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Gianni Rivera è un babbeo? No! È una delle tante vittime delle narrative NoVax

16 Giugno 2021 - 11:04 David Puente
I NoVax non sono soltanto quelli che vediamo manifestare in piazza. Esiste un mondo sommerso di vittime delle loro narrative. Proviamo a spiegare il meccanismo

Gianni Rivera è diventato il nuovo campione dei NoVax, un nuovo testimonial che sfrutteranno per continuare la loro propaganda di disinformazione complottista. Verrà sfruttato per questo, ma come tanti non è possibile etichettarlo come NoVax. Rivera è una vittima, insieme ad altri, dell’enorme confusione dove si sono insinuati i patogeni delle “fake news” contro i vaccini anti Covid19.

Gianni Rivera è un babbeo? No! Non stiamo parlando del fanatico che va in piazza a manifestare contro le scie chimiche con il cappellino di carta stagnola in testa, ma di una persona che prima del suo intervento a Porta a Porta godeva di una certa reputazione non solo come campione nel mondo del calcio, ma come dirigente d’azienda, parlamentare per quattro legislature e sottosegretario alla Difesa. Quante persone, di carriera e facoltose, credono a Montagnier? Bella domanda!

Ospite de La Zanzara di Cruciani e Parenzo, Rivera cita il Premio Nobel Luc Montagnier come ottimo esempio da seguire e afferma di non conoscere Roberto Burioni. Prendendo per vera questa sua dichiarazione, sta di fatto che nessuno può conoscere tutto e tutti. Rivera potrebbe aver appreso, tramite amici o conoscenti da lui ritenuti attendibili, delle informazioni condivise da diffusori di falsità scientifiche come quelle dell’ex scienziato francese che negli anni successivi al prestigioso premio, vinto insieme all’immunologa Françoise Barré-Sinoussi, ha abbracciato l’omeopatia e teorie senza alcun riscontro scientifico. È finito in una bolla ed è stato influenzato dal suo contenuto.

Tutti possono cascare in una notizia falsa, qualunque sia la professione o il livello culturale, e Rivera non ne è immune. Siamo abituati ad osservare quei mille o dieci mila polarizzati in piazza a manifestare contro i vaccini, alimentati dai soliti noti, ma è soltanto la piccola e visibile punta dell’iceberg che cela al di sotto dell’acqua un’enorme segmento della popolazione vittima della disinformazione che non si espone pubblicamente, che rimane a casa, che usa i social solo per “informarsi” e che diffonde il sentito dire tra amici e parenti. Senza l’assist di Bruno Vespa non avremmo mai saputo dei timori di Rivera e della sua contrarietà al vaccino anti Covid19. Chissà quanti in Italia si trovano nella sua stessa situazione, ma se non riusciamo a distinguerli dai ciarlatani fonte della disinformazione rischiamo di creare nuovi polarizzati o addirittura nuovi eroi della pseudoscienza.

Fonte | Un volantino cartaceo dai contenuti NoVax distribuito in Friuli Venezia Giulia

Roberta Villa, giornalista laureata in medicina e divulgatrice scientifica, in un video su Instagram del 16 maggio si era posta un problema legato proprio alle capacità comunicative di coloro che disinformano e riescono a convincere parte della popolazione con contenuti pericolosi: «Sono contraria a ogni forma di censura, ma certe iniziative di disinformazione, che contrappongono in maniera strumentale vaccini e cure domiciliari, diffondendo messaggi falsi e pericolosi, fanno vacillare le mie certezze. Troppe persone possono cadere nella loro trappola. Come difendersi?». Nel suo intervento cita un video, probabilmente uno dei tanti di cui ci siamo occupati a Open Fact-checking.

Gianni Rivera è criticabile e va certamente criticato per i messaggi fuorvianti che riesce a diffonde grazie alla credibilità che gode in milioni di cittadini che lo seguono e lo conoscono, ma in questa vicenda dobbiamo riconoscerlo in quanto una delle tante vittime non solo dei bufalari o dei vari ciarlatani del web che arrivano a diffondere le loro narrative anche al di fuori dei social, ma altrettanto vittima di una pessima gestione e mala comunicazione da parte delle istituzioni, degli esperti e di alcuni media.

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