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‘Difendiamo il mare’, al via il progetto per la salvaguardia dell’Adriatico promosso da Univpm, Cnr e Greenpeace

22 Giugno 2021 - 15:11 Redazione
L'iniziativa è stata presentata durante un convegno. Il rettore Gregori: «Un momento molto importante»

Il mare è un patrimonio minacciato dall’inquinamento, come quello da plastiche. Questo il tema di “Moby Litter un anno dopo: impatti, minacce e opportunità per un mare in pericolo”, evento tenutosi ad Ancona e organizzato dal diparimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica della Marche. Il laboratorio è riconosciuto a livello internazionale per gli studi e la ricerca nel Mar Adriatico che bagna la regione. Durante l’incontro è stata lanciata anche una campagna di Greenpeace, “Difendiamo il mare”, con lo scopo di documentare i cambiamenti climatici negli ambienti marini. Tra gli obiettivi anche uno studio importante: rilevare lo stato di salute delle acque adriatiche. Il progetto si svolgerà con l’invio di una spedizione nel mare, su una barca a vela della Fondazione Exodus, col supporto dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Cnr di Genova.

L’impegno di diverse realtà

«Un momento per noi molto importante, non solo perché la salute del mare è un tema di fondamentale rilevanza e attualità, ma anche perché testimonia la necessità di creare sinergie ed approcci multidisciplinari per affrontare e trovare soluzioni a problemi complessi», ha affermato Gian Luca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche. «La ricerca ha fatto enormi passi avanti nello studio dell’inquinamento da plastica in mare, ma questo», sottolinea Gregori, «non sarebbe stato possibile senza quella cooperazione tra comunità scientifica, associazioni ambientaliste, società civile e mondo produttivo, tutti presenti nella giornata di oggi». Secondo il direttore del Dipartimento dell’ateneo marchigiano Francesco Rigoli, «le pastiche che vediamo in mare sono solo la punta dell’iceberg: oltre il 95 per cento di questi materiali è sotto forma di microplastiche, particelle microscopiche, invisibili a occhio nudo, ingerite da tutti gli organismi marini e in grado di indurre effetti subdoli e spesso difficili da diagnosticare».

La promozione Ue

La collaborazione della realtà accademica con Greenpeace e con i ricercatori del Cnr ha permesso negli anni scorsi di analizzare casi complessi e di apportare un contributo alle politiche europee in tema di tutela ambientale. Il progetto nato dalla riunione, infatti, è in linea con gli obiettivi promossi da Bruxelles nell’ambito delle politiche di “Blue Growth” a favore della preservazione degli ambienti marini. In questo senso l’agenda politica europea sulla questione è diventata un volano per l’economia europea con un gettito di circa 500 miliardi di euro l’anno e 5,4 milioni di posti di lavoro generati nei settori inerenti allo sviluppo verde come l’acquacoltura, i programmi di ricerche su organismi, come funghi e alghe, utili alla produzione sostenibile e alla bioenergia.

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