La sentenza del tribunale di Mosca: «Navalny è a capo di un’organizzazione terroristica»
È un’organizzazione terroristica. Ogni attività è vietata. Chi partecipa all’organizzazione di eventi rischia di essere arrestato e processato. Così ha stabilito il Tribunale di Mosca in un verdetto sulle reti guidate dal dissidente russo Alexei Navalny. L’attivista è in carcere dallo scorso gennaio, da quando era rientrato in Russia dopo aver passato quattro mesi in Germania per curarsi da un avvelenamento. Secondo il Tribunale di Mosca ora gli uffici della rete regionale di Navalny e tutta la sua organizzazione che si occupa di combattere la corruzione in Russia sono movimenti estremisti, banditi con effetto immediato. L’accusa è quella di «aver diffuso informazioni che incitavano all’odio e al disprezzo contro i funzionari del governo».
Navalny ha commentato subito la sentenza, chiarendo che continuerà nella sua attività politica insieme alla rete di collaboratori che lo ha sostenuto fino a questo momento: «Ci gestiremo, ci evolveremo, ci adatteremo. Ma non ci tireremo indietro rispetto ai nostri obiettivi e alle nostre idee. Questo è il nostro Paese e non ne abbiamo altri». La risposta è arrivata dal suo account Instagram, con un post che un’ora dopo la pubblicazione ha già totalizzato oltre 90 mila like. Il 16 giungo il presidente russo Vladimir Putin incontrerà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Ginevra, in Svizzera.
La detenzione e lo sciopero della fame
I responsabili dell’avvelenamento di Navalny sono stati svelati a dicembre 2020 da un’inchiesta congiunta di The Insider e Bellingcat, insieme a Cnn e Der Spiegel. I giornalisti che hanno lavorato a questa inchiesta hanno descritto il lavoro fatto dagli uomini del Servizio di sicurezza federale (Fsb), un’unità speciale russa. Durante questo lavoro di inchiesta, Navalny ha chiamato Konstantin Kudryavtsev, uno degli agenti coinvolti fingendosi un membro dell’Fsb.
Pensando di essere al sicuro, Kudryavtsev ha rivelato come il veleno con cui si voleva uccidere Navalny fosse stato applicato direttamente sulle sue mutande. Come sostanza era stato scelto il Novichok, un agente nervino. Navalny ha poi indossato le mutande prima di salire a bordo di un aereo. L’operazione non è riuscita per due motivi: il tempo di assorbimento del veleno è stato troppo lento e il pilota dell’aereo ha deciso di fare un atterraggio di emergenza ai primi sintomi di Navalny.
Dopo un primo ricovero in Russia e una lunga degenza in una clinica a Berlino, il 17 gennaio Navalny ha deciso di tornare in Russia. Appena arrivato all’aeroporto di Mosca, l’attivista è stato subito arrestato. Nelle settimane successive è stato condannato a tre anni di detenzione. In carcere la salute di Navalny è stata compromessa di nuovo. Il suo staff ha minacciato diversi episodi di tortura tra cui la privazione del sonno.
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