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Vaccinazione eterologa e consenso informato: come funziona la libertà di scelta sulla seconda dose

Draghi ha annunciato che si potrà ricevere l'immunizzazione con AstraZeneca firmando un modulo che esenti governo, regioni e medici da ogni responsabilità. Cosa dicono gli esperti sul richiamo e perché il premier ha parlato dei suoi anticorpi

Gli italiani che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca avranno libertà di scelta sulla seconda dose. E quindi potranno decidere se immunizzarsi con Vaxzevria oppure con Pfizer-BioNTech o Moderna. A certificarlo ieri è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa convocata in fretta e furia per dare un segnale ed evitare rallentamenti nella campagna di vaccinazione di massa dopo i molti, troppi “cambi di verso” di questi giorni. Lo ha fatto accogliendo, di fatto, le istanze delle Regioni che lo avevano chiesto nei giorni scorsi. Ma con una particolarità, ha spiegato il premier: «Se uno ha meno di 60 anni e gli propongono di fare l’eterologa ma non vuole, questa persona è libera di fare la seconda dose di AstraZeneca purché abbia il parere del medico e il consenso informato, bene».

L’annuncio di Draghi arriva mentre la campagna vaccinale cominciava a presentare i primi, pericolosi scricchiolii. Da una parte il disastro comunicativo di agenzie del farmaco e governi, che hanno veicolato un messaggio contraddittorio in questi mesi causando incertezza e, in qualche caso, persino psicosi tra i cittadini. Dall’altra, come conseguenza, le defezioni tra chi, anche over 60, era stato convocato per la seconda dose: a Napoli qualche giorno fa ha deciso di non presentarsi all’appuntamento il 30% dei prenotati, nonostante il vaccino da somministrare fosse Pfizer. Numeri impressionanti arrivano invece da chi doveva ricevere il preparato dell’azienda anglo-svedese: il calo delle somministrazioni è arrivato al 50%. E i numeri, scrive oggi La Stampa, dicono che negli ultimi giorni le vaccinazioni in Italia sono scese del 10,3%. Ma dietro la decisione, spiega ancora il quotidiano, c’è anche un timore nascosto nell’esecutivo: la variante Delta ha una capacità di replicazione tale da riuscire a diventare prevalente in poco più di un mese. Come in Regno Unito, Russia e Stati Uniti. Mentre da noi 2,8 milioni di cittadini over 60 non hanno ancora ricevuto la prima dose.

Da qui la decisione del governo di aprire alla seconda dose di AstraZeneca con il consenso informato. Si tratta di un modulo che il medico vaccinatore proporrà a chi dichiara di voler ricevere la seconda dose del siero anglo-svedese. Come ha detto ieri il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, c’è un 10% del milione di persone in attesa del richiamo che vuole ancora AstraZeneca. E, altro argomento non del tutto irrilevante, ci sono ancora milioni di dosi di quel vaccino nei depositi che rischiano di andare sprecate. Per questo alla fine il governo ha dato seguito alle richieste delle tre regioni (più la Campania) che avevano chiesto di vaccinare ancora con Vaxzevria. E quindi, spiega proprio La Stampa, funzionerà così: gli under 60 che vorranno fare il richiamo con AstraZeneca anziché con Pfizer o Moderna potranno farlo firmando un modulo di consenso informato, che esenti vaccinatori, Regioni e ministero da qualsiasi responsabilità. Perché il Comitato Tecnico Scientifico ha ribadito che è comunque raccomandabile l’eterologa, ma non è possibile vietare a un cittadino che lo richieda la somministrazione di un vaccino regolarmente autorizzato.

Farlo avrebbe significato esporsi a un rischio di cause legali e perdere la fiducia di un milione di persone. Che per il richiamo sia meglio un vaccino diverso è finora opinione di molti esperti, anche se l’Ema ha ribadito nei giorni scorsi che le ricerche che lo hanno decretato hanno campioni troppo piccoli per potere rappresentare una risposta definitiva. Oggi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Francesco Le Foche, immunologo del policlinico Umberto I, spiega: «L’eterologa è scientificamente corretta. I dati sono confortanti, mostrano la sicurezza di questo approccio e la correttezza del principio immunologico. Il sistema immunitario si esprime meglio se lo si stimola in modo eterogeneo. È la sua essenza quella di rispondere in modo appropriato a stimolazioni diverse pur mantenendo lo stesso fine di produrre anticorpi».

Mario Draghi e la frase sugli anticorpi

Ieri Draghi, che ha ricevuto AstraZeneca, durante la conferenza stampa ha detto una frase che ha fatto storcere il naso a molti: «Ho più di 70 anni, la prima dose ha prodotto anticorpi bassi e allora mi si consiglia di fare l’eterologa, che funziona per me e anche per chi ha meno di 70 o 60 anni». La risposta anticorpale si rivela attraverso un test sierologico. Ma, come ha spiegato qualche tempo fa al Tempo il professor Massimo Andreoni, le risposte del sistema immunitario possono essere diverse: «C’è chi ne ha sviluppati migliaia e chi qualche centinaio. Alcuni anche solo una decina e chi proprio zero. Il sistema immunitario però non risponde solo con la produzione degli anticorpi, ma anche con le cosiddette cellule-mediate, che agiscono direttamente aggredendo il virus. E che sono più importanti degli anticorpi. Quindi bisogna stare tranquilli: chi si vaccina non rimane mai completamente indifeso davanti al virus».

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