Il giallo della ‘fuga radioattiva’ dalla centrale nucleare in Cina (negata da Pechino)
Una semplice anomalia nella centrale nucleare di Taishan nel Guandong ha generato un allarme su una “possibile fuga radioattiva”, negata però sia dalla Cina che dai costruttori di Électricité de France che gestiscono l’impianto con China General Nuclear Power Corporation (CGN). Al momento, ha fatto sapere EDF, le emissioni di gas nell’atmosfera sono «entro i limiti autorizzati», ma i suoi tecnici stanno indagando sulle cause dell’incidente. Segnalando però che si tratta di «un fenomeno noto, studiato e previsto nelle procedure di sicurezza». Che può generare al massimo un problema di prestazioni. A lanciare l’allarme è stata la Cnn, che ha riportato l’informativa con cui Framatome – la controllata di EDF che ha collaborato alla costruzione della centrale che si trova nel sud della Cina a 130 km da Hong Kong – aveva avvertito a fine maggio gli Stati Uniti di un potenziale problema a Taishan. E segnalando la possibilità di una “minaccia radiologica imminente” al Dipartimento dell’Energia americano. Nell’impianto Frametome ha installato due reattori EPR di terza generazione, che gestisce attualmente in una joint venture con CGN.
Secondo l’amministrazione Biden la situazione è attualmente sotto controllo (in base ai trattati sugli incidenti nucleari gli Usa sono tenuti in questi casi a dare l’allarme). Ma secondo la Cnn i tecnici francesi che lavorano a Taishan hanno aumentato i parametri di accettazione del livello di radiazioni attorno alla centrale. Ciò nonostante, il 30 maggio il livello di radiazioni sarebbe arrivato al 90% della soglia rinnovata. La Reuters scrive che secondo EDF l’accumulo di krypton e xeno – entrambi gas rari o nobili – ha interessato il circuito primario dell’Unità 1 di Taishan. Ma l’azienda ha aggiunto che si tratta di un «fenomeno noto, studiato e previsto nelle procedure». CGN ha anche affermato in una dichiarazione che le operazioni presso l’impianto rispettavano le norme di sicurezza.
Il problema del reattore 1 e le ragioni geopolitiche dell’allarme
Secondo il Corriere della Sera a Parigi c’è un forte imbarazzo per l’accaduto. Ma più per ragioni geopolitiche che di sicurezza. Il contratto per Taishan ha fruttato 2,4 miliardi di euro. Il governo francese era informato del problema al reattore 1 ma ha taciuto fino a quando non la notizia non è uscita da Washington. E gli esperti nucleari francesi si dicono sconcertati del fatto che la centrale non sia stata fermata. I gas si sono accumulati nell’acqua e nel vapore delle barre di combustibile nucleare che si trovano nel cuore del reattore. Per risolvere il problema i cinesi hanno effettuato scarichi atmosferici dei gas «in conformità dei limiti normativi previsti dall’autorità di sicurezza» di Pechino. Secondo CGN i dati di radioattività a Taishan sono nella norma e i tecnici non hanno rilevato alcuna fuga di gas. La Frametome si è dovuta rivolgere agli Usa solo perché l’azienda nucleare cinese è stata inserita in una black list dall’agosto 2019 perché avrebbe tentato di acquisire tecnologia statunitense per usi militari in Cina. Per questo i francesi avrebbero bisogno di una deroga da parte del governo Usa per consentire a CGN di risolvere i problemi di tecnologia del reattore.
Non è la prima volta che si registrano problemi di sicurezza a Taishan. Nel marzo scorso un voltmetro difettoso sempre nell’Unità 1 ha causato uno spegnimento automatico del reattore. Ad aprile del gas radioattivo è entrato accidentalmente in un tubo del sistema di trattamento dei gas di scarico mentre gli addetti stavano cercando di sigillarlo, generando un altro allarme. Come quello di oggi, senza conseguenze. Se non quelle di rischiare di peggiorare ulteriormente i rapporti tra Cina e Usa.
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