Lega, Fratelli d’Italia, ex M5s: il partito dei politici che rimandano il vaccino
C’è Matteo Salvini che il vaccino lo farà «nei prossimi giorni» perché lui rispetta «la fila» e ha saltato il primo appuntamento perché «ero in tribunale». Ma sconsiglia ai giovani di immunizzarsi. C’è Giorgia Meloni che alla fine sbotta: «Ho detto che mi vaccino, non vi preoccupate». Mentre il suo capogruppo alla Camera si scopre virologo e dice che per gli under 40 è inutile. E poi c’è un buon numero di parlamentari che rinvia la prima dose con le motivazioni più disparate: «Ho prenotato ma lo faccio tra qualche giorno», «Voglio dare la precedenza alle categorie più fragili», e così via. Nonostante siano spesso prodighi di selfie e di sorrisi in favore di telecamera, i politici italiani sembrano piuttosto restii allo scatto con il vaccino. Quando non apertamente ostili, come nel caso dell’ex M5s Sara Cunial, a cui Facebook ha oscurato la pagina fan con l’accusa di fare disinformazione su Covid-19.
I parlamentari italiani e l’ostilità all’immunizzazione
Ma Cunial è la punta di un iceberg. Il Messaggero oggi passa in rassegna una serie di scatti mancati: quelli dei parlamentari che ricevono il vaccino contro Covid-19. Per una grandissima fetta di onorevoli e senatori manca il selfie con la siringa. Forse perché, adombra malignamente il quotidiano, c’è una porzione di elettorato ancora indecisa o addirittura ostile all’immunizzazione. Con un’eccezione: quella di Matteo Renzi. Che l’altroieri ha pubblicato su Facebook uno scatto durante l’inoculazione al Nelson Mandela Forum. Ma il leader di Italia Viva è l’unico tra i big ad aver fatto questa scelta, mentre Enrico Letta ha proposto direttamente l’obbligo. Tutti gli altri non sono pervenuti. O non perverranno, come ha fatto sapere lo stesso Salvini. Il quale, dimenticando i bei tempi in cui si faceva ritrarre da decine di fotografi mentre donava il sangue, dice che però non pubblicherà foto su Facebook della vaccinazione, perché si tratta di una scelta personale. E sull’immunizzazione dei giovani chiama in ballo il figlio: «Mi rifiuto di vedere qualcuno che lo insegue con un tampone o una siringa. Prudenti sì terrorizzati no».
Ma nella Lega le posizioni sono contrastanti. C’è Simone Pillon, fa sapere il quotidiano, che l’ha rimandata a settembre. E c’è l’europarlamentare Francesca Donato che cita slogan nazisti contro i vaccini, guadagnandosi la reprimenda del Museo di Auschwitz. E che su Twitter elogia la “resistenza francese” contro la legge di Macron che prevede l’obbligo di immunizzazione per il personale degli ospedali. Mentre sostiene che «dove hanno fatto meno vaccini ci sono meno contagi e meno vittime». Dalle parti di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni tira in ballo Orwell per criticare l’obbligo vaccinale e nel frattempo, come ha documentato Open, fa sparire i tweet in cui si diceva favorevole all’immunizzazione coatta e invitava a seguire il parere degli esperti. Mentre il suo capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida si scopre virologo: «Non consiglierei a nessuno sotto i 40 anni di farlo, perché la letalità è inesistente». Anche se, fa sapere, lui si è già immunizzato con Johnson & Johnson.
Il partito trasversale che non si è ancora vaccinato
Poi ci sono i casi territoriali. Come quello del Friuli-Venezia Giulia, ovvero una delle regioni in cui l’ostilità al vaccino è più alta. Qui, ha fatto sapere Il Piccolo, un quarto dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni non ha ancora trovato il tempo di vaccinarsi. Nella lista ci sono i leghisti Massimiliano Panizzut, Raffaella Marin e Daniele Moschioni oltre che Renzo Tondo di Noi con l’Italia. Il leghista Moschioni precisa al quotidiano di essere favorevole «ai vaccini liberi, ma comunque mi prenoterò in questi giorni per la mia prima dose», mentre il suo collega di partito Panizzut dice di «voler dare la precedenza alle categorie più fragili, che sono più a rischio». E poi ci sono i grillini. O meglio, gli ex grillini. C’è Sara Cunial che su Telegram grida alla censura contro Facebook che le ha cancellato la pagina fan.
E pubblicizza eventi e interrogazioni al ministro della Salute in cui contesta l’obbligo per gli operatori sanitari e la “sperimentazione sui giovani” del vaccino contro Covid-19. E, fuori dal parlamento, c’è il deputato regionale ex M5s Sergio Tancredi che per criticare il green pass ha pubblicato sul proprio profilo privato Facebook la foto con un tatuaggio e una matricola che ricordano quelle subite dagli ebrei nei lager nazisti. «A breve…per chi non si allinea… – si legge sul post -. magari pratica inserita in un Dpcm! Sapevatelo…». Una “provocazione” che ha spiegato così: «Se le istituzioni prendono una deriva incomprensibile proprio chi è dentro deve provare a fermare le derive antidemocratiche». E «certe derive», «se non le fermiamo, le pagheranno quelli che oggi hanno 11/12 anni e questa cosa è devastante». E non fa nulla, a suo dire, se si attira critiche: «La provocazione ha avuto successo. Spero che serva a svegliare dal torpore». D’altro canto il sonno della ragione genera mostri. O no?
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