No, il video dei pipistrelli vivi a Wuhan non dimostra la fuga del Coronavirus dal laboratorio
In un servizio della conduttrice Sharri Markson, mandato in onda il 13 giugno 2021 da SkyNews Australia, viene annunciata la scoperta di un filmato che riaprirebbe il dibattito sull’origine del nuovo Coronavirus nel laboratorio di Wuhan. Questa è la narrativa diffusa a seguito della pubblicazione del video, dove vengono mostrati dei pipistrelli vivi all’interno dell’Istituto di virologia di Wuhan smentendo le dichiarazioni degli investigatori dell’OMS. C’è un problema: il filmato risale al 2017 e non dimostra affatto un collegamento col SARS-CoV-2.
Il video sarebbe stato «scoperto» da un gruppo noto come DRASTIC, che sostiene di indagare sulle origini del Coronavirus. Attraverso mirabolanti ricerche online, avrebbe tracciato un filo di presunte prove che porterebbe direttamente al laboratorio dell’istituto di virologia di Wuhan. Tali scoperte, una volta verificate, erano già ben note alla comunità scientifica e in alcuni casi sono stati riscontrati degli errori grossolani, come quello in cui hanno confuso due famiglie di virus per ricollegarli al SARS-CoV-2.
Per chi ha fretta:
- Gli investigatori dell’OMS non hanno rilevato la presenza di pipistrelli nel laboratorio di Wuhan.
- Il video risale al 2017 e non dimostra che il laboratorio ospitasse dal 2018 al 2020 dei pipistrelli al suo interno.
- Non è una scoperta sensazionale, le informazioni sulla presenza di pipistrelli nel 2017, anno in cui venne pubblicato il filmato, erano note alla comunità scientifica e rese pubbliche, ancora oggi, nei siti istituzionali cinesi.
Analisi
La presunta “scoperta” risulta essere un filmato rilasciato dall’Accademia cinese delle scienze, liberamente fruibile dal suo sito web ufficiale.
Se da un lato Pechino non sembra interessata a tener nascosta questa presunta «prova» ritenuta compromettente (non ne hanno mai fatto un mistero), dall’altro gli ispettori dell’OMS, che lamentano la scarsa collaborazione della Cina alle indagini, non hanno rilevato pipistrelli vivi nelle strutture all’interno del laboratorio durante le loro indagini a Wuhan.
L’obiettivo del servizio
Il filmato viene proposto con lo scopo di “smentire” le dichiarazioni pubbliche dello zoologo Peter Daszak, uno degli ispettori dell’OMS a Wuhan, nelle quali sosteneva l’assenza dei pipistrelli nella struttura cinese in un tweet del 10 dicembre 2020 che attualmente risulta rimosso:
Important error in this piece. No BATS were “sent to Wuhan lab for genetic analyses of viruses collected in the field” That’s not how this science works. We collect bat samples, send them to the lab. We RELEASE bats where we catch them! @justinjvallejo
Tuttavia, lo stesso Peter Daszak non si dimostra più certo della sua precedente affermazione, come afferma pubblicamente in un tweet del 1 giugno 2021:
You’re right, but also we didn’t ask them if they had bats. I wouldn’t be surprised if, like many other virology labs, they were trying to set up a bat colony. I know it’s happening in labs here and in other countries.
Nove secondi di video e il brevetto
Le riprese trasmesse da Sky News Australia sono presenti dal minuto 4:31 al 4:40, dove si notano delle gabbie contenenti dei pipistrelli e un tecnico che nutre uno di questi con quello che sembra essere un verme.
Circa 9 secondi di video che a una prima occhiata potevano essere immagini di repertorio, come quelle all’aria aperta (minuto 4:06) e di quella che sembra essere una delle caverne dove vivono i mammiferi (minuto 4:11).
