Negli ospedali ricoverati soprattutto i non vaccinati: così il Coronavirus colpisce i no-vax
Negli ospedali italiani i ricoverati positivi al Coronavirussono soprattutto non vaccinati. Dopo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità arrivano anche le conferme dei nosocomi di quattro grandi città: Milano, Bologna, Roma e Napoli. E anche la spiegazione di Silvio Brusaferro, portavoce del Comitato Tecnico Scientifico: «Sappiamo che nei vaccinati con ciclo completo le probabilità di infettarsi e sviluppare la malattia grave si riducono fortemente. Mentre invece sulle persone non protette dal vaccino o che hanno ricevuto una sola dose, gli effetti del virus possono essere severi». Ma lo stesso Brusaferro avverte: «Un vaccinato è altamente protetto ma non si può escludere che possa contrarre il virus e trasmetterlo. Ecco perché è importante che anche i vaccinati seguano il principio di massima precauzione e indossino la mascherina nei luoghi dove è indicata».
Il Corriere della Sera oggi riporta la situazione negli ospedali di alcune città italiane. Al Niguarda si registra un lieve incremento negli ultimi giorni: «Sono soprattutto cinquantenni no-vax — racconta Andrea Bellone, responsabile del Pronto soccorso —. C’è qualche paziente che ha ricevuto una o più raramente due dosi di vaccino. Ma hanno sintomi lievi e vengono mandati a casa dopo la visita». I ricoveri nel milanese scendono dal 33 al 13% per i non vaccinati, non ci sono pazienti in terapia intensiva tra chi ha fatto due dosi. La maggior parte dei malati ha una certa età e ha deciso di non immunizzarsi anche al Policlinico. In Emilia-Romagna invece i contagi sono raddoppiati in una settimana, passando da 613 a 1252, ma la bella notizia è che meno del 5% dei nuovi positivi è rappresentato da chi aveva ricevuto due dosi. Chi lo è, è comunque asintomatico.
«L’85% dei positivi oggi — conferma al quotidiano la Ausl di Bologna — è costituito da cittadini che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino». Naturalmente non si tratta soltanto di no-vax: la maggior parte delle persone che vengono ricoverate al policlinico Sant’Orsola di Bologna, il 70% circa, non è vaccinata per vari motivi: ci sono extracomunitari «invisibili» al servizio sanitario, ci sono gli immunodepressi che non rispondono al vaccino. Circa un terzo però non ha fatto il vaccino per scelta o perché non ha fatto in tempo. Poi c’è Roma. Dove Francesco Franceschi, direttore del reparto Medicina d’urgenza del Policlinico Gemelli di Roma, è chiarissimo: «Tra gli accessi al Pronto soccorso registrati a luglio, nessuno ci risulta vaccinato. I reparti sono scarichi, grazie all’effetto vaccini che limitano le reazioni gravi al Covid».
I dati degli ospedali sui ricoverati positivi al Coronavirus
In ogni caso la situazione per ora non è preoccupante: «Registriamo un lieve aumento di degenti nell’ultima settimana, ma i numeri sono bassi: 40 ricoveri, 10 sono in intensiva, soprattutto 50-60enni non vaccinati», dice Francesco Pugliese del dipartimento emergenze dell’Umberto I. In ogni caso il 90% dei contagiati (con la variante Delta prevalente) non si è sottoposto alla somministrazione del vaccino. Infine c’è Napoli, dove i dati vengono dall’ospedale Cotugno. Gli ultimi ricoverati sono ragazzi che hanno soggiornato a Londra durante la fase finale degli Europei. Tra i contagiati c’è un caso di polmonite interstiziale bilaterale. Altri invece provengono da una settimana di vacanza a Mykonos.
Oltre il 90 per cento dei ragazzi contagiati non si era sottoposto alla vaccinazione. Sono invece per circa il 60 per cento non vaccinati e perla parte rimanente in attesa della seconda dose gli ultrasessantenni ricoverati, le cui condizioni preoccupano maggiormente i sanitari. Ieri Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, aveva spiegato che con la maggiore contagiosità della variante Delta il pericolo sarebbe aumentato per i non vaccinati: «A un certo punto, la libertà individuale prevale, ma queste persone purtroppo si ammaleranno sicuramente. In ospedale ormai i ricoverati sono quasi tutti non vaccinati. Il problema alla fine sarà individuale, non per la collettività. Se continuiamo a vaccinare, non arriveremo a numeri altissimi di ricoveri e decessi come l’anno scorso».
I dati dell’Iss e il problema degli over 80
I dati dell’Iss del 14 luglio illustrati da Open e riferiti alle settimane precedenti descrivono una tendenza identica: dei 27.353 soggetti positivi rilevati negli ultimi 30 giorni, 21.089 non risultano vaccinati, 3.954 ha ricevuto una sola dose, 2.310 hanno completato il ciclo vaccinale. Le fasce d’età più colpite sono quelle che vanno dai 12 ai 39 anni e dai 40 ai 59 anni. Su un totale di 2.360 ricoveri in 30 giorni, i non vaccinati hanno occupato i posti letti degli ospedali italiani per un numero pari a 1.880, circa l’80%. I soggetti parzialmente immunizzati sono 240 così come i totalmente vaccinati. Nelle terapie intensive ci sono 175 ospedalizzati: 147 risultano non aver ricevuto il vaccino contro Covid-19. 21 hanno solo la prima dose e 7 sono totalmente immunizzati.
C’è però un problema. Come segnala oggi La Stampa, tra gli over 80 contagiati, i quali nella stragrande maggioranza erano stati vaccinati, il 57,5% dei casi (487) ha riguardato gli anziani protetti con doppia dose. Per quanto riguarda le ospedalizzazioni, il 10,9% aveva fatto anche il richiamo mentre il 23,6% era coperto da una sola dose. I decessi si sono invece verificati nel 65,9% dei casi tra i non vaccinati, nel 9,4% tra gli immunizzati con una dose e nel 24,7% di quelli protetti da doppia dose.
Leggi anche:
- I dati dell’Iss su contagiati, ricoverati gravi e vittime: ospedali affollati da chi non si è vaccinato
- In Sicilia ricoverata una bimba di 9 anni, Musumeci: «Ha i genitori No Vax». In rianimazione una neonata positiva alla variante inglese
- Vaccini, la Lombardia a un passo dall’immunità di comunità: «Fra 4-5 giorni i vaccinati saranno il 70%»
- L’allarme della direttrice di malattie infettive dell’Iss sulla variante Delta: «Gli over 60 che aspettano per il richiamo ora rischiano molto»
- All’ospedale di Varese ricoverati solo i non vaccinati, il direttore di Medicina interna: «Qui capiscono l’errore e si pentono»