Galli: «La variante Delta preoccupa, ma ora possiamo essere ottimisti: ‘zero morti’ in autunno è possibile»
Le preoccupazioni su cosa potrà accadere in autunno per le previsioni di crescita della variante Delta non devono allarmare, secondo il primario di Malattie infettive del Sacco di Milano Massimo Galli. Il virologo intervistato dall’Adnkronos considera verosimili le proiezioni dell’Ecdc, secondo cui la variante di Coronavirus scoperta per la prima volta in India diventerà prevalente in Europa entro la fine di agosto. Ma dopo oltre un anno dell’esplosione della pandemia, lo scenario attuale può essere considerato nettamente diverso da quello del 2020. Perciò stavolta Galli guarda a settembre con «ragionevole ottimismo», prevedendo poco probabile: «una situazione simile a quella dello scorso anno, nonostante le preoccupazioni legate alla variante Delta». Merito innanzitutto della copertura dei vaccini, aggiunge Galli: «che ci dà una serie di garanzie e che dovrebbe metterci nella condizione di poter far fronte al problema». Semmai ora l’obiettivo a cui si può puntare è quello più ambizioso di non avere «neanche più un morto».
Galli: l’obiettivo di «zero morti» solo proteggendo i più fragili
Una meta ancora raggiungibile, spiega Galli, solo se il piano delle vaccinazioni andrà avanti nella direzione giusta. E cioè riducendo al minimo le possibilità che i soggetti più fragili, non pochi secondo Galli, siano esposti a nuovi rischi di contagio, dopo aver ricevuto per esempio una risposta immunitaria non soddisfacente dai vaccini. Senza dimenticare gli anziani che ancora non hanno ricevuto il vaccino e che anche dopo la copertura, devono essere protetti. Vanno evitate quindi: «le situazioni come quelle passate, con la necessità di ricoverare molte persone e vedere nuove prognosi infauste. Anche se tutto questo non credo potrà ripetersi nelle dimensioni che abbiamo tristemente sopportato nei mesi scorsi e nell’autunno scorso, con più di 90 mila morti da settembre in poi. Questo non dovrebbe più accadere. Ma l’obiettivo è neanche più un morto – aggiunge ancora Galli – E per raggiungerlo bisogna mettere in sicurezza chi ancora non lo è stato e poter seguire bene i più fragili, per capire se si sono davvero immunizzati oppure no. E se non è così dobbiamo trovare strategie alternative, perché in presenza di una variante con questa grande capacità infettante, come la Delta, si possano avere comunque casi con un andamento infausto».
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