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AstraZeneca, cronistoria di un disastro comunicativo: tutte le giravolte delle istituzioni sul vaccino di Oxford

15 Giugno 2021 - 07:20 David Puente
astrazeneca terapia anticorpi monoclonali
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Da marzo a oggi, le analisi scientifiche, minate dalla paura e dai dubbi della popolazione, non sono affatto cambiate di fronte a casi estremamente rari sia in Italia quanto nel Regno Unito. Ma chi governa continua a cambiare idea

La gestione italiana del caso AstraZeneca, così come quella di altri Paesi d’Europa, è stato letteralmente disastroso e la recente decisione di sospendere la somministrazione agli under 60 non ha fatto altro che aumentare l’incertezza nella popolazione nei confronti delle istituzioni e dell’intero piano vaccinale. Non c’è nulla di scientifico nel fare un testacoda di fronte a un singolo episodio come quello di Camilla, la ragazza deceduta di trombosi a Genova per la quale bisogna ancora accertare le responsabilità.

Ripercorrendo le dichiarazioni istituzionali riguardanti il vaccino AstraZeneca, dopo l’autorizzazione da parte dell’EMA abbiamo assistito a una sorta di «effetto yo-yo» in cui Aifa e ministero della Salute confermavano il vaccino agli under 55 (2 febbraio e 10 febbraio) dopo che il viceministro Sileri sosteneva che andasse dato anche agli over* 55 (9 febbraio), poi si è passati a un «ok fino ai 65 anni» (16 febbraio, 17 febbraio e infine 23 febbraio). Non passa molto tempo che Speranza sostenne e diede l’ok per la somministrazione agli over 65 (7 marzo e 8 marzo), ma la diffusione della presunta correlazione tra il vaccino AstraZeneca e trombosi inizia a circolare in Europa, riscontrando diverse sospensioni che avevano iniziato a far vacillare la fiducia verso il prodotto anti Covid19.

Marzo 2021 è stato il mese nero per AstraZeneca. Nonostante il presidente dell’AIFA Giorgio Palù contestasse l’eccessiva emotività di fronte al caso che si era creato su AstraZeneca, è stata la stessa Agenzia ad avviare il 15 marzo una sospensione precauzionale nonostante i casi di presunte trombosi fossero estremamente rari e del tutto non accertati. Un testacoda avvenuto in appena 24 ore che aveva di fatto minato la credibilità non solo del vaccino, ma anche della stessa agenzia del Presidente Palù. Una decisione «politica» che venne contestata dall’ex direttore esecutivo dell’EMA, Guido Rasi.

«Aspettiamo la valutazione dell’EMA», disse ancora Palù di fronte alla sospensione del vaccino in Italia. L’ente europeo diede, ancora una volta, il via libera ad AstraZeneca convincendo l’Italia a ripartire con le somministrazioni. Locatelli, un altro membro del CTS, il 21marzo contestò le esitazioni sul vaccino citando il Regno Unito come esempio per i risultati ottenuti, ma il 4 aprile un altro membro del comitato, Giovanni Rezza, riporta il dubbio sul vaccino: «I benefici sono nettamente superiori ai rischi, ma gli eventi avversi rari di trombosi non vanno sottovalutati».

Un altro colpo arriva il 7 aprile con l’idea di vietare AstraZeneca agli under 65, per poi allinearci verso la raccomandazione solo agli over 60 (sempre il 7 aprile) ponendo freno per i più giovani (8 aprile). Che cosa dovrebbero pensare i vaccinati sotto quella soglia di età? Un evento che aveva generato ulteriore incertezza e diverse rinunce, costringendo a rivedere i piani per le somministrazioni agli under 60 (9 aprile).

