Mentre al G7 va in scena lo scontro con la Cina, Grillo incontra l’ambasciatore cinese a Roma
Oggi è iniziato ufficialmente il G7 a presidenza britannica, il primo in presenza dallo scoppio della pandemia. Il premier Boris Johnson ha dato il via ai tre giorni di lavori accogliendo nell’esclusivo resort (blindato) di Carbis Bay i leader: Joe Biden per gli Stati Uniti, Mario Draghi per l’Italia, Angela Merkel per la Germania, Emmanuel Macron per la Francia, Yoshihide Suga per il Giappone, Justin Trudeau per il Canada, nonché Charles Michel e Ursula von der Leyen per l’Unione europea. Il vertice rappresenta anche il ritorno al multilateralismo degli USA dopo gli anni di isolazionismo – reale o percepito – della presidenza di Trump. Al centro di tutti gli argomenti discussi dai leader, direttamente o indirettamente, c’è il contrasto all’ascesa e alle ambizioni globali della Cina, e lo scontro è iniziato ancor prima del vertice. Ieri Pechino ha varato contromisure contro le sanzioni estere promettendo stop a visti, espulsioni e sequestro dei beni a chi vi aderisce. Oggi è arrivata la reazione alla richiesta che gli USA hanno portato al G7 di riaprire le indagini sulla teoria del virus sfuggito dal laboratorio di Wuhan.
In una telefonata col segretario di Stato USA Antony Blinken, il capo della diplomazia cinese Yang Jiechi ha affermato che «alcune persone negli USA hanno inventato e diffuso la storia assurda del Covid-19 sfuggito da un laboratorio di Wuhan», e poi ha aggiunto «esortiamo gli USA a rispettare i fatti e la scienza, ad astenersi dal politicizzare la tracciabilità e a concentrarsi sulla cooperazione internazionale contro la pandemia». Blinken ha risposto evidenziando l’importanza della cooperazione con la Cina per scoprire le origini del Covid-19 e chiesto a Pechino «trasparenza» sulle origini del virus. Blinken ha definito il colloquio «costruttivo» promettendo che Washington manterrà con Pechino una diplomazia «pratica e orientata ai risultati sulle sfide globali». Ma tutti gli appuntamenti della missione di Biden in Europa metteranno dei punti fermi della postura degli USA e degli alleati nei confronti della Cina.
L’alternativa occidentale alla Nuova vie della Seta cinese
Un funzionario della Casa Bianca ha detto che in termini di infrastrutture il G7 appoggerà standard elevati, rispettosi dell’ambiente e un meccanismo per gli investimenti nelle infrastrutture fisiche, digitali e sanitarie dei paesi a basso e medio reddito. Ma soprattutto, ha affermato che quella del G7 vuole essere «un’alternativa a quello che altri paesi inclusa la Cina, stanno offrendo». Il riferimento è al progetto cinese delle Nuova via della Seta. Durante il primo governo Conte a guida Lega-M5S, l’Italia firmò un memorandum of understanding sulla Nuova via della Seta, con una cerimonia che portò anche a una solenne visita del presidente Xi Jinping a Roma. Conte all’epoca promise che il memorandum avrebbe favorito nuovi investimenti cinesi in Italia, stando attenti che non vi siano «iniziative predatorie» e tutelando «i dati sensibili nella sperimentazione del 5G».
Con il secondo governo Conte però, stavolta centrato sul patto M5S-PD, il premier adottò una linea più atlantista, incarnata dal nuovo ministri degli esteri Luigi Di Maio, che da quando è entrato nel palazzo della Farnesina ha abbandonato tutti gli atteggiamenti ambigui nei confronti della Cina (e della Russia). Successivamente, di quel memorandum non si è quasi più parlato, anche per una totale assenza dei risultati promessi. Perciò, di fronte alla scelta di campo del ministro Di Maio e al rinnovato atlantismo del governo, aveva sorpreso la notizia uscita nel pomeriggio della visita – proprio durante la prima giornata del G7 – dell’ex premier e leader in pectore del M5S Giuseppe Conte e Beppe Grillo all’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua, per un colloquio che dalle fonti parlamentari è stato definito di «routine».
La notizia ha suscitato reazioni in alcuni esponenti politici, la più severa proviene dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Facebook ha scritto «i grillini sono la quinta colonna del regime cinese in Italia». Da quanto apprende l’Adnkronos, Conte ha poi deciso di non partecipare all’incontro con l’ambasciatore cinese insieme a Grillo, per «concomitanti impegni»
Sicuramente tra M5S e governo cinese c’è un rapporto stretto e ormai collaudato, ma organizzare un incontro del genere proprio mentre Draghi sta parlando al G7 risulta come uno sgarbo. Tuttavia, la notizia non deve sorprendere. Non tutti i pentastellati hanno seguito il percorso di Di Maio. Vito Petrocelli, presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, è ancora noto per la sua linea apertamente filorussa e filocinese, al punto da bollare come «sensazionalismo» i rapporti sulla repressione degli uiguri nello Xinjiang, un altro dei dossier sulla Cina in discussione dai sette grandi a Carbis Bay.
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