Il cardinale Becciu a processo sui fondi vaticani: «Io estraneo». Il pm: «È un marcio sistema predatorio»
Dieci persone e quattro società dovranno presentarsi davanti ai giudici del Vaticano per difendersi da diversi reati legati all’acquisto del palazzo di Sloane Avenue, a Londra, e ad altre manovre che «hanno generato consistenti perdite per le finanze» della Santa Sede. Nel bollettino ufficiale della stampa pontificia, si legge che il presidente del Tribunale vaticano ha disposto la citazione in giudizio – la cui prima udienza è prevista il prossimo 27 luglio – anche per il cardinale Giovanni Angelo Becciu. L’illustre porporato, caduto in disgrazia in seguito a vari guai giudiziari, dovrà rispondere delle accuse di «peculato, abuso di ufficio e di subornazione». Insieme a lui, a fine mese, dovranno presentarsi a processo altri membri del personale ecclesiastico e laico, broker attivi nel mondo della finanza internazionale e quattro società. Al monsignor Mauro Carlino, ad esempio, sono contestati i reati di estorsione e abuso di ufficio. La collaboratrice di Becciu, Cecilia Marogna, è accusata invece di peculato. Dovranno rispondere per il reato di truffa, oltre ad altri capi di imputazione, Enrico Crasso, Raffaele Mincione, Nicola Squillace, Fabrizio Tirabassi e Gianluigi Torzi. A René Brülhart, invece, è contestato soltanto l’abuso di ufficio, mentre l’unico imputato per violazione del segreto di ufficio risulta essere Tommaso Di Ruzza.
Il cardinale Becciu: «Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni»
Dopo la notizia del rinvio a giudizio, il cardinale Becciu ha cercato di difendersi: «Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni, e attendevo da tempo di conoscere le eventuali accuse nei miei confronti, per permettermi prontamente di smentirle e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza», ha affermato in una nota, sostenendo che «in questi lunghi mesi si è inventato di tutto sulla mia persona, esponendomi a una gogna mediatica senza pari al cui gioco non mi sono prestato, soffrendo in silenzio, anche per il rispetto e la tutela della Chiesa, a cui ho dedicato la mia intera vita». Il cardinale ha detto di poter combattere questa «battaglia per la verità» solo considerando «questa grande ingiustizia come una prova di fede».
I pm: «Un sistema marcio, predatorio e lucrativo»
I pubblici ministeri scrivono nel fascicolo d’accusa che nell’indagine sui fondi della Segreteria di Stato vaticana, «si è potuto rilevare il ruolo avuto nel tempo e in diversi contesti operativi da vari soggetti estranei alla struttura ecclesiale – spesso improbabili se non improponibili – attori di un marcio sistema predatorio e lucrativo, talora reso possibile grazie a limitate, ma assai incisive, complicità e connivenze interne». Emerge «un intreccio, quasi inestricabile, tra persone fisiche e giuridiche; fondi di investimento; titoli finanziari – quotati e non – banche ed istituti di credito di varia tipologia, ampiezza e trasparenza d’agire».
La Segreteria di Stato della Santa Sede si costituirà parte civile
La Segreteria di Stato della Santa Sede, individuata nell’inchiesta come «persona offesa» insieme all’Istituto per le Opere di Religione (Ior), si costituirà parte civile nel processo che si aprirà il 27 luglio prossimo presso il Tribunale vaticano sulla gestione dei suoi fondi e sulle relative ipotesi di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita, corruzione, estorsione e altri reati, a carico a vario di titolo delle 10 persone e quattro società rinviate a giudizio. La Segreteria di Stato, si apprende, sarà assistita in aula dall’avvocato Paola Severino, ex ministra della Giustizia.
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