La telefonata con urla tra Grillo e Conte e l’addio dell’ex premier al M5s sempre più vicino
La telefonata tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte non ha sciolto i nodi. Anzi. Mentre alcune fonti vicine all’ex premier fanno sapere che passi in avanti nella sostanza della trattativa non ne sono arrivati, il Fatto Quotidiano scrive oggi che alcune testimonianze del clima non idilliaco della chiamata sono comparse persino su Facebook, dove in alcuni gruppi chiusi di sostegno all’Avvocato del Popolo qualcuno ha riportato le grida di Conte sentite da sotto la sua abitazione romana. Per questo non è ancora escluso che nella conferenza stampa programmata per oggi alle 17,30 Giuseppi non annunci il suo addio, o l’arrivederci, al MoVimento 5 Stelle.
La Trattativa Conte-Grillo
La Trattativa Conte-Grillo non quindi ha fatto passi avanti sostanziali. Anche se il fondatore e Garante del M5s ci ha provato. Ieri Beppe, prima del colloquio burrascoso al telefono, ha inviato una mail in cui ha messo nero su bianco i punti su cui è disposto a cedere. Ha accettato di non essere il “rappresentante” dei grillini all’estero («Se è un problema, ci rinuncio. Anche se sarei utile…»). Ha detto sì ai vicepresidenti nominati da Conte. E ha persino dato l’ok alla non-ingerenza nelle nomine della Comunicazione. Ma secondo Conte, spiega oggi La Stampa, si tratta di passi indietro su questioni minori. Quello che l’ex premier non accetta è che sia Grillo a prendere decisioni su alleanze, governi da appoggiare, candidature e nomine che competono al MoVimento. Per lui Beppe deve fare soltanto il Garante, ovvero vigilare sulle eventuali violazioni dello “spirito” del M5s ed erogare le sanzioni. E basta. Mentre la guida politica spetta a lui. Così come le decisioni sulle questioni parlamentari. Soprattutto: Conte ha paura che la querelle di oggi sia soltanto l’inizio delle ostilità. Senza un chiarimento oggi, domani la leadership dell’Avvocato del Popolo vivrebbe sotto il pericolo costante degli strali del Garante. E questo lui non se la sente proprio di accettarlo.
Perché Grillo è arrabbiato con Conte
D’altro canto Grillo è davvero ancora arrabbiato con Conte. Perché quando lo ha investito della carica di capo politico in pectore si è posta subito la questione del nuovo Statuto. Scrive oggi il Corriere della Sera che Grillo ha chiesto a Conte di interfacciarsi con i suoi due avvocati “di fiducia”, uno dei quali è il nipote Enrico. Ma l’ex premier ha tirato diritto. Poi c’è la questione della comunicazione interpersonale. Da un certo momento della Trattativa in poi Conte ha smesso di rispondere alle mail e alle telefonate. Esattamente come facevano Grillo e Casaleggio quando volevano cacciare qualcuno dal M5s, ma questo è soltanto un dettaglio oggi. Infine c’è la storia della visita all’ambasciata cinese. Secondo questa ricostruzione Grillo aveva consigliato all’ex premier di non farsi vedere. Ma lui all’inizio si era accodato. Salvo poi fare dietrofront quando sono scoppiate le prime polemiche. E dando poi buca al Fondatore nel successivo appuntamento in hotel. Per questo, quando Conte gli ha mandato l’ultima stesura del nuovo Statuto del M5s, gli avvocati hanno consigliato a Grillo di non firmare.
Perché Conte è arrabbiato con Grillo
Dall’altra parte della barricata c’è Conte. Che oggi pomeriggio nel punto stampa potrebbe ancora annunciare l’addio al M5s. A meno che nella lunga nottata appena trascorsa non arrivi quel ripensamento che attende da giorni senza risultati. Altrimenti ai giornalisti (e al popolo M5s, che attende con il batticuore e su Facebook si spertica in paragoni tra i due e i gemelli del gol Vialli-Mancini) dirà che deve rispondere “No, grazie” alla gentile offerta di guidare il MoVimento. Perché non ha l’agibilità politica necessaria per svolgere il ruolo. Poi sarà quel che sarà. Conte può tornare a fare l’avvocato e il professore, come aveva annunciato quando ha lasciato Palazzo Chigi. Oppure costruire un partito suo, anche se il precedente di Mario Monti dovrebbe metterlo in guardia da pericolose fughe in avanti. Lasciando il MoVimento nelle mani di Grillo. E in quelle di Di Maio, che potrebbe essere chiamato a fare il bis al posto dell’Avvocato.
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