In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀItaliaLGBTQ+OmofobiaUngheriaUnione europea

Dichiarazione contro la legge anti Lgbtq+ in Ungheria, alla fine arriva anche la firma dell’Italia

22 Giugno 2021 - 20:45 Redazione
Intanto la Commissione europea sta esaminando la legge approvata dall'Ungheria per verificare se violi la normativa Ue: «Da Budapest non vediamo sforzi sui valori europei», ha detto la vicepresidente Ue Vera Jourova

Alla fine anche l’Italia ha preso posizione, aderendo all’iniziativa congiunta dei Paesi europei contro la legge ungherese anti-comunità Lgbtq+. Ad annunciarlo via Twitter, alla fine di una giornata tesa e ricca di polemiche, il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola: «A fine Consiglio Affari generali non sono arrivati chiarimenti soddisfacenti dall’Ungheria sulle leggi approvate che producono discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Per questo, dopo il dibattito, anche l’Italia ha firmato la richiesta degli altri 13 stati membri dell’Ue» che sono Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Lettonia.

L’Ue: «Valutiamo se la legge viola il diritto ma da Budapest non vediamo sforzi sui valori europei»

La vicepresidente Ue, Vera Jourova, al termine del Consiglio Affari generali, ha precisato che «la Commissione europea sta esaminando» la legge approvata di recente dall’Ungheria che vieta la ‘promozione dell’omosessualità ai minori’ «per verificare se violi la normativa Ue». La presidente della Commissione Ursula von der Leyen «ha già espresso le sue preoccupazioni» dicendo «chiaramente che noi crediamo in un’Europa che abbraccia la diversità e non la nasconde ai nostri bambini e ragazzi», ha spiegato Jourova, sottolineando che Bruxelles non vede «sforzi significativi» da parte di Budapest «per trovare un terreno d’intesa con i valori Ue». Jourova ha sottolineato anche la necessità di proteggere la libertà di espressione, poiché «nessuno deve vedersi discriminato per il proprio orientamento sessuale». Alla riunione dei ministri europei con delega agli Affari generali si è svolta una seconda audizione su Ungheria e Polonia nel contesto dell’articolo 7 dei Trattati europei, che prevede un meccanismo per la sospensione di alcuni dei diritti di adesione di uno Stato membro – come per esempio il diritto di voto nelle sedi istituzionali – in caso di violazione grave e persistente dei principi su cui poggia l’Ue.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti