Lo stop al cashback diventa un caso politico. Il M5s: «Sospenderlo è un errore, si torni indietro»
L’operazione cashback si fermerà il 30 giugno. A deciderlo è stata la Cabina di Regia che si è tenuta a Palazzo Chigi ieri sera, 28 giugno, durante la quale il centrodestra, il Partito Democratico e Italia Viva hanno dato il via libera a Mario Draghi sul passo indietro. L’inversione di marcia sul provvedimento, che avrebbe dovuto essere rinnovato anche per la seconda metà dell’anno, non è piaciuta invece al Movimento 5 Stelle, promotore della misura durante il governo Conte II. «La sospensione del meccanismo del cashback è un grave errore», hanno commentato in una nota i portavoce del M5s in Commissione Finanze alla Camera. Di fatto, si sceglie inopinatamente di tornare al passato, invece di sostenere un programma anti-evasione che sta funzionando. «Questa battaglia, evidentemente, non interessa ad altre forze politiche, abituate a riempirsi la bocca di lotta all’evasione senza mai passare ai fatti». Anche il capodelegazione del Movimento, l’ex ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ha detto di augurarsi che «si possa tornare indietro sulla decisione».
Il centrodestra rivendica lo stop
A gioire, invece, è il partito di Giorgia Meloni, unico tra i “big” ad essere all’opposizione. «Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica a dire chiaramente da subito che cashback e lotteria degli scontrini sono una idiozia che ci costa 4 miliardi», ha detto la presidente. Un tentativo di controllare gli italiani in cambio di un’elemosina. Ora ci è arrivato anche il governo Draghi». Il centrodestra di maggioranza ha definito il passo indietro una «decisione di buonsenso». «Il nostro auspicio è che si tratti di uno stop definitivo», ha dichiarato la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, «perché si tratta di una misura demagogica i cui costi hanno ampiamente superato i benefici».
Immagine di copertina: ANSA / ETTORE FERRARI
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