescono ancora a farci cantare vittoria»
«Si è superata la quota delle 500 mila somministrazioni al giorno raggiungendo il traguardo delle 600 mila iniezioni. Uno sforzo magnifico merito di tanti operatori impegnati fino a tarda sera negli hub vaccinali ma che purtroppo non ci può ancora far cantare vittoria». Il riferimento della professoressa è a quella fascia ancora troppo poco coperta che vai dai 60 ai 69 anni e dai 70 ai 79. «Bisogna ora fare ogni sforzo possibile per andare a prendere come pesci nella rete tutti gli over 60 che non hanno ancora deciso di immunizzarsi. Un vuoto troppo importante sia per i rischi che corrono nel contrarre l’infezione sia per la diffusione più generale del virus nel Paese». Secondo quanto analizzato dalla scienziata «tra loro c’è qualche sacca di no vax che oppone grande resistenza alla vaccinazione ma è evidentemente solo una parte del fenomeno. Intercettare i motivi per cui siamo ancora indietro sui fragili è ora la missione principale da porsi».
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