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Le due tegole giudiziarie su Renzi: indagato sui pagamenti di Presta e una conferenza a Abu Dhabi

matteo renzi lucio presta indagati finanziamento illecito
matteo renzi lucio presta indagati finanziamento illecito
Sotto la lente dei magistrati di Roma 700mila euro versati dal manager delle tv al senatore di Italia Viva. Ma anche un convegno negli Emirati Arabi

Il senatore di Italia Viva Matteo Renzi e il manager tv Lucio Presta sono indagati dalla procura di Roma per finanziamento illecito e false fatturazioni. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Alessandro di Taranto e Gennaro Varone hanno acceso i fari sui 700mila euro versati da Presta a Renzi tra il 2018 e il 2019, di cui più della metà incassati per il documentario Firenze secondo me. Ma, e questa è la novità rivelata da La Verità, anche per Abu Dhabi. Una settimana fa la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Arcobaleno Tre. A Lucio Presta e al figlio Niccolò sono contestati anche reati tributari. Nel decreto di perquisizione viene riassunta la tesi dell’accusa: «Si ritiene che i reati ipotizzati siano stati realizzati mediante rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa, costi occulti del finanziamento della politica».

Perché Renzi e Presta sono indagati per finanziamento illecito

In sostanza secondo i magistrati i soldi dati da Presta a Renzi per il documentario e per i suoi diritti d’immagine sarebbero un finanziamento illecito mascherato da compenso. Una tesi che gli indagati respingono: «Si tratta di regolari fatture pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell’attività svolta, non al politico o al partito», ha fatto sapere l’avvocato di Presta. «È tutto tracciato, lecito e legittimo. Che la mia attività professionale sia finanziamento illecito alla politica non sta né in cielo né in terra, non temo niente e nessuno», ha detto ieri Renzi in un video su Facebook.

Secondo le ricostruzioni dei giornali Renzi firmò i contratti con Presta il 28 luglio del 2018, subito dopo aver aperto una partita Iva. Il documentario di quattro puntate finì su Discovery Network, allora diretto da Marinella Soldi, che è stata indicata di recente dal ministero dell’Economia come futura presidente della Rai. Discovery avrebbe pagato appena mille euro per assicurarsi l’esclusiva del programma. Dal quale l’ex premier incassò 400 mila euro. Ci sono poi altri pagamenti su cui la procura ha messo gli occhi: due contratti da 100 mila euro ciascuno per due format. Uno con interviste di Renzi a personaggi famosi. L’altro su avvenimenti storici da illustrare. Entrambi non sono mai stati realizzati.

I pagamenti di Presta a Renzi e la villa dell’ex premier

Ci sono poi altri 100mila euro pagati per lo sfruttamento dei diritti d’immagine di Renzi. Queste fatturazioni sarebbero quindi legate a fatturazioni inesistenti, rilevate dalla Gdf dopo una segnalazione di operazioni sospette da parte dell’antiriciclaggio di Bankitalia sui bonifici della Arcobaleno Tre. Il Corriere della Sera rileva che l’entità delle somme e la coincidenza temporale ha fatto stabilire ai magistrati un collegamento con la villa fiorentina acquistata da Renzi, nella quale attualmente l’ex premier vive con la sua famiglia. Il leader di Italia Viva pagò l’abitazione anche grazie ai soldi ricevuti dalla madre dell’imprenditore fiorentino Riccardo Maestrelli nel giugno 2018. Renzi restituì i soldi alla famiglia di Maestrelli subito dopo aver incassato i compensi di Presta.

Per questo, conclude il quotidiano, Renzi è indagato per finanziamento illecito: la legge del 1981 stabilisce che i divieti sui contributi occulti ai partiti «sono estesi ai finanziamenti e ai contributi in qualsiasi forma o modo erogati, anche indirettamente, ai membri del Parlamento nazionale», ed ad altre categorie di rappresentanti politici e amministratori pubblici. Poi c’è l’accusa di evasione fiscale. la Repubblica spiega oggi che i pm ipotizzano, secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione, «rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa costi occulti del finanziamento della politica». E quindi, secondo l’accusa, quelle fatture sono servite a Presta sia per finanziare illecitamente Renzi che per evadere il fisco.

L’indagine per il convegno ad Abu Dhabi

In più, come racconta oggi La Verità, c’è anche un’altra indagine nei confronti di Renzi. Che nel suo libro scrive di aver ricevuto a inizio 2020 un avviso di garanzia dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco. «Vengo infatti indagato per «prestazione inesistente»», racconta in Controcorrente l’ex premier, «dopo aver partecipato a un convegno ad Abu Dhabi al quale parteciparono autorevoli leader internazionali». Dell’inchiesta aveva parlato proprio il quotidiano di Belpietro l’11 giugno 2020, che aveva raccontato come il fascicolo fosse stato innescato da un’altra segnalazione di operazione sospetta, «strettamente attinente alle operazioni registrate sul rapporto di conto corrente intestato alla Carlo Torino e associati srl».

Si tratta di un’operazione che risale al 17 gennaio 2020, quando sul conto della società arrivò un bonifico da 75.000 euro proveniente da una società di marketing e comunicazione guidata da Anthony Scaramucci. Ovvero l’organizzatore del convegno ed ex consulente di Donald Trump. «Tale provvista risulta in seguito parzialmente utilizzata tramite la disposizione di due bonifici per complessivi 33.000 euro circa a favore del senatore Matteo Renzi, noto politico italiano», si leggeva nella segnalazione. Da qui l’altra inchiesta. Le indagini sono in corso.

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