Perché pubblicare il nostro Green pass sui social: «è una pessima idea». L’appello dal Garante della privacy – Il video
Sempre più persone stanno pubblicando il proprio Qr code del Green pass sui social, ignorando i rischi a cui questo gesto li può esporre. Con l’arrivo degli sms che avvertono della possibilità di ottenere il certificato verde già per chi ha ricevuto la prima dose, il fenomeno è esploso sui social. «Farlo però è una pessime idea», spiega in un video Guido Scorza, componente del Garante della privacy, perché in quei quadratini bianchi e neri: «c’è una miniera di dati personali, invisibili a occhio nudo, ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri». Nel nostro Qr code c’è infatti tutto di noi spiega Scorza: «Chi siamo, quando siamo nati, quante dosi abbiamo fatto, che tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid-19 e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito». È bene invece renderci conto che quel Qr code deve rimanere riservato, per essere esibito soltanto alle forze dell’ordine e a chi è autorizzato a richiedercelo, come per esempio all’ingresso di un evento in cui è prevista la partecipazione solo di chi è in possesso del Green pass. Ed anche in quel caso, chi esaminerà il nostro certificato attraverso la app di governo, spiega Scorza, potrà solo verificarne l’esistenza, ma non conoscere i dati che contiene.
Video: Facebook/Guido Scorza
Leggi anche:
- Green Pass Light, come si ottiene e a cosa serve il certificato rilasciato dopo la prima dose
- Discoteche verso la riapertura, Costa: «Entro i primi dieci giorni di luglio» ma con il Green Pass
- Riaprono le discoteche in Francia dal 9 luglio: ingresso con green pass e capienza ridotta
- È online il sito del governo per ottenere il Green pass. Ecco come funziona
- Green pass, Draghi firma il decreto: dal 1° luglio certificato valido in tutta Europa. Si potrà richiedere anche in farmacia con tessera sanitaria