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«Camilla non aveva malattie ereditarie». I genitori della 18enne negano la patologia autoimmune: «Nostra figlia era sana»

13 Giugno 2021 - 10:05 Luca Covino
camilla canepa vaccino astrazeneca perizia
camilla canepa vaccino astrazeneca perizia
In attesa dei primi interrogatori a medici e infermieri, i magistrati stanno cercando di ricostruire la catena di responsabilità legata alla morte della giovane. Il 29 maggio le fu prescritto un farmaco a base di estrogeni e ormoni per un problema ginecologico

Barbara e Roberto Canepa, i genitori di Camilla, la 18enne deceduta a Genova per complicazioni legate a due trombi causati presumibilmente dalla somministrazione di AstraZeneca, parlano delle condizioni di salute della figlia: «Era sana. Non aveva alcuna malattia ereditaria». È un nuovo punto, un segno nel percorso che i magistrati stanno seguendo per ricostruire che cosa in particolare abbia provocato la morte della ragazza di Sestri Levante. Dopo la requisizione della scheda anamnestica, ovvero il certificato da compilare prima dell’inoculazione del vaccino, gli inquirenti hanno potuto capire che la giovane non aveva dichiarato alcuna patologia né terapia farmacologica a differenza di quanto riscontrato in seguito all’ospedale di Lavagna, nella prima notte di osservazione prima del trasferimento a Genova. Lì i dottori rilevarono una patologia autoimmune, la piastrinopenia, che implica per chi ne è affetto una carenza di piastrine nel sistema circolatorio. Ora la Procura deve capire se la ragazza fosse a conoscenza o meno di questa condizione.

I farmaci e il ruolo dei medici

Oltre ai certificati e alle cartelle cliniche degli ospedali dove Camilla è stata ricoverata, i magistrati hanno previsto di convocare alcuni testimoni. Su tutti, i medici e gli infermieri vaccinatori: lo scopo è quello di capire quali informazioni sul suo stato di salute sono state fornite dalla giovane. Ma c’è un dottore in particolare che potrebbe smuovere gli equilibri delle indagini in corso: quello che ha prescritto a Camilla farmaci assunti dalla ragazza a partire dal 29 maggio per un problema ginecologico. Quattro giorni dopo essere stata vaccinata, infatti, la ragazza aveva iniziato un ciclo terapeutico con il Progynova, a base di estrogeni e ormoni, che tra gli eventi avversi ha proprio la trombosi. Gli investigatori devono capire se la ragazza fosse cosciente dei rischi, ma soprattutto se il medico che le ha prescritto la cura avesse chiaro il quadro della situazione, il fatto che aveva davanti una ragazza vaccinata con AstraZeneca.

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