Scoppia il caso sullo stop al Recovery Plan di Orbán. Meloni grida al «ricatto», ma Budapest smorza i toni
La Commissione Europea, secondo alcune fonti di Bruxelles riportate dall’agenzia DPA, avrebbe sospeso una valutazione positiva al piano di ripresa e resilienza coi fondi del Recovery Plan dell’Ungheria. Stando alle fonti europee citate dall’agenzia tedesca, non sarebbero infatti sufficienti le misure di precauzione per evitare abusi nelle spese dei fondi. All’Ungheria sono destinati 7,2 miliardi di euro, risorse che però non possono essere versate senza l’approvazione del piano. Una notizia che arriva in un clima di freddezza fra Bruxelles e Budapest – dopo che nei giorni scorsi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha attaccato la nuova legge ungherese anti-Lgbtq+, definendola «vergognosa e discriminante» – smorzata però dall’Ungheria. Budapest ha infatti spiegato che «Bruxelles non ha bloccato il piano di ripresa e resilienza dell’Ungheria», dicendo di stare «tuttora proseguendo un dialogo costruttivo con la Commissione»: a scriverlo la ministra della Giustizia ungherese Judit Varga, responsabile per le trattative con l’Ue, sul suo profilo Facebook, ridimensionando quindi la notizia sulla sospensione al piano ungherese riferita dalla Dpa. L’ipotesi di uno stop ha acceso l’ira della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha detto che il blocco dell’approvazione del Recovery Plan dell’Ungheria sarebbe «l’ennesimo inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana, reo di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti. Si riempiono la bocca di “stato di diritto” ma poi violano trattati e regolamenti pur di colpire Viktor Orbán. E lo chiamano “europeismo”», ha dichiarato Meloni.
Bruxelles verso la sospensione del Recovery plan dell’Ungheria
Stando alle fonti europee citate dall’agenzia tedesca DPA, e rilanciate dai media, per la Commissione non sarebbero sufficienti le misure di precauzione previste dal governo per evitare abusi nelle spese dei fondi. Nei giorni scorsi l’esecutivo europeo aveva lasciato intendere che la task force del Recovery stava analizzando proprio quell’aspetto. Il Recovery prevede che vi sia «un sistema di controllo tagliato su misura» in ogni piano nazionale per il Recovery (Pnrr). «La Commissione europea valuta se questo offra garanzie sufficienti» anche sui beneficiari. Se non lo fa, «il piano viene rigettato», aveva detto una portavoce rispondendo proprio a una domanda sull’Ungheria. Bruxelles deve esprimersi sul Pnrr ungherese entro lunedì 12 luglio.
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