Il Csm contesta la riforma Cartabia: «Impatto negativo sulla giustizia, a rischio troppi processi»
Le prime avvisaglie di malcontento dal Consiglio superiore della magistratura nei confronti della ministra della Giustizia erano arrivate già durante la mattinata del 22 luglio. Diversi togati hanno accusato Marta Cartabia di voler esautorare il Csm delle sue prerogative costituzionali, istituendo una commissione per la giustizia al Sud. Ma se il plenum, con uno scarto risicato di soli tre voti, ha comunque dato il via libera alla proposta della guardasigilli, nel primo pomeriggio ha invece emesso un parare nettamente contrario alla riforma Cartabia. «Riteniamo negativo l’impatto della norma», ha detto Fulvio Gigliotti, presidente della sesta commissione del Csm che ha bocciato il passaggio dell’improcedibilità, una sorta di prescrizione che il precedente governo ha circoscritto soltanto al primo grado di giudizio. Quattro voti a favore del parere contrario e due astensioni, poiché la riforma comporterebbe «l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi». Non solo, la sesta commissione ha anche sottolineato che «la disciplina – proposta da Cartabia – non si coordina con alcuni principi dell’ordinamento, come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata del processo».
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