Conte, una conferenza stampa lunedì per dire addio al M5s. Di Maio al suo posto?
Se non si trova un accordo entro oggi, Giuseppe Conte terrà una conferenza stampa lunedì pomeriggio per rispondere alle accuse di Beppe Grillo e dire addio al MoVimento 5 Stelle. L’ex premier spiegherà che non è riuscito a trovare un punto di incontro con il fondatore e, probabilmente, si metterà a studiare l’ipotesi di nuovo partito che potrebbe varare. Ma oggi è il giorno della mediazione: Luigi Di Maio, Domenico De Masi e Roberto Fico provano a fare da pontieri tra i due nella ricerca disperata di un accordo dell’ultim’ora. E intanto i parlamentari e la base spingono Beppe verso un ok che lui non sembra molto intenzionato a cercare. L’ex premier si aspetta un segnale, un riconoscimento da parte di Grillo della fiducia riposta nella possibilità di Conte di rilanciare il Movimento, senza mandare a gambe all’aria l’intero progetto pentastellato. E il segnale, a meno che Conte non dovesse decidere di rimettere il “mandato” nelle mani di Grillo affidandogli la scelta di riconfermarlo o meno, deve arrivare al più presto, entro le prossime 36 ore, perché lunedì il candidato leader M5s renderà pubbliche le sue intenzioni riguardo la prospettiva di portare avanti, o meno, il suo piano di rifondazione del Movimento.
Il Fatto Quotidiano scrive oggi che i mediatori non parlano direttamente con Beppe ma si affidano ai suoi legali per cercare di convincerlo a mollare sul nuovo Statuto che prevede una diminuzione dei suoi poteri. Intanto spiegano a Conte che non è il caso di chiudere domani perché il tempo gioca a suo favore: Per questo gli suggeriscono di spiegare, sì, le ragioni del dissenso con Grillo ma lasciando aperto uno spiraglio al “ravvedimento operoso”: «Non si deve impuntare, non deve dire ‘Non ci sto’», è il succo del ragionamento. Che però trova freddino l’ex avvocato del popolo. E per un motivo ben preciso: se si comincia già a litigare oggi, cosa succederà in futuro?
Il possibile ritorno di Di Maio
Intanto Di Maio, tra un appello all’unità e l’altro, potrebbe essere in pole position per guidare il MoVimento in caso di ritiro di Conte. Il Messaggero scrive oggi che il ruolo di capo, anche dopo il passo indietro in seguito alle sconfitte elettorale, non lo ha mai abbandonato davvero. E a lui sono attualmente vicini parlamentari e ministri. Per questo in caso di addio di Conte potrebbe toccare di nuovo a lui. Intanto l’ex premier torna ad accarezzare l’idea di un partito suo. A confortarlo ci sono i sondaggi che girano nelle chat dei fedelissimi. E che vedono un consenso personale altissimo e una percentuale del 10% attribuita a una sua eventuale nuova creatura.
Ma i parlamentari sono “terrorizzati” dall’ipotesi di una scissione. Perché, scrive l’agenzia di stampa Ansa, se è vero che i “contiani” al Senato sono la maggioranza, la scissione rischierebbe di far scomparire il Movimento in un ramo del parlamento, lasciando i deputati in balia di se stessi: infatti «un conto è stato attaccare Casaleggio, un altro mettersi contro Grillo, il padre del Movimento. Nessuno vuole mettersi in questa condizione», spiegano. Per riallacciare, però, serviranno garanzie da entrambe le parti sulla volontà di trovare un punto di caduta sul nuovo Statuto e sui ruoli che garante e capo politico ricopriranno. Così come una parola chiara di Conte sulle sue intenzioni circa il sostegno al governo Draghi, più volte messo in dubbio, anche se in prospettiva non immediata, dall’ex premier.
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