Per convincere i giovani a vaccinarsi la Francia sceglie il sesso, la Romania punta su Dracula. E l’Italia? Non pervenuta
Cartelloni affissi in strada, social, volantini, cortometraggi. Al di qua e al di là dell’oceano i Paesi cercano i modi più efficaci e comunicativi per sensibilizzare le popolazioni alla vaccinazione anti Covid. Una sfida non sempre facile considerati gli alti muri ideologici alzati spesso dalle comunità no vax di tutto il mondo o più in generale dai timorosi. È di pochi giorni fa la diffusione della campagna pro vax del governo francese. Immagini semplici ma dal forte impatto, a tal punto da attirare l’attenzione di molti Paesi europei, compresa l’Italia, rimasta affascinata dal linguaggio visivo e verbale scelto dall’agenzia di comunicazione del governo francese. Ma la Francia non è l’unico Paese ad aver cercato un modo originale per parlare ai non ancora vaccinati contro il virus.
La forza delle immagini “reali”
Cominciando proprio dall’esempio principe, l’ultima campagna di sensibilizzazione della Francia ha mirato in modo chiaro ai giovani. Una categoria che fin dagli inizi dell’emergenza ha sempre visto nella fine della pandemia il ritorno alla vita. Il loro incubo è fatto di cose reali: il soffitto di casa da fissare, gli amici da non poter vedere, il fidanzato/a con cui non poter far più l’amore. Senza grossi orpelli allora, la strada scelta dalla Francia è stata dunque quella di restituire sotto forma di stupende foto reali, la vita perduta. Da qui le immagini sexy di due giovani che si baciano, due braccia che stringono un corpo, il ballo sfrenato in discoteca, la confusione di una giornata al mare in famiglia. Niente di più vero e desiderabile che solo attraverso i vaccini i ragazzi riusciranno a rivivere.
La Romania sceglie il viaggio
Al castello di Bran in Transilvania, sui Carpazi rumeni a Nord di Bucarest, noto per essere associato al vampiro per antonomasia del romanzo di Bram Stoker, è possibile ricevere dosi gratuite del vaccino di Pfizer. Vlad the vaccinator è la rivisitazione del personaggio pensato per promuovere una campagna che punta sulla visita delle attrazioni turistiche. Non si tratta solo di ricevere gratuitamente le dosi di vaccino ma anche di fare una visita turistica nel leggendario castello. I cartelli vicino all’ingresso recano la scritta Spre centrul de vaccinare, con tanto di mano pallida che impugna una siringa. È così che il governo rumeno ha pensato di incoraggiare i suoi cittadini a vaccinarsi, restituendo loro, almeno in pare, la gioia della visita turistica e dell’evasione, una delle mancanze più dure da sopportare durante i lunghi mesi di lockdown.
«De Ti Depende», l’attenzione e lo studio delle categorie più scettiche
Il Centro per il Controllo della Malattia e la Prevenzione, importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, ha messo in piedi la più grande campagna vaccinale targettizzata degli ultimi mesi. La scelta è quella di parlare direttamente ai più scettici, studiandone i profili e le comunità di appartenenza. È così che la campagna “Dipende da Te” si rivolge ai componenti della comunità ispanica, tra le più timorose nei confronti dei vaccini. Insieme a loro la comunità nera: solo il 40% si sente sicuro di avere informazioni sufficienti per ottenere il vaccino, in contrasto con il 60% della popolazione complessiva. Un dato importante che delinea due comunità con una lunga storia di sfiducia nei confronti dei medici.
Per questo lo sforzo specifico per raggiungere il pubblico ispanico è stato chiamato De Ti Depende e guidato dalla società di consulenza culturale Alma. La voce straordinaria di Billie Holiday canta sulle immagini di una solitudine familiare finalmente spezzata dalla forza dei vaccini. Per la comunità nera è stato invece chiesto l’aiuto del JOY Collective, un’agenzia di proprietà di neri e donne che ha pensato di invogliare al vaccino con messaggi di carattere religioso. Lo spot, che presenta leader della Chiesa nera, incoraggia le persone a ricevere il vaccino in modo che possano tornare a «vivere esperienze di culto, tornare a servire gli altri».
