Riconsegnato a Ventimiglia il cugino di Saman fuggito in Francia: sarà subito interrogato
È arrivato in Italia Ikram Ijaz, uno dei cugini di Saman Abbas, accusato di concorso nell’omicidio della 18enne pakistana e occultamento di cadavere. 29 anni, Ijaz è stato consegnato questa mattina alla frontiera di Ventimiglia dalla polizia francese e affidato ai carabinieri di Reggio Emilia che lo porteranno in carcere. Ijaz era scappato in Francia, dove è stato fermato lo scorso 21 maggio mentre si trovava a bordo di un pullman che da Parigi lo avrebbe portato a Barcellona. Ijaz è uno dei tre che appare nel primo video nel fascicolo di indagine della procura di Reggio Emilia, quello in cui si vedrebbero lui, lo zio Danish Hasnain, 33 anni, e l’altro cugino Nomanulhaq Nomanullhaq passare davanti alle telecamere dell’azienda agricola di Novellara in cui lavorava la famiglia di Saman con pale e secchi. Le immagini sono del 29 aprile, il giorno prima dell’ultimo avvistamento della ragazza. Secondo la procura, i tre stavano preparando il punto in cui sarebbe stata seppellita Saman. Una volta fermato, sarebbe stato lo stesso Ijaz a dire di voler tornare in Italia: «per spiegarsi di fronte alla giustizia – ha detto il suo avvocato d’ufficio a Nimes, Jullie-Gaelle Bruyere, al quotidiano francese Objiectif Gard – perché ritiene di non avere assolutamente nulla a che vedere con questo caso e si proclama innocente». Ijaz ha poi spiegato al suo avvocato di essere arrivato in Francia «qualche settimana fa per trovare un lavoro e una vita migliore. Solo qui ha saputo della morte di un membro della sua famiglia, ma dice di non essere coinvolto in questo omicidio».
La procura di Reggio Emilia si aspetta invece una confessione, oltre che maggiori dettagli su dove sia stata seppellita Saman e dove possano essere scappati lo zio e l’altro cugino. Ricercati in tutta Europa, i sospetti degli inquirenti è che anche il 33enne Danesh, considerato l’esecutore materiale dell’omicidio, sia nascosto in Francia. Ma non si esclude che, dal momento della fuga, abbia trovato rifugio in Spagna, Svizzera, Belgio o Regno Unito. Il 10 maggio lo zio di Saman era stato fermato a Imperia per un controllo di polizia. In quell’occasione si trovava assieme al fratello 16enne della ragazza, poi affidato a una struttura protetta. Lo zio invece era stato rilasciato e avrebbe dovuto presentarsi il giorno dopo in commissariato, ma di lui da quel momento si sono perse le tracce. Il nipote invece ha potuto raccontare proprio in quell’occasione che era stato lo zio a strangolare Saman la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio.
E ne aveva spiegato i motivi, come riportato nell’ordinanza del gip di Reggio Emilia: «Lei era musulmana, ma non si comportava come tale – aveva detto il ragazzo – Nel nostro Corano c’è scritto che se uno smette di essere musulmano, deve essere sepolta viva con la testa fuori dalla terra e poi uccisa con lancio di sassi contro la testa. In Pakistan viene fatto…». Nessuna traccia invece sui genitori di Saman, scappati in Pakistan sin dal 1 maggio. Così come del corpo di Saman, che oggi si tornerà a cercare con i cani molecolari e un elettro-magnetometro, che permetterà di scandagliare il terreno fino a 5 metri di profondità.
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