«Frontex incapace di contrastare l’immigrazione»: la Corte dei Conti Ue stronca l’agenzia per il controllo delle frontiere
Secondo una relazione speciale pubblicata dalla Corte dei conti dell’Unione europea, l’agenzia Frontex non avrebbe aiutato con sufficiente efficacia gli Stati membri e i paesi associati allo spazio Schengen a gestire le frontiere esterne dell’Ue, e il suo sostegno non è stato idoneo a contrastare l’immigrazione illegale e la criminalità transfrontaliera. Stando alla relazione, Frontex non ha pienamente adempiuto alle funzioni affidategli con il mandato del 2016, sollevando dubbi sulla capacità dell’agenzia di svolgere efficacemente il nuovo ruolo che le è stato assegnato. Frontex è un’agenzia creata nel 2004 con lo scopo di aiutare le autorità nazionali a rispondere alle problematiche relative al controllo delle frontiere dell’Ue, come il terrorismo, il traffico di essere umani e l’immigrazione illegale. Dopo la crisi dei rifugiati, nel 2016 Frontex ha ricevuto un mandato più esplicito per sostenere i governi nella lotta all’immigrazione illegale e alla criminalità transfrontaliera.
Visto il peso crescente del dossier immigrazione, negli anni successivi il mandato dell’agenzia si è ampliato ulteriormente, e con esso la sua dotazione finanziaria: dai 19 milioni di euro del 2006 ai 460 milioni del 2020. Ciò nonostante, la relazione della Corte dei conti Ue ha giudicato che Frontex non offre agli Stati membri un sostegno adeguato. «Le mansioni affidate a Frontex nel controllo delle frontiere esterne dello spazio Schengen sono fondamentali per la lotta alla criminalità transfrontaliera e all’immigrazione illegale», ha dichiarato Leo Brincat, il responsabile della relazione. «Attualmente Frontex non le assolve con efficacia. Ciò desta particolare preoccupazione nel momento in cui vengono conferite a questa agenzia responsabilità aggiuntive», ha detto.
Frontex non è pronta a rispettare il nuovo mandato
La relazione della Corte dei conti Ue è una stroncatura dell’operato dell’agenzia per il controllo delle frontiere esterne che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe mettere in discussione l’opportunità di proseguire con il suo potenziamento secondo i termini attuali. Infatti, il nuovo regolamento del 2019 ha impresso una ulteriore svolta all’attività di Frontex, facendo evolvere la sua funzione di sostegno e coordinamento fino a un ruolo di servizio operativo. Per adempiere al nuovo mandato, Frontex conta di estendere il suo organico operativo fino a 10.000 persone entro il 2027 (dai 750 agenti del 2019), con la prospettiva di aumentare gradualmente – fino a raddoppiarla – la propria dotazione per il budget annuale, raggiungendo i 900 milioni di euro all’anno. Un importo ingente, che secondo la relazione è stato deciso senza un accertamento corretto di cosa serva realmente all’agenzia per espletare il nuovo mandato, e senza che ne sia stato valuto l’impatto sugli Stati membri in termini economici e operativi. In base a queste valutazioni, l’agenzia non è pronta a rispettare gli obblighi previsti con il mandato ricevuto nel 2019.
Il futuro di Frontex è legato al futuro dello spazio Schengen
La relazione della Corte dei Conti Ue arriva in un momento in cui i paesi europei si preparano a riaprire le frontiere (interne ed esterne) per salvare la stagione turistica estiva dopo un altro anno di restrizioni per contenere il Covid-19. La settimana scorsa, il 2 giugno, la Commissione europea ha presentato la nuova strategia per lo spazio Schengen, che ha come pilastro la capacità degli Stati membri di controllare le frontiere interne ed esterne, raccogliere informazioni e condividerle tra paesi. Ma la relazione della Corte dei conti Ue ha rilevato criticità e incoerenze nel quadro che disciplina lo scambio delle informazioni, il che ostacola la capacità di Frontex e degli Stati membri di controllare le frontiere secondo la nuova strategia della Commissione. Per esempio, è stato riscontrato che mentre alcuni paesi inseriscono quasi in tempo reale i dati nel sistema di sorveglianza Eurosur, altri lo fanno solo una volta alla settimana.
Ciò significa che i dati su un episodio alla frontiera – come l’arrivo di un gran numero di migranti – potrebbero apparire nel sistema solo una settimana più tardi. Inoltre, alcuni paesi presentano le proprie relazioni in formati diversi, il che significa che i dati non possono essere processati e analizzati rapidamente, se non addirittura risultare inaccessibili per motivi tecnici. Di conseguenza, tutto il sistema ne risente. La fase post-pandemica con il ritorno ai movimenti transfrontalieri sarà l’occasione obbligata per una profonda revisione del sistema di controllo e gestione delle frontiere, con una revisione del mandato di Frontex e del funzionamento dello spazio Schengen all’insegna della digitalizzazione. Questo e tutti gli altri argomenti legati al controllo delle frontiere europee e all’immigrazione saranno discussi nel Consiglio europeo del 24 e 25 giugno.
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