I dimenticati di Reithera, 900 volontari hanno provato il vaccino: «E ora cosa facciamo?» – L’intervista
Sono 900 i volontari che hanno aderito alla seconda fase della sperimentazione del vaccino Reithera. Il vaccino prodotto in Italia che avrebbe dovuto rendere indipendente il nostro Paese nella lotta al Covid. E, invece, così non è stato. La Corte dei conti ne ha bloccato il finanziamento mentre lo Stato italiano, al momento, non lo riconosce al pari di tutti gli altri vaccini. Insomma, chi ha fatto il Reithera non sa cosa fare, vive in un limbo e rischia di non poter vedere, nemmeno lontanamente, il Green Pass, necessario per viaggiare in libertà o per partecipare a un evento o a un matrimonio. Lo sa bene Andrea Tedone, dirigente bancario di Busto Arsizio che a febbraio ha contattato Reithera e ha iniziato così il suo trial clinico. Mai avrebbe pensato che potesse finire così. Nel caos più totale.
Perché e come è diventato volontario di Reithera
Perché l’ha fatto? «Volevo dare un contributo alla lotta alla pandemia – ci spiega – lo ritenevo un gesto di fiducia nella scienza, specialmente in un momento in cui c’erano sospetti su AstraZeneca sui presunti casi di trombosi. Così ho contattato Reithera e poi mi sono iscritto al trial attraverso Regione Lombardia. Non ero affatto ansioso e non l’ho fatto nemmeno per soldi nonostante gli 800 euro di indennità previsti» che ancora non ha preso e che, comunque, «devolverebbe in beneficenza». Andrea Tedone – che non ha avuto il Covid – è stato sottoposto a entrambe le dosi di Reithera «senza alcun effetto collaterale». Adesso, però, nonostante tutto, rischia di non poter avere il Green Pass.
Il reportage di Open
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«Non mi volevano dire se fosse vaccino o placebo»
Attraverso il suo medico, poche settimane fa, è riuscito a sapere che gli è stato iniettato il vaccino (il rischio è che gli avessero somministrato il placebo, come avviene solitamente anche in altri trial clinici). «Non ci volevano dire cosa fosse. Poi, quando è partito il piano vaccinale, abbiamo insistito e ci è stato comunicato. A me è stato confermato che ho ricevuto il vaccino e, infatti, ho sviluppato gli anticorpi neutralizzanti», ci spiega. Attraverso i test sierologici, a cui si sottopone ogni due mesi, tra l’altro, sa con certezza di avere gli anticorpi e che quel vaccino «ha funzionato».
«A settembre mi sposo ma non ho il Green Pass»
Ora, però, ed è questo il suo problema principale, deve sposarsi. «Ho spostato le nozze due volte. Prima a giugno di quest’anno, poi a settembre così da avere tutti gli invitati vaccinati. E il paradosso è che, se non sbloccheranno la questione Reithera, se questo vaccino non verrà riconosciuto dallo Stato, io finirei a settembre a essere tra i pochi a non avere ancora il Green Pass. Dovrei farmi il tampone, pur essendo vaccinato». In altre parole, «ho il vaccino italiano che, però, lo Stato italiano non riconosce poiché sperimentale e ancora non autorizzato. E ho pure la certezza di avere gli anticorpi, essendo sottoposto continuamente a controlli». Da qui – ci confida – la decisione di uscire dal trial clinico, qualora non si dovesse arrivare a una soluzione a breve termine, vaccinandosi a luglio con Pfizer o Moderna. Un nuovo vaccino, stavolta però riconosciuto dal nostro Stato. «Come se fosse un “richiamo” anticipato, tanto il Reithera l’ho fatto ad aprile», aggiunge.
Lo stop al finanziamento a Reithera
Intanto la sperimentazione del vaccino Reithera prosegue, nonostante lo stop imposto dalla Corte dei Conti al finanziamento del governo italiano da 81 milioni di euro. Il rischio, adesso, è che si allunghino i tempi e che l’approvazione del Reithera possa arrivare troppo tardi (resta necessaria la conclusione della fase 3 e l’ok di Aifa). «La fase 2 è terminata, stiamo ultimando anche la raccolta dati sugli anticorpi dei volontari. Per la fase 3, invece, senza finanziamenti sarà tutto più difficile, serve certezza sui fondi anche perché passeremo da 900 volontari a 10mila persone», apprendiamo da fonti autorevoli di Reithera. E ancora: «Il vaccino funziona e sono buoni anche i risultati della fase 2 che renderemo noti nelle prossime settimane». Senza fondi, senza il supporto dello Stato italiano nella fase 3, «si valuterà di cercare finanziamenti tra i privati».
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