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Concorso per il Sud, le voci degli assunti che rinunciano: «Condizioni inaccettabili e regole stravolte» – Le interviste

08 Luglio 2021 - 08:25 Fabio Giuffrida
Qualcuno ha deciso che non accetterà l'incarico. Qualcun altro non è nemmeno andato alla prova. Parlano i delusi del concorso

C’è Cristina che non ha partecipato alla prova del Concorso per il Sud perché non è riuscita ad organizzarsi in tempo avendo un bambino di appena un anno e mezzo. L’ha «saputo un giorno prima» e, dunque, ha dovuto rinunciare al Concorso. Poi c’è Giuseppe che non ci ha nemmeno provato, non ne valeva la pena, vista la preselezione per titoli ed esperienze. E infine c’è Francesco, pugliese, uno degli “assunti” al Concorso, che non sa ancora oggi se accettare o meno l’incarico nonostante la voglia di tornare a casa, al Sud, dove è nato. Sono tante le storie pervenute, in questi giorni, in redazione. Uomini e donne delusi dal Concorso per il Sud, quello che avrebbe dovuto segnare la svolta nelle assunzioni nella pubblica amministrazione e che, invece, si è rivelato un flop. Bassa affluenza, appena 821 assunti su 2.800 profili ricercati. Come è possibile? Un concorso che, tra l’altro, almeno inizialmente, a causa della preselezione per titoli ed esami, ha “tagliato” fuori i neolaureati e che non è risultato essere “attrattivo” per i professionisti. In “palio” un contratto fino a un massimo di 36 mesi per 1.400 euro al mese. E dopo? Chissà.

La storia di Francesco: «La voglia di trasferirsi al Sud è enorme ma non a queste condizioni»

Ad esempio, Francesco, pugliese, ha partecipato al Concorso per il Sud, come analista informatico, per provare a tornare a casa. Nella sua Puglia. Il sogno della vita. «La voglia di trasferirmi, magari definitivamente, al Sud è enorme», ci dice. Nel frattempo, però, lavora, con contratto a tempo indeterminato, in un ente locale del nord. Fa il collaboratore tecnico. Dunque non è alla ricerca di un lavoro ma di una nuova opportunità da spendere tutta nella sua terra. «Nel caso in cui non sia possibile richiedere l’aspettativa, conservando il posto attuale, per tutta la durata del contratto a termine, allora rifiuterò l’incarico». «Credo che nessuno lascerebbe un indeterminato per un determinato. Chissà quanti giovani come me lavorano al Nord ma sperano di poter tornare al Sud, ma di certo non a queste condizioni», ci spiega. Se dopo i tre anni di contratto a tempo determinato «ci fosse la possibilità di essere stabilizzati e dunque di rimanere al Sud, questa sì che sarebbe un’occasione che coglierei al volo», conclude. Ma al momento nessuno può dargli queste certezze.

Cristina: «Mi hanno avvertita 24 ore prima»

Diverso è, invece, il caso di Cristina Ciminnisi, palermitana, “ripescata” nella seconda tornata (in un primo momento sono stati chiamati “solo” 8mila candidati, poi ne sono stati ammessi altri 70 mila) ma impossibilitata a partecipare al Concorso poiché – ci confida – «avvertita poco più di 24 ore prima». «Ho un figlio di un anno e mezzo, non è giusto che mi abbiano inviato una mail di domenica pomeriggio per convocarmi martedì mattina peraltro in un’altra città. Come avrei dovuto fare?», ci spiega. La domenica, tra l’altro, Cristina quella mail non l’ha proprio letta. Solo il lunedì si è ritrovata davanti la convocazione ma ormai era troppo tardi. «Mi sarei dovuta spostare da Trapani a Siracusa, con almeno 4 ore di auto e con il bambino che tra l’altro allatto. Impossibile», spiega. «Allora vede che è vero che noi donne dobbiamo scegliere sempre tra maternità e lavoro?». Problema che più volte Open ha affrontato in questi mesi.

Cristina, tra l’altro, non ha mai sognato il posto fisso: «Non lo voglio a tutti i costi. Questo per me non era nemmeno il concorso della vita. Lo vedevo piuttosto come una prospettiva per il mio futuro, era stimolante e interessante. E invece… Niente, ci sono rimasta male». Al momento Cristina, 33 anni, fa la collaboratrice parlamentare per un deputato dell’Assemblea regionale siciliana. Precaria, con un contratto legato alla scadenza di fine legislatura. Al Concorso per il Sud, avendo una laurea in giurisprudenza e un dottorato in diritto pubblico con indirizzo europeo, si era candidata per il ruolo di esperto amministrativo giuridico.

Giuseppe: «Non ho neanche partecipato al Concorso, ero scoraggiato»

Giuseppe, invece, 39 anni, non ci ha nemmeno provato. Scoraggiato alla partenza: «Non ho partecipato perché questo concorso valutava i titoli e le esperienze a monte, peraltro per un lavoro a tempo determinato». «Noi non chiediamo di diventare ricchi ma solo di non creare altro precariato – aggiunge – E poi non è possibile che abbiano cambiato le regole in corso d’opera, non dando nemmeno il tempo di studiare a quelli che ormai pensavano di essere stati esclusi». In un primo momento, infatti, erano state poco più di 8mila le persone ammesse alla prova, all’unica prova prevista dal Concorso in modalità fast track.

Dopo un’attenta analisi del dipartimento della Funzione pubblica, però, si è deciso di aprire le porte anche agli “esclusi” visto che si rischiava di non ricoprire le 2.800 unità ricercate. In effetti, nemmeno con la riammissione di altri 70 mila candidati, si è riusciti a ricoprire i 2.800 posti previsti. Allo stato attuale solo 821, senza considerare le possibili rinunce che rischiano di essere tante. Intanto Giuseppe prova a guardare avanti, sta già partecipando a diversi concorsi pubblici nella sua regione: «Per prepararsi bene ci vuole tempo e tanto studio. Io ho deciso di non fare più l’avvocato penalista e di dedicarmi totalmente allo studio così da superare i test. In altre parole, torno a fare lo studente». Ai concorsi – e questo lo sa bene – non si può di certo improvvisare.

Foto in copertina di Resi Kling | Unsplash

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