Tuttavia, la prova che queste gabbie fossero presenti nella struttura di Wuhan la troviamo nel sito dell’Accademia delle Scienze Laboratory Animal Center con l’indicazione ben precisa: 12 posti disponibili per altrettanti esemplari di pipistrelli.
Non solo. Lo stesso istituto aveva brevettato nel 2018 delle gabbie per pipistrello molto simili a quelle presenti nel video diffuso dall’Accademia delle scienze.
È possibile che dei pipistrelli venissero trattenuti all’interno di quelle gabbie nel laboratorio di Wuhan nel 2017. Se Pechino fosse intenzionata a cancellare ogni prova, come mai a distanza di un oltre un anno non si sono resi conto di così tante falle? Forse perché in quel periodo venivano svolti altri esperimenti in ambito di ricerche diverse da quelle dei coronavirus, come dimostrato da alcuni studi pubblicati dai ricercatori cinesi di Wuhan.
Pipistrelli vivi nel laboratorio e l’interferone
Una delle ragioni per cui ha senso ospitare dei pipistrelli in un laboratorio di ricerca, per poi ottenere campioni di tessuto, è lo studio sul ruolo dell’interferone nel loro organismo. I pipistrelli sono divenuti il serbatoio ideale di diverse famiglie di virus, inclusi ovviamente i Coronavirus, perché attraverso un apposito interferone riescono a ridurre al minimo la capacità dei patogeni di proliferare. Le ragioni precise per cui questo accade sono ancora ignote.
Nel 2018 viene pubblicato lo studio di Shi Zhengli sul ruolo dell’interferone nei pipistrelli. Le ricerche vennero svolte proprio nel Laboratory of Special Pathogens and Biosafety dell’Istituto di virologia di Wuhan, nulla venne nascosto anche perché la loro presenza risulta riportata negli stessi studi:
All animal experiments were approved by the Institutional Animal Ethical Committee of Wuhan Institute of Virology, Chinese Academy of Sciences (Serial number: WIV05201603).
[…]
Adult Myotis davidii and Rhinolophus sinicus captured from Taiyi cave (Xianning, China) and Pteropus alecto bats trapped in Southern Queensland, Australia were euthanized and dissected directly. Mice and bats were used without gender preference.
In un successivo studio, presentato per la revisione nell’ottobre 2020 e pubblicato il 5 gennaio 2021, dove si parla dei nuovi Rhabdovirus trovati nei pipistrelli, si accenna a una precedente presenza di tali esemplari nel laboratorio, tra il 2006 e il 2018:
«Bat samples (brain and saliva) were part of the biocollection housed in the Wuhan Institute of Virology, Chinese Academy of Sciences. They were originally collected from the field, during the period 2006–2018».
Non è chiaro se si tratti dei medesimi esemplari del video o dello studio risalente al 2018. Per quanto l’ultima ricerca sia stata svolta nel 2020, non si parla di esemplari vivi portati nel laboratorio fino al 2018. In uno studio di Shi del 2016, riguardante il genoma del BetaCoronavirus BtCoV/4991, non si parla di campioni presi dagli animali del laboratorio, bensì raccolti nella zona mineraria del Mojiang (regione dello Yunnan). Anche RaTG13 risulta essere stato raccolto nella regione dello Yunnan e si rivelerà essere lo stesso BtCoV/4991, il quale rappresenta una sequenza incompleta del medesimo.
Conclusioni
Non si riscontra alcuna scoperta e nessuna smentita concreta alle dichiarazioni rilasciate dallo zoologo Peter Daszak. Il video esiste, è di pubblico dominio dal 2017 così come le ricerche svolte sui pipistrelli vivi fino al 2018 nel laboratorio di Wuhan, studi che non riguardavano i coronavirus. La narrativa proposta dalla conduttrice australiana, basandosi sulle presunte scoperte del gruppo DRASTIC, risultano funzionali a promuovere il suo libro sulle presunte origini della Covid19. Non è la prima volta che la conduttrice pubblica presunte scoperte a tale scopo.
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