Santa Maria Capua Vetere, la direttrice del carcere smentisce l’ex detenuto: «Non li ho mai picchiati, ero assente». E lui si scusa
Emergono nuovi dettagli sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove lo scorso 6 aprile si verificarono sevizie contro 292 detenuti in protesta per i timori della diffusione del Covid nella casa circondariale “Francesco Uccello”. Secondo la ricostruzione di un ex detenuto disabile, residente nel settore “Nilo” della struttura, durante gli abusi anche la direttrice del carcere Elisabetta Palmieri «aveva un manganello». Nel pomeriggio di oggi, 1 luglio, è però arrivata la sua smentita: «Quel periodo sono stata assente per tre mesi per motivi di salute», ha detto ai giornalisti. Palmieri ha provato anche a contestualizzare gli abusi, sostenendo che «nei giorni precedenti i detenuti in rivolta si erano impadroniti di alcune sezioni. Comunque l’iter processuale è all’inizio – ha aggiunto -, c’è stata l’accusa, adesso c’è la difesa». In seguito alla pubblicazione delle immagini delle telecamere a circuito chiuso del carcere, diffuse del quotidiano Domani, la Procura della Repubblica, su ordine del gip di Santa Maria Caputa Vetere, ha fatto eseguire 52 custodie cautelari nei confronti di altrettanti agenti di polizia penitenziaria che sarebbero coinvolti nei pestaggi. Ieri è arrivata anche la loro sospensione.
Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: le immagini dei detenuti pestati dagli agenti – Il video
La testimonianza dell’ex detenuto disabile
«Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice», racconta Vincenzo Cacace, che il 6 aprile scorso era recluso nella struttura. Pochi giorni prima della mattanza l’uomo, oggi libero, era nella lista indicata dalla direzione sanitaria della struttura dei carcerati che avrebbero potuto trascorrere parte della pena ai domiciliari. Ma Cacace non uscì in anticipo, nonostante la sollecitazione del Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello, e rimase vittima dei pestaggi. «Sono stato il primo a essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle», spiega. «Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto: mentalmente mi hanno ucciso», afferma Cacace. «Volevano farci perdere la dignità, ma l’abbiamo mantenuta perché sono loro i malavitosi che vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto, ma non dobbiamo pagare con la nostra vita: voglio denunciarli per i danni morali», dice.
Il Garante dei detenuti conferma la versione della direttrice
Intanto a confermare la versione della direttrice del carcere, Elisabetta Palmieri, è anche il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, secondo cui il 6 aprile 2020, giorno in cui venne disposta la perquisizione straordinaria, la direttrice era in malattia e lo è stata anche nelle successive settimane. «Per questo non poteva essere lei quella sera a essere stata vista con il manganello in mano. Forse si è fatta confusione tra i ruoli durante l’intervista con l’ex carcerato», ha spiegato all’Ansa. La Palmieri, infatti, era assente ed era sostituita dalla reggente Maria Parenti (indagata). «É probabile che l’ex detenuto si riferisse a un’ispettrice della Polizia penitenziaria», ha spiegato. E, infatti, subito dopo è arrivata la precisazione di Cacace.
L’ex detenuto Cacace: «Mi sono confuso»
«Nella foga del racconto mi sono confuso, ho detto direttrice ma volevo dire commissaria», ha precisato Vincenzo Cacace. «Dopo aver visto quei video la testa mi si è scombussolata, chiedo scusa alla direttrice se mi sono confuso tirando in ballo lei che non c’era», ha concluso l’ex detenuto.
Immagine di copertina: ANSA
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