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Italia-Spagna accende la stampa iberica: Bonucci e Chiellini «mafiosi», la moglie italiana di Morata «un talismano»

06 Luglio 2021 - 00:24 Felice Florio
Stereotipi e aneddoti del passato, ma anche il riconoscimento della forza della Nazionale di Mancini, «l'Azzurra meno italiana che si ricordi»

Manca un giorno alla semifinale di Euro 2020 che vede contrapposte la Nazionale di Roberto Mancini e la Selección di Luis Enrique. Sui social devono ancora impazzare le classiche polemiche che gravitano intorno a partite così importanti. Ci pensa, però, la stampa spagnola a decorare la sfida tra Azzurri e Furie rosse di aneddoti, ricordi di ere calcistiche passate e qualche cliché che, purtroppo, scade nell’offesa. Del quartetto «pizza, mafia, spaghetti e mandolino», due sono i cliché che El Mundo, nell’articolo di opinione La solita Italia, prende in prestito per descrivere capitan Chiellini e compagni. Lui e Bonucci appaiono agli occhi del giornalista come «due ragazzi in giacca e cravatta, rasati male e con le palpebre cadenti, che ti piantano le mani sul petto in un ristorante vuoto con le tovaglie a quadretti – scrive -. Così da non far avvicinare nessuno a Donnarumma, o al tipo con il garofano all’occhiello che mangia da solo un piatto di spaghetti». Insomma, El Mundo utilizza l’immaginario della criminalità organizzata per descrivere il reparto difensivo degli Azzurri.

La stampa spagnola già avvelenata con gli Azzurri

E ancora: «Non sono tipi abituati a vincere le partite. Sono ragazzi abituati a partecipare a funerali di vittime di crimini commessi da loro stessi per porgere le condoglianze – conclude -. Che Dio ci accolga da confessati». Ricardo Colmenero, autore dell’articolo, prende di mira le sceneggiate – vere, ma che mettono in scena praticamente tutti i calciatori – degli italiani. Sempre di Chiellini, afferma che si è rivolto – nel quarto di finale contro il Belgio – all’arbitro Slavko Vincic interpretando un lamento all’altezza del pianto del terzo atto del Rigoletto. Un altro luogo comune – in Italia lo definiremmo razzismo territoriale – è rivolto poi a Immobile, il quale «sta agonizzando a terra per una ferita che sembra mortale, e miracolosamente si riprende per festeggiare» il gol di Barella. «Sicuramente si è trattato dell’opera di San Gennaro, che Alan Shearer – commentatore inglese – ha definito “patetica” soltanto perché gli anglicani non adorano i santi».

L’autore ricorda, nello stesso pezzo, il «ti faccio sparare» che Totò Schillaci – e rimarca anche la provenienza geografica del siciliano – disse a un avversario nel 1990. «Appena finita la carriera di calciatore, l’idea migliore che gli è venuta è stata quella di recitare in una serie televisiva interpretando un boss mafioso». Fortunatamente, lo stesso giornale spagnolo, ma con un’altra penna, descrive la coppia di difensori centrali dell’Italia per i meriti sportivi e non per scherzare con stereotipi tra l’altro appartenenti a un’altra epoca. Bonucci e Chiellini, un matrimonio di titanio è il titolo dell’articolo di Sergio Viñas, che sottolinea come «i due difensori collaborino da 11 anni sia in Nazionale che nella Juventus, il che li rende uno dei duetti difensivi più stabili della storia, con 324 partite insieme».

La moglie di Morata, italiana, definita come «un tallone d’Achille»

Scrive ancora Viñas: «L’Italia trionfa, l’Italia fallisce, l’Italia rinasce e Bonucci e Chiellini sono sempre lì, filo conduttore tra il declino della generazione campione del mondo di Buffon, Gattuso, Pirlo e De Rossi e l’emergere della nuova e moderna Nazionale di Donnarumma, Jorginho, Verratti e Insigne, una minaccia per la Spagna». Sfogliando i giornali in lingua spagnola, di Madrid ma anche del Sud America, emerge un certo sessismo nei confronti della moglie di Morata. La colpa della donna? Essere donna, appunto, e italiana: queste due caratteristiche bastano all’argentino Minuto Neuquén per definirla «tallone d’Achille» dell’attaccante spagnolo.

«Il confronto – tra Spagna e Italia – suscita sentimenti contrastanti in Morata, poiché sua moglie, Alice Campello, è italiana», si legge nel pezzo. Abc definisce invece la donna «il talismano di Morata». Oggetto di attenzioni giornalistiche, bisogna ammettere che la stessa Campello – influencer e modella – non disdegni l’esposizione in questo periodo: ha pubblicato più volte sui social foto di lei e dei tre figli della coppia, tutti con indosso la maglia delle Furie rosse. Ma da qui ad appellarla «tallone d’Achille» o «talismano», oggettificandola, è un autogol clamoroso di certa stampa.

«L’Azzurra meno italiana che si ricordi»

Oltre al gossip e a qualche articolo di colore, la stampa spagnola rende conto all’Italia della sua evoluzione sotto la gestione Mancini. L’Azzurra meno italiana che si ricordi è il titolo di un articolo del Mundo Deportivo, il quale esalta la lontananza dal «catenaccio». Scrive Javier Alfaro: «Questa Italia, costruita su un vistoso 4-3-3, è una squadra molto creativa. Oltre a dominare nel possesso palla, qualità nota, si sta distinguendo per l’ottima gestione che fa dello stesso. Lungi dall’essere una squadra piatta e prevedibile, sa dominare a piacimento il ritmo della partita, imprimendone uno alto quando sente l’odore del sangue dell’avversario, intorpidendo il gioco quando, invece, è necessario». Lo stesso quotidiano, in un altro pezzo, individua in Verratti il «chiaroveggente» del centrocampo azzurro. «Spagna, devi bloccare Verratti – scrive il giornalista, sottolineando – la media di 4 passaggi chiave a partita del giocatore italiano, un record superiore alla media di 3,3 del belga De Bruyne». Non basterà, tuttavia, fermare il centrocampista del Psg per arrestare il gioco della «Azzurra meno italiana che si ricordi». O sarebbe meglio dire, dell’Italia più azzurra degli ultimi anni.

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