«Sesso solo con chi amo. Perché li ho lasciati fare?»: il nuovo audio sul caso Ciro Grillo divide accusa e difesa
«Perché sono così idiota? Perché mi comporto così? Perché non dico basta, come se non fosse possibile? Qualunque cosa fatta da quei ragazzi me la merito, ero come fuori di me e probabilmente li ho lasciati fare…». Questo è parte del contenuto di un messaggio audio di 14 minuti inviato su Whatsapp da Silvia, la ragazza che accusa Ciro Grillo, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia di violenza sessuale di gruppo e che è stato depositato ieri nell’udienza davanti al Gup di Tempio Pausania Caterina Interlandi. E che secondo le difese degli indagati proverebbe il consenso della ragazza al rapporto sessuale di gruppo.
Perché il nuovo messaggio difficilmente scagionerà i quattro indagati
Ma è improbabile che questa piccola porzione di testo riportata oggi dal Corriere della Sera ed estrapolata da un messaggio più lungo possa scagionare i quattro. Per due motivi. Il primo è che fare sesso con una persona ubriaca (e quindi incapace di intendere e di volere) è stato considerato stupro in molte sentenze su casi simili. Il secondo, più importante, è che il messaggio prosegue. E delinea quanto la ragazza si sentisse debole e incapace di reagire di fronte a quello che stava accadendo: «Per me il sesso è una cosa sacra, se possiamo dire così (…) fare sesso per me è qualcosa di, forse… non so, spero che quello che sto dicendo non ti sembri superficiale, ma per me il sesso è qualcosa che voglio fare con qualcuno che amo». E infatti anche l’avvocata Giulia Bongiorno, che difende S., ha espresso soddisfazione per l’acquisizione dell’audio agli atti. Il giudice ha anche ammesso due interviste realizzate con l’istruttrice di kite-surf e con il titolare di un bed & breakfast che davanti ai carabinieri avevano spiegato di non aver rilevato anomalie nell’atteggiamento di S. nei giorni successivi alla presunta violenza sessuale. Nelle interviste invece hanno descritto la ragazza come turbata.
A dicembre la decisione sul rinvio a giudizio
Intanto tra il 5 e il 26 dicembre, secondo le decisioni del Gup, si deciderà se i quattro dovranno andare a processo. La Stampa raccoglie le parole delle difese. «Riteniamo che gli audio possano contenere materiale probatorio a nostra tutela e già il 20 ottobre saremo in grado di consegnare file rilevanti», fanno sapere gli avvocati Alessandro Vaccaro e Gennaro Velle che assistono gli inquisiti insieme a Enrico Grillo (il nipote di Beppe), Ernesto Monteverde, Romano Raimondo e Mariano Mameli. Sull’indagine per revenge porn, per ora ancora a carico di ignoti, i legali hanno negato negato tutto: « Ribadiamo che i nostri assistiti, come già hanno fatto nel corso degli interrogatori, non hanno mai divulgato sequenze registrate quella notte».
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