Con il G7 Biden vuole riprendersi l’Europa dopo l’era Trump e getta le basi per l’alleanza delle democrazie (contro la Cina)
Oggi iniziano i tre giorni del vertice del G7 ospitato dalla presidenza britannica Carbis Bay, in Cornovaglia. L’Unione europea sarà rappresentata dal presidente del Consiglio e della Commissione. I leader di Australia, India, Corea del Sud e Sudafrica parteciperanno ad alcune delle sessioni come paesi ospiti. Alla fine del vertice, i leader dovrebbero adottare un comunicato congiunto. Il tema dominante delle sei sessioni del vertice è «Building Back Better», ovvero ricostruire un mondo migliore dopo la pandemia. La sessione di oggi è dedicata alla ripresa economica con un focus sulle disuguaglianze regionali, sociali e di genere. La sessione di domenica sarà incentrata invece sulla resilienza dei paesi e le principali sfide geopolitiche, del commercio e dello sviluppo; seguita da una sessione sulla politica estera e una sulla salute, con un focus sul Covid-19. Infine, le sessioni di sabato riguarderanno i valori condivisi dal G7 e dai paesi ospiti, e le questioni relative all’ambiente e al clima.
Sabato il bilaterale Draghi-Biden
Il vertice inizia alle ore 12.30 con le riunioni preliminari e la cerimonia di benvenuto, ma è nel primo pomeriggio che iniziano i lavori. Il premier Mario Draghi parteciperà a tutte le sessioni, intervenendo come lead speaker nella prima, dedicata ai temi della ripresa economica, e nell’ultima di sabato sui cambiamenti climatici. A margine delle sessioni sono previste riunioni bilaterali tra leader. Nel tardo pomeriggio di sabato è previsto il faccia a faccia, molto atteso, tra il premier Draghi e il presidente Joe Biden.
Le anticipazioni sulla bozza di fine vertice
Nella bozza del comunicato finale, visto in anteprima da Bloomberg, i leader del G7 promettono collaborazione nella produzione e condivisione dei vaccini per controllare il Covid-19 a livello globale, e un’accelerazione nell’impegno per la lotta cambiamento climatico. Ma al di là di questi obiettivi, oggettivamente difficili da non sostenere e condividere, al centro delle conclusioni del G7 c’è la Cina.
Una nuova inchiesta sulle origini di Covid-19
I leader chiederanno all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) una nuova indagine sulle origini del Coronavirus. Secondo la maggior parte egli scienziati la spiegazione più probabile è che il Covid-19 abbia fatto il salto di specie (passando dall’animale all’uomo) per cause naturali, e l’indagine sul campo degli esperti dell’OMS dell’inizio di quest’anno ha concluso che è «estremamente improbabile» che il virus sia nato in un laboratorio. Ma la richiesta dà seguito alla decisione di Biden di estendere a livello globale l’indagine sulle origini del Coronavirus, dopo che alcuni rapporti delle agenzie dell’intelligence statunitense hanno sostenuto la teoria che il virus sia fuggito da un laboratorio di Wuhan. Anche i vertici dell’Ue nella conferenza stampa pre-vertice di ieri si sono uniti alla richiesta di Biden, dicendo che «il mondo ha diritto di sapere esattamente cosa è successo».
La questione degli uiguri dello Xinjiang diventa globale
Il comunicato conterrà un impegno ad affrontare la questione del lavoro forzato nelle catene di approvvigionamento globali, compresi i settori dove vengono coinvolte delle minoranze. La Cina non viene nominata, ma il messaggio è chiaramente rivolto alla repressione degli Uiguri nello Xinjiang, che prevede anche i lavoro forzati per imprese che producono per conto terzi ed esportano nei paesi del G7. Probabilmente i leader più sensibili all’interscambio commerciale con Pechino chiederanno di modificare la dichiarazione. La reazione è già arrivata. Ieri la Cina ha approvato una nuova legge volta a contrastare le sanzioni imposte da altri paesi. Tra le contromisure figurano: «Il rifiuto del visto, il divieto di ingresso, l’espulsione, il sequestro e congelamento di beni di individui o imprese che aderiscano alle sanzioni straniere contro imprese o funzionari cinesi».
Con la Russia si cerca un patto di inimicizia pacifica
Alla Russia i leader del G7 chiederanno «relazioni stabili e prevedibili», come anticipato dallo stesso Biden, e di porre fine al «comportamento destabilizzante e alle attività maligne». Soprattutto dopo i recenti attacchi ransomware in USA ricondotti a gruppi organizzati di hacker russi, il comunicato include l’invito a Mosca di reprimere queste organizzazioni. Intanto, un tribunale russo ha messo fuori legge le organizzazioni politiche del leader dell’opposizione Alexei Navalny, che resta isolato in carcere. Il linguaggio del comunicato mostra che i paesi del G-7 sono desiderosi di riaffermare la leadership globale di fronte all’ascesa della Cina e all’ingerenza della Russia, e presentare al mondo un fronte unito dopo l’era Trump. Se questo servirà davvero a cambiare comportamento di Cina e Russia, però, è tutta un’altra questione.
Vaccinare il mondo
I leader del G7 si impegneranno a fornire 1 miliardo di dosi aggiuntive di vaccini nel 2022 per accelerare l’immunizzazione nei paesi in via di sviluppo. Deluse le agenzie umanitarie che vogliono vaccinare la maggior parte degli 8 miliardi di persone della popolazione mondiale, ma secondo il comunicato l’impegno aumenterà notevolmente l’accesso globale ai vaccini. Biden inoltre promette che gli USA acquisteranno 500 milioni di dosi Pfizer/BioNTech da distribuire ai paesi poveri. Infine dovrebbe essere definito un impegno per porre fine alle restrizioni commerciali non necessarie sulle esportazioni di vaccini, la promessa di accelerare la transizione a veicoli a emissioni zero e nuovi finanziamenti per affrontare l’emergenza climatica, sottolineando la necessità di garantire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dopo aver consolidato la ripresa economica.
America is back
Il comunicato dovrebbe essere finalizzato domenica, rispetto al passato sarebbe un grande passo avanti per il multilateralismo. Tuttavia, è un multilateralismo che assomiglia molto a una nuova forma di unipolarismo statunitense. Questo G7 allargato potrebbe essere lo spartiacque per stringere un’alleanza di democrazie che va dall’Europa e nell’Indo-Pacifico per contrastare la Cina, ma se Biden riuscirà a trovare dagli alleati le risposte che cerca, è ancora tutto da vedere.
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