“We Can Do It!” e il potere della simbologia
«Siamo orgogliosi di lanciare una campagna che sia visivamente rappresentativa delle comunità che serviamo e riafferma la priorità e l’impegno del VCV per una distribuzione equa dei vaccini». A parlare è Lorey Zlotnick, co-fondatrice della Veterans Coalition for Vaccination che con la campagna “We Can Do It!” invita a rimboccarsi le maniche per sconfiggere il virus. E così gli esponenti delle diverse comunità americane vengono ritratte nella celebre posa di Rosie the Riveter, l’operaia a lavoro durante la seconda guerra mondiale. «Diffonderemo il messaggio utilizzando tutti i tipi di media e lingue diverse, qualunque cosa serva per aiutare le persone a capire che questo è il fattore che fa la differenza».
Il sindaco di New York de Blasio ha promosso una campagna di sensibilizzazione per i suoi cittadini che lega la somministrazione medica all’identità più profonda della città. Il cerotto che compare sul braccio della Statua della Libertà è il simbolo dell’effettiva liberazione dei cittadini dalla schiavitù del virus.
Ad Alberta, stato del Canada occidentale, la siringa invece diventa il contenitore di tutto quello che la pandemia ha tolto. Bambini che giocano a calcio, famiglie sedute assieme, coppie che si abbracciano senza distanziamento o mascherina. Tutto questo arriva dalla siringa, spesso strumento che incute timore e che ora prende le sembianze dell’unico strumento in grado di condurre le persone alla libertà perduta.
E l’Italia?
Per capire di più sulla campagna di sensibilizzazione italiana, basterebbe considerare il grande stupore suscitato dalle immagini della campagna vaccinale francese. I due ragazzi che si avvicinano sfiorandosi le labbra hanno colpito l’immaginario degli italiani e conquistato le pagine di stampa e siti online. Ma perché tanto stupore? Considerando la campagna pro vax pensata dal governo italiano per i più giovani, la risposta non è difficile da trovare. Dalla struttura commissariale del generale Figliuolo è arrivato infatti pressoché nulla, con tanto di rimprovero per le numerose iniziative prese a livello regionale, che seppur portate avanti con qualche indubbia intenzione propagandistica, avevano comunque dato il via a campagne pensate ad hoc. Segnali di vita sono arrivati dal Ministero delle Politiche giovanili con tanto di annuncio da parte della ministra Fabiana Dadone di una campagna non solo pensata per i giovani ma anche fatta da giovani. L’idea iniziale era stata quella di un grande coinvolgimento di influencer, tik toker, twitcher, con la messa in campo delle piattaforme social più frequentate da adolescenti e under 30. Tutto quello che ne è derivato è stato un hashtag lanciato unicamente su TikTok che invitava i giovani a spiegare le motivazioni della vaccinazione. A dare il via un unico e breve TikTok della stessa ministra Dadone. Da lì più nulla.
L’affluenza immediata dei giovani negli hub vaccinali è stata positiva ma quello a cui una campagna mira è il risultato a lungo raggio. L’educazione al vaccino e al fact checking è l’investimento a medio e lungo termine per far sì che non si presentino situazioni come quelle accadute poche ore fa in Puglia, dove più di 400 ragazzi sono partiti in vacanza senza neanche aver fatto la prima dose e provocando uno dei cluster più grandi degli ultimi mesi. L’ultima alternativa proposta dal governo è quella che in questi giorni continua ad andare in onda nei canali della tv di Stato: Mara Venier, Amadeus e Paolo Bonolis ci dicono perché andarci a vaccinare. Non esattamente una campagna per giovani.
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