Il Concorso per il Sud è ancora un flop: i posti restano scoperti. E ora scattano anche i ricorsi al Tar
Non ha pace il Concorso per il Sud. Dopo le polemiche per la preselezione con titoli ed esperienze, dopo il flop della prima prova scritta, adesso arriva un’altra batosta. L’ennesima. Solo 821 i candidati idonei, pronti a essere assunti «entro luglio», a fronte dei 2.800 profili ricercati per dare una boccata d’ossigeno alla pubblica amministrazione alle prese con i fondi di coesione. In altre parole, meno di un terzo dei posti da assegnare è rimasto coperto. La colpa, secondo il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, sarebbe da attribuire al precedente governo che ha “pensato” questo concorso e che ha voluto offrire ai candidati contratti a tempo determinato e retribuzioni medio-basse.
Pochi assunti al Concorso per il Sud
I numeri parlano chiaro: 821 assunzioni a fronte dei 2.800 candidati ricercati. Il tasso di idonei ha raggiunto il 53 per cento mentre l’affluenza è stata del 36 per cento (37mila su 102mila iscritti). Un mezzo flop nonostante l’idea rivoluzionaria di un concorso veloce, digitale, in 100 giorni e con assunzioni assicurate entro luglio. A superare la prova sono stati in tutto 1.484 candidati ma per due dei cinque profili richiesti i vincitori sono più dei posti disponibili. Per le altre figure professionali, invece, i posti restano vuoti. Facciamo qualche esempio. Per la figura di “funzionario esperto tecnico”, ad esempio, sono state registrate 22mila domande: solo 9mila le persone che si sono presentate. 167 gli idonei, lasciando scoperto l’88 per cento dei posti messi a bando (1.412, ndr). Stesso discorso per gli esperti in gestione, rendicontazione e controllo: 918 da assumere, solo 196 gli idonei. C’è abbondanza, invece, per la figura di funzionario esperto amministrativo giuridico: 169 posti a bando, 765 gli idonei (che, di fatto, in gran parte resteranno fuori).
Perché il Concorso per il Sud non attira i professionisti
Un concorso che voleva attrarre professionisti ma che, a causa di retribuzioni medio-basse e contratti di breve durata, al massimo avrebbe potuto al massimo coinvolgere (e convincere) i neolaureati. Quest’ultimi – ed è qui che scatta il corto circuito – hanno rinunciato a partecipare poiché scoraggiati dalle preselezioni che “privilegiavano” titoli di studio ed esperienze professionali. Il risultato? I professionisti, che un lavoro ce l’hanno già e che non avrebbero accettato contratti per così poco tempo e con retribuzioni così basse, non si sono nemmeno presentati alle prove. I neolaureati, invece, non ci hanno nemmeno provato, scoraggiati alla partenza, come denunciato da numerose associazioni.
I ricorsi al Tar
Un concorso che, come vi abbiamo raccontato, è stato rivisto in corso d’opera. Solo 8mila gli ammessi alla prova scritta in un primo momento. Poi, però, le porte sono state spalancate agli altri 70mila esclusi: il ministero temeva che quegli 8mila non sarebbero stati sufficienti a ricoprire tutti i posti. E proprio per questo motivo, per le modifiche al bando avvenute all’improvviso, a concorso già cominciato, iniziano a piovere ricorsi al Tar, come denunciato stamattina da La Stampa. Decine quelli presentanti per chiedere l’annullamento. Le 70mila riammissioni, infatti, hanno fatto storcere il naso a chi ha visto rientrare in corso d’opera potenziali rivali.
Foto in copertina: ANSA | Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta
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