Numeri in chiaro, Laurenti: «Il richiamo in un’altra regione? Serve subito un’anagrafe nazionale. I territori imparino a parlarsi» – Il video
In Italia il quadro epidemiologico è in costante miglioramento. Al 9 giugno, il Coronavirus ha provocato 77 vittime, cifra in calo rispetto a ieri, quando i decessi sono stati 102. Patrizia Laurenti, docente di igiene all’Università del Sacro Cuore di Roma e impegnata nella campagna vaccinale presso il polo dell’ospedale capitolino “Gemelli” ha commentato a Open che, nonostante i numeri incoraggianti, «non vanno ripetuti gli errori dell’estate scorsa, quando non avevamo gli strumenti a disposizione per un monitoraggio efficace. Gli indicatori vanno tenuti sotto controllo e i dati vanno monitorati perché ci aiutano a controllare eventuali focolai».
I casi avversi ad AstraZeneca
La scorsa settimana si è parlato di due casi di trombosi legati alla somministrazione del vaccino anglo-svedese AstraZeneca e alla conseguente rinuncia della prenotazione in Liguria da parte di 600 giovani. Uno ha coinvolto una 18enne a Genova, un altro una 42enne in Toscana: entrambe avevano ricevuto la prima dose del siero durante un open day. «Credo che su AstraZeneca ci sia stata un’attenta osservazione di farmacovigilanza. I casi avversi vanno collocati all’interno della pratica vaccinale, che è una pratica medica, e in cui è molto importante che i dottori facciano un’attenta valutazione sui benefici e sui rischi per i loro pazienti. Nello specifico dei due casi, ci saranno le dovute indagini da parte dell’Aifa».
L’ipotesi sulla seconda dose in vacanza
Sull’ipotesi avanzata dal commissario straordinario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo di permettere alle Regioni di organizzare la somministrazione della seconda dose in vacanza, Laurenti commenta: «La seconda dose fuori regione è un tema da valutare perché faciliterebbe il completamento del ciclo vaccinale per coloro che andranno in vacanza. Però poi», sottolinea, «va ricostruita la filiera per mettere insieme i dati essenziali alla formulazione delle certificazioni e dello stesso Green Pass. Non abbiamo un’anagrafe sanitaria nazionale: se se serve a stimolare questo, allora va benissimo».
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