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La virologa Capua: «I No Vax si paghino il ricovero. Rischiamo un inverno in lockdown per il loro egoismo»

21 Luglio 2021 - 08:56 Redazione
Ilaria Capua
Ilaria Capua
In un intervento al Corriere della Sera, la professoressa dell’Università della Florida ribadisce che i vaccini messi a punto per la pandemia «sono i più sicuri - e aggiunge -. Siamo nella fase decisiva della battaglia, chi si tira indietro dovrebbe risarcire gli ospedali»

La virologa italiana Ilaria Capua, emigrata negli Stati Uniti per dirigere il centro One Health dell’Università della Florida, si dice preoccupata dall’«esercito di illusi che credono che questa crisi sanitaria scomparirà per miracolo spazzata via dai venti estivi». I contagi, sospinti dalla variante Delta, continuano ad aumentare in tutta Europa, ma per la professoressa il peggio arriverà «appena si ricomincia a frequentare più i luoghi chiusi invece degli spazi aperti: il nostro Sars-CoV-2 si troverà nella condizione di nuocere ancora alla nostra salute e alla nostra economia». E chi decide di non vaccinarsi, sottolinea Capua, sta creando «i presupposti per un altro inverno di chiusure e di ambulanze a sirene spiegate, di esami di screening o controllo oncologico posticipati che si porteranno via ancora vite oltre ad aggiungere dolore e sofferenza a questi anni durissimi».

Scetticismo che la professoressa – nell’intervento pubblicato sul Corriere della Sera -, considera inspiegabile, dato che «I vaccini di nuova generazione, messi a regime, hanno praticamente azzerato le morti in tutti i Paesi che sono riusciti a immunizzare le fasce a rischio ospedalizzazione». La scienza, afferma, «ha fatto il suo dovere. I vaccini funzionano e i dati raccolti indicano che sono molto più sicuri di qualsiasi altro vaccino utilizzato sino ad oggi». Rimarca che i rischi che comporta il contrarre la Covid-19 sono di gran lunga maggiori degli effetti collaterali dei vaccini, «pienamente efficaci nei confronti della forma grave provocata dalle varianti esistenti».

Ilaria Capua: «Ora che abbiamo vaccini in abbondanza, c’è chi fa i capricci»

«Vi ricorderete – scrive Capua – che all’inizio, anche nei Paesi occidentali, il vaccino non si trovava e sembrava che ce l’avrebbero fatta solo gli americani. Adesso che ce n’è in abbondanza per noi europei – a neanche 8 mesi dalla produzione del primo flacone – c’è una parte di noi che fa i capricci». L’intervento della professoressa non si rivolge agli «estremisti che mai e poi mai si farebbero inoculare un preparato biotecnologico perché temono di diventare creature geneticamente modificate», ma alle persone che «fra chiacchiere da bar, cose sentite in tv e una sana dose di egoismo miope oltre che insopportabile si sono trasformati in dei convinti sostenitori del “ma io anche no”». Se non si vaccineranno, quando la vita riprenderà a svolgersi principalmente nei luoghi chiusi, saranno la causa di nuovi lockdown.

La questione economica

Capua sottolinea anche il costo economico che i sistemi sanitari devono sostenere per curare i pazienti affetti da Covid-19. «Ogni malato ricoverato in terapia intensiva o subintensiva costa decine e decine di migliaia di euro. I pazienti Covid del nostro recente passato – il mondo prima dei vaccini -hanno gravato inevitabilmente, loro malgrado, sulla Sanità europea in termini di centinaia di milioni euro. Le vittime di oggi, e dei tempi a venire, saranno individui che non hanno iniziato o completato il ciclo di vaccinazione. In altre parole, sono solo i non vaccinati a finire in ospedale. E a prescindere dall’età anagrafica saranno soltanto i non vaccinati a incidere sul bilancio degli ospedali».

Per questa ragione, la virologa propone che chi contrarrà il virus, avendo scelto deliberatamente di non vaccinarsi, paghi di sua tasca una parte delle cure. «Si potrebbe immaginare di proporre una piccola franchigia, per non dire ticket, in caso di ricovero Covid che vada a coprire almeno i costi “non sanitari” dell’ospedale – ovvero letto, biancheria, mensa, servizio di pulizia, utenze -. In cambio della libertà di scegliere se vaccinarsi o no, si potrebbe chiedere un piccolo contributo rispetto al costo totale del ricovero in terapia intensiva. Si tratterebbe soltanto di mille, 2 mila euro al giorno – conclude Capua -. Il resto, ovvero i costi di infermieri, medici, medicine ed altro necessario alla cura, sarebbero esclusi dal computo perché quelli ce li passa lo Stato. Per ora, e fintanto che il sistema non finisca dissanguato».

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