Santa Maria Capua Vetere, Gad Lerner contro Bonafede: «Il suo operato? Una macchia sul Ministero» – L’intervista
Il 6 aprile del 2020, quando nel carcere di Santa Maria Capua Vetere si perpetravano sevizie contro i detenuti in protesta per i contagi da Covid nella struttura, Alfonso Bonafede era ministro della Giustizia del governo Conte bis. «Le rivolte sono atti criminali davanti cui lo Stato non indietreggia», dichiarò l’allora guardasigilli riferendo in aula al Senato. Per quelle parole il giornalista Gad Lerner ha attaccato su Instagram proprio l’ex ministro, di cui, scrive, «non mi fiderò mai».
Perché quel post contro l’ex ministro?
«Davanti al video della mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere torna in mente il compiacimento di chi sostiene la teoria del “prenderli e buttare via la chiave”. È proprio quel “buttare la chiave” che permette a una questione di Stato di diventare una questione privata, come è accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ma Bonafede verrà ricordato anche per il travestimento in divisa all’aeroporto di Ciampino, quando insieme all’allora vice premier Matteo Salvini trasformò in un evento il trasferimento in carcere di Cesare Battisti: un latitante, certo, un criminale condannato per i suoi crimini, ma anche un uomo che era già stato catturato. Quello spettacolo, insieme alle sevizie nel carcere campano, verrà ricordato come una delle pagine più vergognose delle nostre istituzioni»
Perché non si fiderà mai di Bonafede?
«Dietro la sua maschera sempre identica e sorridente abbiamo conosciuto personaggi diversi che con disinvoltura passavano da vanterie forcaiole a norme anti corruzione. C’è in lui un cinismo che gli ha consentito passaggi da alleanza con Salvini – con il quale gareggiava a fare il duro – fino alla coalizione col centrosinistra. Bonafede ha avuto occasione in queste ore di fare una riflessione pubblica, un passo indietro…Ma non l’ha fatto»
Qual è il significato delle parole dell’allora ministro Bonafede sulle rivolte sedate nelle carceri?
«Una macchia che rimane sul ministero della Giustizia per quanto accaduto nelle carceri di tutta Italia. In quel periodo ci furono nove morti a Modena, per esempio, e cercarono di spiegare la cosa dicendo che si trattava di tossicodipendenti che in infermeria avevano rubato e assunto farmaci. Tutto ciò senza considerare le ferite alle istituzioni e il fatto che dei cittadini privati della libertà abbiano perso la vita»
L’attuale ministra della Giustizia Cartabia ha invece rilasciato dichiarazioni forti sugli abusi a Santa Maria Capua Vetere
«Le posizioni apprezzabili della ministra provengono da una insigne giurista nonché ex presidente della Corte Costituzionale. Tuttavia porsi il problema di civilizzare le carceri è compito prioritario di chi amministra i luoghi di pena, e credo che una brava ministra, o un bravo ministro, in situazioni del genere debba essere disposto a fare scelte impopolari. Proporre un piano di civilizzazione per le strutture e di formazione professionale per gli agenti passa anche da punizioni esemplari. Che spesso, come per i fatti del G8 di Genova, non sono arrivate. Anche per ordini superiori».
Salvini oggi visita proprio quel carcere.
«È il percorso coerente di un uomo che non ha il senso dello Stato e che vuole soltanto impersonare le pulsioni di vendetta più basse».
La riforma della Giustizia targata Bonafede è costata molto a Giuseppe Conte…
«Sarò sincero: davanti all’inciviltà delle nostre carceri e alla passività di certi comportamenti, i nodi delle crisi della giustizia si rimpiccioliscono».
Dove pensa che andranno i grillini e il loro ex leader Conte?
«Conte non credo che andrà da nessuna parte. La crisi nel Movimento è di natura culturale: i Cinque Stelle hanno pensato di poter fare tutto e il contrario di tutto non solo sulla giustizia, ma anche di fronte a diritti fondamentali come quelli dei migranti. Un’altra frase che resterà scolpita nella memoria collettiva è quella dei “Taxi del mare” di Luigi Di Maio…».
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