Covid, allerta no-vax a Bolzano: «Abbiamo riaperto per primi, ora temiamo di dovere richiudere»
A Bolzano, in Alto Adige, il primo territorio ad allentare le misure anti-Coronavirus e a rilanciare il turismo grazie al suo status di provincia autonoma, le autorità devono fare i conti con la percentuale più alta d’Italia di persone che non hanno fatto il vaccino. E con il rischio che a settembre le restrizioni possano tornare a rendersi necessarie. A rimanere ancora scoperta è più della metà della popolazione. E questo nonostante durante le prime settimane di campagna vaccinale la provincia fosse sempre tra le più virtuose in termini di rapporto tra dosi ricevute e dosi somministrate. Problemi di logistica o difficoltà organizzative? No, secondo il presidente Arno Kmpatscher: «Siamo davanti a una battaglia culturale. Qui le posizioni no-vax sono molto radicate: si sente l’influenza dell’ala germanica».
In un colloquio con il Corriere della Sera, Kompatscher ha spiegato di non essere stupito dalla situazione, che però necessita di un intervento importante. «Non abbiamo avuto molti problemi con gli over 60 – dice – e ora il problema è nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni, e anche tra i giovani». L’idea, soprattutto tra i più giovani, è quella di incentivare la somministrazione del vaccino tramite il Green pass e di escludere da alcuni eventi o occasioni sociali i non vaccinati. Ora, spiega Kompatscher, bisogna puntare non tanto sui no-vax radicali, ma sugli scettici che, specie se giovani, non sentono l’urgenza di proteggersi e rimandano la pratica a settembre.
Il rischio di richiudere per primi a settembre
Che fare, dunque? «Dobbiamo parlare chiaramente, chiarire i dubbi, andare verso di loro», dice il presidente altoatesino. «Non vorrei che a settembre fossimo tra i pochi costretti a richiudere perché abbiamo pochi vaccinati, non posso accettare una cosa del genere. Dobbiamo farcela, e ce la faremo. Ne sono convinto».
Immagine di copertina: ANSA/PAOLO SALMOIRAGO
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