Italiano linciato in Honduras, in carcere i primi sospettati dell’omicidio. Mandati di arresto per altre 4 persone
Aveva 66 anni Giorgio Scanu, l’italiano che giovedì scorso, in Honduras, è stato linciato e ucciso da una folla inferocita di 600 persone. Fino all’ultimo ha provato a sottrarsi a quella violenza brutale, sotto gli occhi dei poliziotti terrorizzati (che, di fatto, non hanno provato a salvarlo né a fermare il linciaggio). Scanu è stato ucciso a colpi di bastoni, machete e pietre, tutto ripreso dalle telecamere dei cellulari. Una fine atroce. Dalle prime indagini, sembrerebbe che Giorgio Scanu non si fosse integrato bene con la comunità locale, nonostante una relazione con una donna del luogo dalla quale sono nati anche due figli.
L’inchiesta per l’uccisione di Scanu: udienza il 15 luglio
Scanu non piaceva a molti, pare che non permettesse a nessuno di passare sul marciapiede davanti alla sua casa. In passato aveva colpito persino un ragazzo. Stavolta, invece, sarebbe andato ben oltre. Ma il condizionale è d’obbligo visto che le indagini sono in corso: nelle ultime ore, riferisce Reuters, sono stati arrestati cinque sospettati dell’omicidio di Scanu. Quattro degli arrestati sono attualmente nel carcere di Choluteca, riferisce La Prensa. La prima udienza è fissata il 15 luglio. Inoltre, ci sono i mandati di arresto per altre quattro persone. Secondo le prime ricostruzioni, riferite dai media locali, Scanu avrebbe ucciso un 74enne per una lite stupida. L’anziano gli avrebbe tagliato una pianta del suo giardino. Niente di grave. I parenti della vittima, però, dopo aver chiesto alla polizia di arrestare lo “straniero”, si sarebbero fatti giustizia da soli. L’aspetto più inquietante è che, in un villaggio di appena 10mila abitanti, siano state 600 le persone radunatesi per fargliela pagare. «Uccidilo quel cane, uccidilo», dicevano.
Il matrimonio andato male, la cassa integrazione e il sogno di una nuova vita
Intanto è partita l’inchiesta: dei quattro poliziotti presenti nessuno è intervenuto. L’Honduras è il terzo paese più pericoloso dell’America Latina (per numero di omicidi), dopo Giamaica e Venezuela. Il 90 per cento degli omicidi resta impunito. Ma l’Honduras – che è anche una delle centrali del narcotraffico globale – era il posto scelto da Scanu per lavorare prima e per godersi la pensione poi in tutta tranquillità. In Sardegna aveva lasciato la sua prima moglie e un figlio e adesso aveva tanti progetti per la testa. Voleva aprire un ristorante. La Sardegna gli mancava ma lì non sarebbe ritornato per paura di non trovare un lavoro. In Sardegna, prima di andare via per sempre, faceva il tecnico di telefonia. Poi la crisi, la cassa integrazione, il matrimonio andato male e così il trasferimento in Honduras. Gli amici lo ricorderanno per sempre per la sua passione per il calcio. Ex calciatore dilettante, quando giocava terzino, veniva chiamato «il terrore».