L’assalto fallito del senatore Pillon al Ddl Zan sui «bambini comprati su internet dalle coppie omosessuali» – Il video
Ieri durante il dibattito sul Ddn Zan in Senato è stata respinta la pregiudiziale di Simone Pillon, con la quale il leghista voleva rimandare la discussione sulla legge. In questo spezzone tratto dal suo discorso possiamo apprezzare una delle motivazioni fornite dal senatore per dire no al Ddl: «La coppia same-sex ha tutto il diritto di stare insieme, ma l’attenzione del legislatore deve privilegiare i diritti del bambino, che ha diritto alla mamma e al papà. E che ha diritto a non essere acquistato su Internet». Cosa c’entra il Ddl Zan con i bambini acquistati su Internet? Nulla, ovviamente visto che nella legge non si parla in alcun modo di tutto ciò. Nel suo intervento il senatore ha sostenuto anche che il Ddl viola l’articolo 3 della Costituzione (quello sul principio di eguaglianza sostanziale) e anche «l’articolo 21 della Costituzione. Chiedo ai colleghi se sarà ancora possibile dichiararsi contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso, alle adozioni da parte di coppie omosessuali o all’utero in affitto. Sarà ancora possibile, oppure tutto questo sarà letto come istigazione alla discriminazione?».
La risposta è: ovviamente sì, visto che nella legge viene salvaguardata la libertà di opinione. Sull’altra obiezione di incostituzionalità ha invece risposto ieri in aula la senatrice di Leu Loredana De Petris: «L’identità di genere è indicata con chiarezza da due sentenze della Corte costituzionale. Noi vogliamo una legge che aumenti i diritti e combatta la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. Questo obiettivo non solo non viola la Costituzione ma, al contrario, è ispirata al rigoroso rispetto per l’art. 3 della Carta. Per questo è necessario proseguire con la discussione e approvare una legge che allargherà l’area dei diritti senza ledere gli interessi di nessuno».
Video da Il Grande Flagello su Twitter
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