Nonostante Mario Draghi e altri politici si siano vaccinati con AstraZeneca ormai la frittata è servita. L’EMA ha sempre sostenuto la somministrazione, soprattutto tenendo conto del rapporto rischi-benefici, chiarendo ancora una volta la sua sicurezza per tutte le fasce di età (23 aprile). Il 3 maggio il generale Figliuolo valuta la somministrazione anche per gli under 60, l’AIFA a fine mese rassicura i cittadini per la seconda dose del vaccino ritenendolo sicuro (23 maggio), poi arriva il caso di Camilla Canepa e si ritorna nel caos.

Una cronistoria che ci delinea il vero e proprio caos comunicativo e decisionale delle istituzioni italiane di fronte a un evidenza scientifica di come il vaccino possa essere ritenuto rischioso se non per questioni puramente politiche ed emotive. Da marzo a oggi, le analisi scientifiche, minate dalla paura e dai dubbi della popolazione, non sono affatto cambiate di fronte a casi estremamente rari sia in Italia quanto nel Regno Unito dove le dosi somministrate sono state estremamente superiori rispetto alle nostre (circa 40,2 milioni contro i nostri 7,7 in data 10 giugno 2021).

L’EMA, di fatto, non ha mai cambiato idea sul vaccino anglo-svedese. Le sue raccomandazioni sono state sempre chiare e pubbliche, disponibili a tutti, evitando interferenze sia politiche che emotive come avvenne durante l’approvazione degli stessi vaccini, a partire da Pfizer come dimostrato dal caso EmaLeaks. In un documento pubblicato il 23 aprile 2021 vengono descritti i vari scenari sulla diffusione del virus calcolando il rapporto rischi-benefici legato ad AstraZeneca, confermando l’importanza del vaccino nella lotta alla malattia. Insomma, meno ospedalizzazioni e meno terapie intensive, così come un’elevata efficacia anche per quanto riguarda il rischio di morte. Una sola «nota stonata», ossia un fattore rischi-benefici non favorevole ai minori di 30 anni, soglia tenuta in considerazione proprio dal Regno Unito primatista delle somministrazioni AstraZeneca.

Nonostante tutto, non abbiamo ancora oggi la certezza di un legame tra il vaccino e i casi di trombosi segnalati alla farmaco vigilanza. I casi vengono stimati a 1 caso su 100.000 somministrazioni, ma questo non significa 1 morto ogni 100.000 vaccinati e questo è un punto ulteriore da chiarire! Dati alla mano, senza emotività alcuna di fronte a un caso eclatante e non ancora confermato, la scienza e il rapporto rischi-benefici parlano chiaro.

Non c’è solo il CTS, composto comunque da esperti nel campo medico, ma anche la comunicazione degli scienziati è stata nel tempo letteralmente errata, o persino strumentalizzata da qualche media, scatenando ulteriori incertezze nella popolazione. Prendiamo solo l’esempio di Gianni Rivera che, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, dimostra come delle «notizie negative» e «dei virologi» lo avrebbero convinto a non vaccinarsi. Quella di Rivera è paura, paura di morire grazie al terrore diffuso e alimentato dall’incertezza.

L’EMA, in un tweet del 13 giugno, ha denunciato la circolazione di molta disinformazione in merito alle valutazioni scientifiche del vaccino inglese, diffondendo di fatto indicazioni errate. La fonte della disinformazione si trovava proprio in Italia: «un articolo pubblicato su un giornale italiano che ha citato erroneamente uno dei nostri esperti e per il quale abbiamo chiesto una rettifica formale» si legge nella nota. Il caso riguardava Marco Cavaleri e una sua presunta dichiarazione contro la somministrazione del vaccino, ma a seguito della contestazione alcune testate hanno cambiato il contenuto delle loro pubblicazioni: da «Marco Cavaleri (Ema): “Meglio vietare il vaccino AstraZeneca a tutti”» a «Marco Cavaleri (Ema): “Tutti i vaccini approvati vanno usati, compreso AstraZeneca”».

*Nota: in precedenza era stato riportato «under 55», ma il dato corretto era «over 55».

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